Serate storte. Capitano a tutti, no? Nel mondo del pallone, poi, ne capitano a bizzeffe, di settimana in settimana. Nel remoto caso in cui non dovessero accadere nel presente o, chissà, nei tempi a venire, si può sempre riviverli salendo a bordo della DeLorean. L’avevamo lasciata a Kiev, parcheggiata a bordo campo per gustarsi una prestazione da ricordare del gallese in Blanco, al secolo Gareth Frank Bale. Ora fa tappa in Germania: lo scenario è un Bayern Monaco-Wolfsburg di fine settembre 2015, il protagonista è Robert Lewandowski.
Dicevamo: settembre, il 22 per l’esattezza, un martedì. Un giorno strano in cui giocare a pallone entro i propri confini nazionali: forse gli astri sopra Monaco di Baviera si stavano già mettendo comodi, popcorn in mano, per assistere a qualcosa che brillasse più delle loro orbite. Ma torniamo sulla Terra, perché anche il Bayern Monaco di Pep Guardiola sembra prendere la sfida un po’ troppo sotto gamba.
L’Allianz Arena è gremita (come sempre) per assistere alla sesta vittoria consecutiva da parte dei biancorossi, che nelle sfide precedenti hanno avuto la meglio su Amburgo, Hoffenheim, Bayer Leverkusen, Augsburg e Darmstadt; ora, però, arriva la terza forza del campionato, i biancoverdi del Wolfsburg. Guardiola, comunque, sembra non preoccuparsi della pericolosità degli ospiti, tant’è che si gode il lusso di tenere in panchina un certo bomber polacco, al secolo Robert Lewandowski. Servirà.
Brividi all’Allianz Arena
Il Wolfsburg di Dieter Hecking arriva a casa della capolista in punta di piedi, con la consapevolezza che da quelle parti difficilmente si raccoglie ciò che si è seminato nel resto del Paese. L’artiglieria, però, è di quelle pesanti, vista la portata dell’avversario: la compagine della Volkswagen scende in campo con i migliori uomini a disposizione: l’ex Dante, l’italo-tedesco Caligiuri e Julian Draxler, tra gli altri. Questi ultimi, dopo venticinque minuti in cui i 75.000 dell’Allianz Arena non si perdono nulla, sono i protagonisti di un apparente incubo all’orizzonte.
Bas Dost aggancia un pallone dalle retrovie e serve il fantasista dei biancoverdi, ex Schalke 04 ed in passato vicino alla Juventus; Draxler controlla e lancia in profondità di sinistro un arrembante Daniel Caligiuri, che sulla fascia destra sfugge alla marcatura di Rafinha e scarica un destro di potenza verso la porta difesa da Manuel Neuer. 0-1, con il pubblico ammutolito, costretto a veder festeggiare Davide, mentre Golia ha lasciato la supremazia tecnica e tattica negli spogliatoi. Niente che non si possa risolvere, però: i bavaresi avevano già rimontato Leverkusen ed Augsburg nelle gare precedenti.
Il Bayern si spinge in avanti, guidato dalla carica delle quasi 80.000 anime biancorosse. Si cerca di costruire dal basso, sfruttando l’abilità palla al piede dell’estremo difensore dal passato condiviso con l’assistman nel gol esterno: Manuel Neuer, però, sembra non essere in giornata, e lo dimostra al 38′. Un lancio in profondità dalla retroguardia biancoverde spinge il portiere tedesco ad uscire fino a centrocampo, dove un contrasto con un avversario gli fa perdere palla; Guilavogui non ci pensa due volte e calcia verso la porta sguarnita dei campioni di Germania. Palo, il Bayern Monaco si salva.
Cala il sipario su una prima frazione di gioco da dimenticare e Pep Guardiola si gioca la carta finora scoperta: entra il cannoniere con la 9, ma nessuno immagina che quel così apparentemente noioso pomeriggio sarebbe entrato nella storia del calcio.
Incubo Lewandowski per il Wolfsburg
Bayern Monaco-Wolfsburg non può che essere LA partita di Robert Lewandowski; anzi, il secondo tempo, visto che fa il suo ingresso in campo al 46′. E che ingresso in campo: passano circa cinque minuti dall’inizio della seconda frazione di gioco, quando una manovrata azione corale dei padroni di casa porta quasi per caso il pallone nei piedi del polacco. Deve stare lì, e da nessun’altra parte: 1-1.
Molti meriti, però, vanno attribuiti al cileno con la 23, che pochi mesi prima si contendeva a Berlino una Champions League contro i marziani del Barcellona: Vidal va di tacco dal sempreverde Thomas Müller, il quale serve inspiegabilmente la sfera al suo compagno di reparto. C’è tempo di esultare, ma non troppo: palla al centro, si riparte dalla parità.
Giusto, si riparte, ma il tempo sembra scorrere più velocemente. Ah, no: l’orologio ha semplicemente fatto un giro, ma Lewandowski ne ha già fatto un altro. Non fa in tempo a sparire la grafica dell’1-1 che bisogna già segnare il vantaggio dei padroni di casa: il polacco dev’essere scaldato fin troppo nell’intervallo, perché ha il destro carico. È 2-1, il Wolfsburg non può nulla contro questo Lewandowski.
Questa volta non c’è bisogno di riportare il pallone a centrocampo il più veloce possibile, perché la pratica è già stata archiviata: i biancoverdi sono letteralmente spariti dal terreno di gioco, completamente in balia dello strapotere del subentrato. Se ci si mette anche un pizzico di sfortuna, poi, non ce n’è per nessuno.
Passano altri tre minuti ed il mago ha tirato un altro coniglio fuori dal cilindro; un gioco di prestigio a dir poco fortunoso, ma efficace tanto quanto i due precedenti. Vidal serve un assist al bacio d’esterno destro per lanciare verso la porta Müller, ma qualcuno dal piano superiore ha imposto un veto realizzativo a tutti gli altri giocatori del Bayern: passaggio per Mario Götze, il quale non può far altro che servire un solitario Lewandowski, all’insegna dei vecchi tempi in quel di Dortmund.
Benaglio è bravo a coprirgli una buona parte dello specchio, tant’è che Lewa sbatte con il piattone destro sul palo. La sorte, però, gli è benevola: la palla gli torna sul sinistro e, dopo un rimpallo con il portiere avversario e Naldo, si deposita in rete bucando Dante, l’unico rimasto a salvaguardia della porta del Wolfsburg di fronte alla furia di Lewandowski. È tripletta in quattro minuti, dev’essere una sorta di record: arriverà di meglio.
La fortuna è stata dalla sua parte per il terzo, perciò, in qualche modo, per la disgrazia degli ospiti, dovrà farsi perdonare. Niente gli viene meglio di buttare il pallone in rete, dunque opta per quella via; un’altra, anche se l’esito è sempre il medesimo. Questa volta, l’aiuto arriva dalla fascia sinistra, dove Douglas Costa, servito da Boateng in fase di costruzione, decide di mettere la sesta: supera senza troppi intoppi sia Caligiuri che Träsch e fa partire uno spiovente a tagliare con il mancino.
L’impatto con il pallone è di quelli importanti, così come il fragore della curva nel momento in cui la sfera buca le mani di Benaglio. Il destro in controbalzo si infila sotto la traversa, laddove il portiere svizzero non può far nulla: è 4-1, l’ennesimo incubo per il Wolfsburg in quest’inizio ripresa senza senso di Lewandowski. Arjen Robben, in tribuna, segna “4” con la mano: quel suo compagno di squadra se la cava.
Che fai, poker e non cinquina? Eh no, si vola dritti verso la tombola, anche se per il Natale bisogna attendere ancora tre mesi. La torta è già stata ampiamente preparata, per un terzo tempo da festeggiamenti negli spogliatoi; manca qualcosa, però: una ciliegina che sappia coronare una prestazione da urlo.
Se si percorre a ritroso (ci viene facile, con la DeLorean), nei sei minuti che hanno segnato una pagina importante nella storia dei bavaresi, infatti, non si intravede un gol da mani nei capelli. Certo, il destro dalla distanza non è una prerogativa chiave nel repertorio di un attaccante d’area come il polacco; e sì, devi essere di un altro livello per insaccare un gol come quello che gli è valso scroscianti applausi dopo il poker. Qualcosa, però, continua a mancare. Tre minuti dopo, però, ecco il qualcosa.
Lahm avanza sulla destra, sovrapponendosi dopo aver servito il salvatore tedesco a Brasile 2014; Götze lascia partire il cross, ma invece di cercare un colpo di testa del suo bomber, lo serve al limite dell’area, laddove Naldo non si aspetta che vada il pallone. Il brasiliano, dunque, rimane interdetto ed incapace di agire di fronte ad una giocata magistrale: Lewandowski si coordina e piazza una semi-rovesciata micidiale, con Benaglio che non può far altro che fare da spettatore. 5-1, mano aperta e rivolta al pubblico, letteralmente in estasi.
Non ci si crede, tant’è che Pep Guardiola si gira verso la sua panchina e si mette le mani in una chioma sparita ormai diversi anni addietro. Più Riserva di Lusso di così si muore, un po’ come le speranze di vittoria da parte del Wolfsburg quando l’implacabile bomber con la 9 sulle spalle ha sostituito un irreprensibile Juan Bernat, entrato nella storia solamente grazie ad un’uscita dal campo.
5 – Robert Lewandowki è il giocatore che ha segnato la cinquina più veloce nella storia della Bundesliga (9 minuti). Follia.
— OptaPaolo (@OptaPaolo) September 22, 2015
Sì, follia: è la parola giusta, quella che ordinariamente si pronuncerebbe in situazioni simili. Di ordinario, però, in quell’atipico martedì calcistico tedesco, mentre le luci dell’Allianz Arena diventavano sempre più rosse, Robert Lewandowski non ha fatto proprio nulla.
Ora, terminata la gita in quel di Monaco di Baviera, la DeLorean può ripartire: il rifornimento realizzativo, infatti, è stato fin troppo consistente. Appuntamento ai prossimi mercoledì: ci sono altri subentrati pronti a salire a bordo.