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CALCIO ESTERO

Quilindschy Hartman non ha solo il nome di illeggibile

Il sorrisino soddisfatto di chi sa che l’ha scampata anche stavolta, una manciata di tatuaggi, il pizzetto alla Nigel De Jong, ma un po’ più corto, un nome illeggibile e impronunciabile, e lo stesso cognome dell’indimenticabile sergente di Full Metal Jacket. Nella doppia sfida dei quarti di finale di Europa League, il titolare sulla fascia destra della Roma dovrebbe trovarsi davanti questo personaggio, tale Quilindschy Hartman, a meno che l’ultimo Klassieker (a proposito, stasera va di nuovo in scena per le semifinali di KNVB Beker, questa volta a Rotterdam) non abbia fatto cambiare idea al suo allenatore Arne Slot. Già, l’ultimo Klassieker, quello che il Feyenoord ha vinto 3-2 (portandosi a +6 sull’Ajax) anche grazie a lui, ma che proprio a causa sua rischiava di sfuggire al “club del popolo”. Ma facciamo un passo indietro.

Quilindschy Hartman è nato a Kralendijk, capitale dell’isola di Bonaire, nei Caraibi olandesi ed è cresciuto calcisticamente nel Feyenoord, fino ad esordire in prima squadra all’inizio di questa stagione, contro il Waalwijk. La sua prima volta in Europa è stata invece a Roma, nei gironi di Europa League, durante la sconfitta per 4-2 contro la Lazio. Quello con Felipe Anderson non dev’essere stato certo un bel battesimo. Tre dei quattro gol biancocelesti arrivarono proprio da quella fascia. Da lì, si poteva solo migliorare.

Hartman impegnato contro la Lazio
Diciamo che al ritorno è andata decisamente meglio (Foto: Dean Mouhtaropoulos/Getty Image – OneFootball)

È un terzino sinistro moderno, che ricorda un po’ Theo Hernandez per movimenti e compiti, anche se tutti i terzini sinistri moderni rischiano un po’ di assomigliare a Theo Hernandez, che ne è diventato in un certo senso il prototipo. Sa anche difendere, ma sa soprattutto attaccare. Spesso prende il centro del campo, non tanto per farsi dare la palla, quanto per portare via un uomo e liberare la fascia ad Idrissi. Spesso si spinge in avanti e si inserisce, senza palla, sovrapponendosi sia all’esterno che all’interno. I questa stagione ha fatto un gol e 3 assist, di cui due contro l’Ajax, e preso 4 gialli. È fisicamente esplosivo. Fa la fascia avanti e indietro tantissime volte durante una partita, sempre se non viene sostituito al 25’, come nell’ultimo Klassieker.

I surreali 25 minuti di Quilindschy Hartman all’Amsterdam Arena

In realtà, quando vede l’Ajax, Hartman si accende, forse un po’ troppo ma si accende. All’andata, a gennaio, era stato uno dei migliori in campo e aveva servito l’assist per il golazo di Igor Paixao. La sua partita al ritorno è stata un insieme disordinato di cose, condensate in meno di mezz’ora, 25 minuti esatti. Già al quinto minuto era diventato decisivo con la sua specialità, l’inserimento senza palla, alle spalle di Jorge Sanchez. Kokcu si libera di forza di Edson Alvarez e allarga per Idrissi, tacco visionario per l’inserimento senza palla di Hartman, che di prima la mette, col contagiri, bassa sulla corsa del centravanti Gimenez che, dopo aver bruciato un dormiente Bassey, deve solo impattare bene per battere Rulli. Spoiler: lo fa, 0-1. Altra masterclass di Hartman in un Klassieker già annunciata? Macché.

Dopo 120 secondi si fa ammonire per un fallo tattico, dopo altri 10 minuti pareggia l’Ajax con Edson Alvarez e al 21esimo il Feyenoord rischia il patatrac. Hartman, in una sorta di trans agonistica non del tutto positiva, interviene completamente in ritardo su Kudus. Sarebbe secondo giallo, ma Makkelie lo grazia. Slot capisce saggiamente che è meglio evitare che ci sia una seconda volta e manda a scaldare il suo sostituto naturale, il peruviano Marcos Lopez. Hartman se ne accorge e risponde con un salvataggio decisivo su un destro a botta sicura di Bergwijn, ma ormai è troppo tardi per far cambiare idea al suo allenatore. Al 25esimo arriva il cambio. Entra Marcos Lopez e fa un partitone. La partita di Hartman finisce.

Quilindschy Hartman esulta con il Feyenoord
Nell’espressione in questa foto si può apprezzare al meglio la somiglianza spirituale e non con Nigel De Jong (Foto: OLAF KRAAK/Getty Images – OneFootball)

Chissà che cosa gli sarà passato per la mente mentre abbandonava il campo, se era più sorpreso, arrabbiato, o magari grato, all’arbitro prima e al suo allenatore poi, per avergli evitato una figuraccia. Non sappiamo se Slot gli abbia detto qualcosa dopo averlo sostituto. Non sappiamo come sarebbe finita se fosse rimasto in campo, né come sarebbe stata la sua espressione a fine partita in caso di sconfitta. Sappiamo, però, che il Feyenoord ha vinto e che lui, al triplice fischio, era bello sorridente con quel sorriso un po’ furbesco e un po’ confuso di chi ha realizzato di averla scampata anche sta volta.

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