La storia di Aritz Aduriz è nota ai più, perlomeno se questi ultimi sono principalmente legati al panorama calcistico iberico. Ancora meglio, come ci si può immaginare, se restringiamo il cerchio ai Paesi Baschi, da San Sebastian (dove tutto sembrava indirizzarlo) a Bilbao (dove si è consacrato). La stagione 2019/2020 è stata la sua ultima in maglia biancorossa, conclusa anticipatamente a causa della pandemia. Non se lo sarebbe mai immaginato, considerando com’era iniziata nell’agosto precedente.
Agosto, il 16. 2019, quando il secondo decennio del XXI secolo non aveva ancora raggiunto un epilogo volto a salutare l’arrivo di uno degli anni più tragici della storia – recente e non – dell’uomo. Ma torniamo al San Mames, che è meglio.
Quello nuovo, ovviamente, inaugurato nel luglio 2014 e regalato in anticipo ai tifosi di Bilbao per un’amichevole tra la Nazionale dei Paesi Baschi (non riconosciuta dalla UEFA) ed il Perù, conclusasi con un netto 6-0. Doppietta, manco a dirlo, di Aduriz. Quest’arena tutta passione e legame con il territorio viene scelta come prima sede nel cammino della Liga 2019/2020, che apre i battenti proprio a Bilbao.
Il calendario fa emergere un incontro sulla carta piacevole, tra due compagini che fanno della sfrontatezza il loro punto di forza. O meglio, il Barcellona potrebbe non averne bisogno, visto il materiale tecnico a sua disposizione. Non solo, perché i blaugrana sono reduci dal terzo acquisto più costoso della loro storia, alle spalle di Ousmane Dembélé e Philippe Coutinho.
Uno che nei Paesi Baschi ha visto esplodere il suo talento, ma nella zona biancazzurra del territorio. Athletic Bilbao-Barcellona segna l’esordio di Antoine Griezmann, ex faro nel panorama offensivo di Real Sociedad prima ed Atletico Madrid poi, con i catalani. Via alle danze, dunque.
La prima volta
Via alle danze, ma con una premessa doverosa. Sono passati sei anni dall’ultima vittoria in campionato dei Rojiblancos sulla corazzata di Leo Messi e compagni. Era il primo dicembre 2013 e Griezmann era l’acerrimo rivale a San Sebastian. Finì 1-0, rete di Muniain, un basco che ancora oggi rappresenta la compagine calcistica di Bilbao. Non c’era Aduriz però, complice una squalifica per espulsione diretta rimediata nel 2-1 al Levante di qualche settimana prima.
C’è in questo 16 agosto, però. Ribollente, sia per le temperature nel settore centro-settentrionale della Penisola iberica sia per la presenza dei 47.693 cuori pulsanti sugli spalti de La Catedral, pronti a godersi lo spettacolo contro i campioni in carica.
4-2-3-1 da una parte, 4-3-3 dall’altra. Le boe offensive sono Iñaki Williams e Luis Suarez, con Gaizka Garitano che opta per un ingresso a partita in corso, se necessario, del suo capitano che va per le 39 candeline. Ha già accennato qualcosa sul suo ritiro a fine stagione, ma per ora non ci pensano in tanti. Le preoccupazioni sono per il 10 avversario e per il 17, quel francese dalle origini portoghesi, portato in Spagna nel 2005 dopo un’amichevole tra Montpellier e PSG.
Partono forti i padroni di casa, con il numero 9 dei biancorossi che riesce ad impensierire in due occasioni Ter Stegen, prima al 6′ con un destro dalla distanza e poi al 14′, con un piatto ravvicinato in area di rigore. La sensazione è che manchi equilibrio tra la retroguardia catalana ed i suoi uomini a centrocampo: Frenkie de Jong deve ancora assorbire diversi meccanismi dopo il suo approdo in Spagna, reduce da una stagione stellare in maglia Ajax.
Le occasioni più succulente, però, giungono dopo lo scoccare dei primi 30 minuti di gioco. Sono entrambe per il Barcellona, con un breve squillo dell’Athletic al 36′: Raul Garcia, in spaccata, non riesce a concretizzare. Il Barça, dicevamo, arriva ad un passo dal vantaggio, prima con un palo di Suarez in girata (dopo un errore da matita blu di Unai López) e poi con un sinistro a giro calibrato da Rafinha, che si stampa sulla traversa a Unai Simón ormai ampiamente battuto. Finisce la prima frazione di gioco, è ancora 0-0 al San Mames.
Armi blaugrana
Carlos Del Cerro Grande dà un’occhiata al cronometro e fischia l’inizio del secondo tempo. All’Athletic rimangono quarantacinque minuti per trovare una vittoria che contro il Barcellona manca da più di un lustro, mentre gli avversari cercano i primi tre punti della stagione. Magari con un gol del 17, magari per cavalcare l’onda dell’entusiasmo dopo i 120 milioni di euro versati nelle casse dei Colchoneros.
Se la prima porzione di partita è stata archiviata nel primo cassetto dell’armadio della Liga 19/20 all’insegna dell’equilibrio, la seconda frazione di gioco è decisamente ad impronta blaugrana. Gli ospiti provano ad affondare, facendo del loro possesso palla un incubo per i padroni di casa. Ci provano Rakitic (due volte, prima di testa da calcio d’angolo e poi con un destro di potenza) e Rafinha, ma i guantoni dell’estremo difensore biancorosso rimangono puliti.
Arrivano anche i primi cambi. Dopo il forfait al 37′ di Suarez, Valverde si gioca la carta Carles Perez per Sergi Roberto, sottolineando la necessità di inseguire la vittoria; anche Rakitic, inoltre, era subentrato, al posto di un anonimo Carles Aleñá. Garitano, invece, manda in campo il giovane Oihan Sancet o l’esperto Beñat Etxebarria, per provare a costruire di più in fase di possesso palla.
Passano i minuti, ma il Bilbao continua a soffrire l’avanzata tanto temuta alla vigilia dei campioni di Spagna. In particolare, l’elemento più ispirato sembra Rafinha, partito con i gradi di esubero e rivelatosi una delle armi più pericolose nell’arsenale a disposizione di Ernesto Valverde. Dribbla la retroguardia avversaria come se avesse ancora la maglia nerazzurra indosso e lascia partire il destro. Fuori, ancora.
Ci si gioca l’ultimo cambio a disposizione delle due compagini. Visto che il Barcellona li ha terminati, è la lavagnetta dell’Athletic Bilbao ad illuminarsi: il 9 in rosso, il 20 in verde. A pochi istanti dal triplice fischio, inizia la partita di Aduriz.
Non l’hai fatto davvero
Passa letteralmente qualche decina di secondi. Ander Capa batte una rimessa laterale in direzione di Raul Garcia, che lo serve sulla sua sovrapposizione con un destro di punta. Il terzino destro numero 21 lascia scorrere il pallone, da un’occhiata al centro e fa partire un destro calibrato con una strana traiettoria ad uscire. In area capitan Muniain (che ha mantenuto la fascia nonostante l’ingresso del 20) e sì, Aduriz. E chi se no?
La partita è bloccata. L’Athletic Bilbao ci prova con le ultime forze rimaste, consapevole che in caso di contropiede i blaugrana possono colpire nel momento più inaspettato. Un attaccante ordinario, normale come tanti altri colleghi, stopperebbe il pallone alla ricerca di una soluzione congeniale. Aritz Aduriz, però, ha qualcosa di straordinario in sé, che esula dal comparto tecnico. Non è un fenomeno, dunque, ma i colpi da biliardo li ha sempre avuti.
L’acrobazia è uno scatto di Steve McCurry, un Guernica, vista vicinanza con la città bombardata dai tedeschi nel tragico 26 aprile 1937, nel bel mezzo della guerra civile spagnola. È strana, confusionaria nella sua bellezza estetica. Passionale, vista l’esplosione di gioia sugli spalti de La Catedral. L’hai fatto brutto, Aritz.
Aduriz, hilekzorra
È l’ultima stagione della sua carriera, entra a qualche minuto dalla fine e sblocca così la partita, in sforbiciata. Esplode la Liga, esplode Aduriz. Athletic 1, Barça 0.
Parole e musica di Stefano Borghi, in cabina di commento per raccontare i primi novanta minuti della Liga. Lo spartito, però, sembra averlo scritto lui, con una carriera che sembrava destinata ad essere tinta di biancazzurro, con il corso del tempo che ha sostituito il turchese limpido della Sociedad con il rosso fiammeggiante del Bilbao. Un condottiero, valoroso come tanti altri, immortale come pochi.
Non rimane molto a questa prima rappresentazione nel teatro del calcio spagnolo, solo l’ennesimo sinistro raffinato di Rafinha che finisce sulla testa di Lenglet. Il tentativo del francese ex Siviglia, però, non riesce ad impensierire l’Athletic Bilbao, che esce vittorioso tra le proprie mura casalinghe.
Merito dell’hilekzorra, merito dell’immortale. Merito di Aduriz.