“Barcellona sfavorito“. Non capita di sentirlo spesso, eppure se quella finale di Champions League si fosse disputata un paio di anni prima, nessuno avrebbe osato contraddire quest’affermazione: l’Arsenal 2003/2004 andava ben oltre il celebre appellativo degli “Invincibles“. L’atto conclusivo tra le due, però, avviene il 17 maggio 2006. Il protagonista? Beh, indubbiamente uno tra Henry, Ronaldinho, Eto’o… E come suona “Belletti“?
Suona inaspettato, bello, inatteso, sorprendente. Un cognome dalle chiare origini italiane, ma proprio di un terzino destro dalle floride speranze, cresciuto e maturato tra Cruzeiro, San Paolo ed Atletico Mineiro, prima di sbarcare in Spagna nel Villarreal prima e nel Barcellona poi. In particolare, ponendo la lente d’ingrandimento sulla sua esperienza in blaugrana, il numero 2 può essere considerato un titolare, ma indubbiamente più lontano dalle luci dei riflettori rispetto ai suoi compagni al Camp Nou. I due di cui sopra, il fantasista brasiliano e la punta camerunense, sono due ottimi esempi.
Ecco, erano loro i protagonisti attesi alla vigilia della sfida in programma allo Stade de France tra il Barcellona campione di Spagna ed un Arsenal leggermente ridimensionato rispetto alla squadra imbattibile nell’Inghilterra di due anni prima. Entrambe le compagini arrivavano da due primi posti nei rispettivi gironi, con 16 punti ciascuna.
Le fasi ad eliminazione diretta fanno sì che i percorsi di imbattibilità di catalani e londinese intrapresi nei gironi potessero continuare, fino ad arrivare alle semifinali. Il Barcellona si sbarazza del Milan reduce dalla cocente delusione di Istanbul, mentre l’Arsenal mette a tacere le ambizioni e le speranze proprio del Villarreal, la cui ossatura era composta da ex compagni di spogliatoio dello stesso Belletti.
Equilibrio
Lo Stade de France è in visibilio, equamente diviso tra sostenitori catalani ed il muro giallo Gunners, visto che per l’Arsenal non è prevista la classica maglia biancorossa, bensì la divisa da trasferta. Nel primo tempo le emozioni non mancano, da ambo i lati del campo: prima Henry si fa neutralizzare da Victor Valdes, poi Wenger deve fare a meno di Pires, sostituito per Almunia dopo l’espulsione del portiere Lehmann.
Il Barcellona sembra avere saldamente in mano la gara, ma attorno al 35′ viene concessa una punizione dal limite ai londinesi. Thierry Henry calcia magistralmente con il destro, la pennellata trova l’incornata di Sol Campbell: l’Arsenal, in 10, è avanti. Pensate che sia finita qui? No, perché infatti c’è un’emozione prima del duplice fischio dell’arbitro Terje Hauge: Ronaldinho serve Eto’o che con un rapido movimento si libera dell’autore del gol: palo.
Finisce la prima frazione di gioco, ma non le emozioni, che proseguono al ritorno delle compagini in campo. C’è un ulteriore protagonista a Parigi, però: un violentissimo acquazzone si abbatte sullo Stade de France.
Pioggia e ribaltamenti
La gara si fa serrata, le occasioni continuano da una parte e dall’altra, ma indubbiamente la pioggia frena il ritmo. Da una parte Ljungberg ed Henry, con un Victor Valdes monumentale pronto a proteggere la saracinesca dei blaugrana, mentre dall’altra Ronaldinho ci prova dalla distanza, fallendo la conclusione. Ci prova anche Frank Rijkaard, che aumenta la qualità a discapito della quantità: fuori Edmilson e Van Bommel, dentro Iniesta e Larsson. Oleguer, ammonito, fuori per Belletti. Sì, proprio lui.
È il 71′ ed il Barcellona ha esaurito i cambi a propria disposizione, ma un raggio di sole è pronto a spuntare nella pioggiosa serata parigina. Cinque minuti dopo, infatti, la rete che manda in estasi il popolo blaugrana: Deco riceve palla in mezzo al campo e filtra per Larsson, che di prima vede l’inserimento di Eto’o. Almunia non può nulla contro la fame realizzativa del Re Leone: è 1-1.
Piove, piove a dirotto sullo Stade de France. L’Arsenal, in 10 uomini e tramortito dal gol del pareggio catalano, non ha le forze per riprendere in mano l’inerzia di una gara indirizzata nel binario corretto, quello del trionfo. E poi è entrato Belletti, il terzino destro che in pochi si aspettavano. Titolare, sì, ma non così fondamentale, tanto che l’allenatore olandese lo fa partire dalla panchina.
A sorpresa, Belletti
Se la ricorda quella serata, passati altri cinque minuti dall’1-1 di Eto’o, entra anche lui dal lato memorabile della storia. Se la ricorda anche in un’intervista alla UEFA, 9 anni dopo la finale di Parigi:
Sembrava un film d’azione. Sembrava che tutto stesse andando storto. Con i cambi svoltò la partita, perché abbiamo iniziato ad essere più offensivi. Vidi la possibilità di cambiare la partita, perché i giocatori dell’Arsenal erano più stanchi: quando Eto’o ha segnato il gol dell’1-1, non avevano più la forza di lottare. Abbiamo sfruttato questa debolezza ed ho segnato il secondo.
Dalle parole ai fatti. Sono passati pochi istanti dallo scoccare degli ultimi dieci minuti di gioco, in uno Stade de France completamente avvolto dal violento nubifragio di cui sopra. Belletti riceve palla sull’out di destra e serve con un filtrante l’altro subentrato, Henrik Larsson, che non vuole smettere di stupire dopo l’assist al bacio per Eto’o.
Lo svedese attende un inserimento dei compagni, con l’italo-brasiliano che prova ad inserirsi nella ragnatela tesa dalla difesa degli uomini in giallo. Sono stanchi, e si vede, tant’è che l’altro svedese, l’8 dell’Arsenal Ljungberg, si lascia sfuggire proprio Belletti. Non serve essere un goleador per calciare con forza verso la porta difesa da Almunia. La palla passa sotto le gambe dell’estremo difensore: il Barça è in vantaggio.
Abbiamo introdotto la rete del sorpasso blaugrana con le sue parole, dunque perché non restituirgli il microfono?
Non ci credevo. Dopo il tiro, ho cercato di alzarmi ed esultare, ma non ce la facevo. Mi sono inginocchiato con le mani sulla faccia, perché era il mio primo gol con il club, in una finale di Champions League che stavamo perdendo. Per questo non credevo a quello che avevo appena fatto. Ancora oggi, i miei figli quasi non ci credono quando vedono il mio gol. Fu speciale entrare nella storia del Barcellona in quel modo.
Sì, il primo gol. Anzi, il primo ed ultimo gol, come per aprire e chiudere un cerchio nella serata più importante di una carriera perlopiù passata all’ombra dei grandi campioni con cui condivideva lo spogliatoio: prima con il Brasile nel 2002, poi con i blaugrana ed infine con il Chelsea di Carlo Ancelotti.
Quando racconta di quella serata, Belletti sorride, al contrario delle lacrime sgorgate sul suo viso nella tempestosa serata parigina del maggio 2006. Lacrime di gioia, importante sottolinearlo. Lacrime di un subentrato che non si aspettava di giocarla, ed invece l’ha decisa.