Sono bastate quattro partite di Champions League per far partire un processo: le sconfitte di Chelsea, Tottenham e Liverpool ed il pareggio del City sul campo del Lipsia hanno messo sul banco degli imputati la Premier League. Così come una rondine non fa primavera, possono questi risultati negativi fornirci sufficienti prove per affermare che il campionato più ricco del mondo non sia quello tecnicamente più valido?
È ovvio che viviamo in un mondo dove tutto si usa e consuma nel giro di pochi secondi: i nostri smartphone sono invasi dai video di TikTok, dalle stories di Instagram o dagli Shorts di Youtube, tutto in nome della fruizione di qualsiasi contenuto in pochi secondi, perché abbiamo da fare e non possiamo dedicare del tempo ad analizzare le cose a fondo. Per cui proviamo a fermarci un attimo, respiriamo, e cerchiamo di razionalizzare quanto sta accadendo.
Chi rappresenta la Premier League in Champions League?
In questa frenesia totale le quattro squadre che portano il vessillo della Premier League nella massima competizione continentale rappresentano al meglio il famoso slogan della pubblicità del Cynar “Contro il logorio della vita moderna” interpretato da Ernesto Calindri (concittadino di Luciano Spalletti, what a story).
Uno slogan vecchio quasi 60 anni e mandato per la prima volta in onda proprio negli stessi giorni in cui i sudditi di Sua Maestà festeggiavano l’unico trofeo mai vinto dalla loro Nazionale, ma che non passa mai di moda, proprio perché quel logorio ha un ciclo di vita che progressivamente diventa sempre più ristretto.
E ciò che sta accadendo alle quattro rappresentanti della Premier in Champions League esemplifica al meglio questo concetto: Chelsea, Liverpool, Tottenham e Manchester City, seppur con gradazioni diverse, sono squadre decisamente meno competitive rispetto allo scorso anno, quando hanno ottenuto il diritto all’accesso alla massima competizione continentale.
Ma quindi queste quattro squadre rappresentano il valore della Premier League? Da una parte no e da una parte sì.
No perché la Premier League, grazie ai tanti investimenti dei club, sta mettendo in mostra tante compagini dal valore e dalle proposte di gioco molto interessanti; e per lo stesso motivo si può rispondere di sì, in quanto la crescita del livello di formazioni che in Premier avevano il valore di comprimarie ha accresciuto quel senso di usura di squadre che, nel giro di pochi mesi, si sono rivelate non più adatte a gestire determinati ritmi per poi presentarsi impreparate ad affrontare le rispettive avversarie di Champions.
All’interno di questa mini-debacle delle squadre di Premier League è giusto non fare di tutta l’erba un fascio, per cui ogni squadra ha delle difficoltà diverse che stanno portando anche a prestazioni e risultati diverse, ed allora eccoci qui ad analizzarle rapidamente partendo da chi sta peggio per arrivare a chi sta meglio.
Il Liverpool alla fine di un ciclo
I Reds, indubbiamente, sono la squadra messa peggio: si erano presentati alla sfida contro il Real Madrid reduci da due vittorie in campionato che sembravano aver rimesso sulla buona strada i ragazzi allenati da Klopp dopo una serie di risultati negativi uniti a prestazioni sconcertanti.
Il calcio di Klopp necessita di ritmi alti per poter essere apprezzabile ed efficace, in questa stagione – la settima del tecnico tedesco ad Anfield Road – vedere giocare i Reds è come vedere una versione mundialito della stessa squadra: stessi interpreti ma decisamente invecchiati e svuotati di forza nelle gambe e nella testa.
La partita contro il Real ha certificato in maniera, forse, definitiva, la fine di un ciclo e la necessità di ricominciarne in fretta un altro, visto soprattutto quanto la squadra ha pagato quei primi 15 minuti giocati ad alto livello, che poi le hanno fatto fare la fine di un ciclista che cerca di attaccare un gran premio della montagna dal primo chilometro per poi crollare a metà salita.
La rivoluzione americana del Chelsea
Nella graduatoria il Chelsea viene poco dopo il Liverpool, ma qui l’ordine della crisi è invertito: lo spoil system integrale voluto dalla nuova proprietà ha previsto di radere al suolo tutto ciò che la precedente gestione societaria aveva messo in piedi.
Via l’allenatore che ha portato a Stamford Bridge la Champions League nel 2021, rivoluzione nella rosa, costruita spendendo quantitativi di denaro da manovra finanziaria di un qualsiasi governo occidentale, ma con un filo logico lungi dall’essere compreso da un po’ chiunque.
Per cui, mentre il Liverpool deve fare i conti con una rivoluzione da non procrastinare, i Blues hanno scelto di metterla in pratica nel bel mezzo della stagione, lasciando in mano a Potter una patata bollente mica da ridere, con una squadra strapiena di mezzepunte ma con pochi ricambi a centrocampo e con un reparto terzini non proprio competitivo.
La sconfitta di Dortmund è una delle tante partite di queste ultime settimane in cui il Chelsea crea occasioni senza poi segnare e non dando neanche l’impressione di essere in grado di farlo, mentre dietro si espone a tanti errori.
Il Chelsea di oggi è una squadra battibile da chiunque, ma non appena avrà completato questo complicatissimo assestamento, tornerà ad essere una squadra molto temibile; nel calcio di oggi tutto scorre molto rapidamente superando anche le aspettative insite nel pensiero di Eraclito. Chelsea-Dortmund si rigioca tra due settimane, e due settimane in un processo come quello che sta vivendo la squadra londinese, potrebbero essere tantissimi.
La remissività del Tottenham
Scalando la classifica troviamo il Tottenham, un mostro che Antonio Conte non è riuscito a forgiare a propria immagine e somiglianza come accaduto nelle sue esperienze precedenti. Gli Spurs non hanno mai mostrato in questa stagione un atteggiamento propositivo e, anzi, più volte si sono fatti trascinare dagli eventi delle loro partite.
Anche Antonio Conte non è lo stesso di prima, il suo atteggiamento è diventato fin troppo serafico, quasi assecondando l’atteggiamento della sua squadra in campo e viceversa, generando un circolo vizioso che rischia di diventare il primo grande fallimento del tecnico salentino su una panchina, dai tempi del suo interregno alla guida dell’ultima Atalanta prima dell’era Percassi.
La partita contro il Milan è stata una prestazione a dir poco incolore, che può essere ancora ribaltata al ritorno visti anche i balbettii dell’avversario in questa stagione, ma in ogni caso possiamo affermare che anche in questo caso la Premier League non ha mandato a giocarsi la coppa dalle grandi orecchie una delle sue compagini più brillanti.
Il Manchester City non domina più
La graduatoria si chiude con il Manchester City di Guardiola, unica delle quattro a non aver perso in queste gare d’andata, ed unica a tenere il passo dell’Arsenal di Arteta in Premier League.
Ma i sensi del logorio si fanno sentire anche nella squadra allenata dal tecnico catalano. Il gioco proposto dai Citizens non è più così appagante come lo abbiamo conosciuto da sei anni a questa parte, ma prova a strappare quanto più possibile da ogni partita, cercando di volta in volta la soluzione migliore per portare a casa un risultato positivo.
Il City è un una situazione molto simile a quella dei grandi rivali di queste ultime stagioni, ossia il Liverpool, ma Guardiola e la dirigenza hanno avuto quanto meno il merito di tamponare la parabola discendente iniziando già da quest’estate un ricambio di uomini che, con ogni probabilità, verrà completato nella prossima estate.
Questo non ha messo il City al riparo da un calo di prestazioni e di qualità di gioco, ma quanto meno le ha permesso di restare in linea di galleggiamento e restare in corsa per tutti gli obiettivi principali.
La vittoria contro l’Arsenal della scorsa settimana ed il pareggio di Lipsia hanno in comune il fatto che abbiamo visto una squadra di Guardiola che accetta di lasciare il pallone all’avversario consapevole di non essere più in grado di proporre il calcio dominante a cui eravamo abituati.
Una svolta pragmatica per Pep che, però, al momento, toglie il City dalla cima dei favori del pronostico per la vittoria sia della Champions che del campionato; e se stessero provando a portare a casa la Champions trasformandosi in underdog?
La Premier League sta cambiando
Il filo rosso che congiunge tutti gli aspetti di questa situazione ha a che fare con il cambiamento. Le partite di Premier hanno ottenuto popolarità per il ritmo a cui si giocano, il pallone ed i giocatori si muovono schizzando da un lato all’altro del campo; le stesse telecamere devono essere posizionate con un angolo di visuale più ampio possibile perché il rischio di perdere la vista del pallone e del focus del gioco in caso di telecamere posizionate più in basso è molto alto.
Quel senso di velocità e di fretta si esprime anche nel modo in cui questo campionato si sta evolvendo, con diversi club che stanno sfruttando i vantaggi economici di giocare nella lega calcistica più ricca del pianeta per scalare le gerarchie al proprio interno; così dopo un lungo periodo in cui il campionato è sempre stato dominato dalle top 6 (City, United, Tottenham, Arsenal, Liverpool, Chelsea) diverse squadre hanno alzato il loro livello per inserirsi nelle zone alte della classifica sfruttando, quest’anno, il calo di diverse di quelle top 6.
E succede, quindi, che scorrendo la classifica di Premier, troviamo progetti che partono da lontano come quelli di Brighton e Brentford, o che hanno trovato linfa con l’arrivo di nuovi munifici proprietari come il Newcastle, che sono pronti a giocarsi il posto nelle competizioni europee proprio ai danni delle protagoniste più attese e, quindi, sovvertire quello che sembrava essere un ordine consolidato.
Insomma, la Premier League sta aumentando il proprio valore ed il proprio fascino anche grazie alla creazione di un sistema in grado di muovere continuamente le gerarchie lasciando consumare chi non si rinnova continuamente.
Per questo motivo non si può dire che le prestazioni in Champions siano una spia di una crisi del campionato inglese – un discorso che sarebbe stato condivisibile se a questa fase della competizione avessero partecipato le squadre in vetta al campionato – mentre in realtà la crisi è delle squadre che la Premier League ha mandato a giocare in questa Champions League.
Non è un caso che ieri sera il Manchester United eliminando il Barcellona dall’Europa League abbia già iniziato a riscattare il buon nome della competizione più ricca del mondo.