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CALCIO ITALIANO

De Paul è definitivamente pronto per una big

Dalla periferia del rettangolo verde al centro del gioco, nel cuore pulsante del campo: una mutazione calcistica, quella di Rodrigo De Paul a Udine, che va di pari passo con l’attesa e definitiva maturazione del calciatore. Un doppio processo definitivamente completato in questa stagione di Serie A appena conclusasi, che ci ha mostrato la miglior versione del talento argentino. La versione più continua, più qualitativa, più solida e più matura: ora Rodrigo merita la chiamata di un top club, per giocare stabilmente e finalmente, a ventisette anni, nei palcoscenici più rinomati del calcio.

Quanti giocatori sono passati dall’essere esterni offensivi di qualità – ma anche estemporanei, fumosi e poco continui – a diventare influenti nel cuore del centrocampo, fino ad essere impiegati talvolta addirittura come registi? Quello che stupisce di De Paul è proprio questo cambiamento radicale fatto negli anni a Udine, una piazza che è sempre sembrata stare troppo stretta per il valore del centrocampista argentino, ma la cui tranquillità e isolamento da quello che sembra essere il tran tran del calcio mondiale ha permesso a De Paul di crescere, di maturare. Con calma, passando anche da un inizio non proprio felice della sua avventura in terra friulana, con la serenità di un giocatore che ora pare essere cosciente di tutto ciò che può mettere in campo.

Inversione a U

Da circa due anni, prima ancora delle qualità tecniche, del ruolo e dei numeri, è lo stesso linguaggio del corpo di De Paul a segnalare un cambio radicale rispetto al giocatore di Valencia e Racing Club, che appariva e scompariva nelle zone finali e periferiche del campo. Ora il cuore del gioco e del centrocampo sono diventati la vera passione di De Paul, e questo desiderato protagonismo si rivede in ogni partita, dove l’argentino prende la squadra per mano per 90′.

Non è mai capitato, in questa stagione, di vedere un De Paul remissivo o nascosto, nemmeno nelle peggiori sconfitte – peraltro poche, all’interno di una stagione estremamente positiva e orchestrata sapientemente da Gotti. È sempre stato pronto nell’andare incontro al terzetto difensivo per ricevere palla, per giocare in profondità con l’esterno di corrispondenza, per tentare di scardinare le difese avversarie – spesso in contropiede, duettando con Pereyra -, oppure decidendo da solo le sorti dei bianconeri con gol e assist decisivi. Insomma, un cambiamento a 360 gradi.

Rodrigo De Paul con la maglia del Valencia
Al Mestalla (Foto: Imago Images – OneFootball)

Ritornando sul cambio di ruolo, l’inversione a U(dinese) è stata evidente. Tra le prime apparizioni con il Racing Club e la sua avventura a Valencia, el “elegante De Paul”, così lo chiamavano i telecronisti argentini, era esclusivamente un esterno offensivo dribblomane, che spesso militava a sinistra così da poter rientrare sul proprio piede forte, senza che però avesse già affinato la potenza, la forza e soprattutto la decisione con cui oggi quel piede non solo disegna magie, ma è anche solido nell’orientare le giocate negli ultimi trenta metri.

Già, pure questo è cambiato. Anche a Valencia continua a militare stabilmente nell’ultimo terzo di campo, talvolta come esterno e talvolta come trequartista, ma le sue lacune nel sapersi muovere all’interno di spazi ristretti e una maturazione mentale che probabilmente non è ancora arrivata a compimento, non gli permettono di incidere quanto le sue qualità tradiscono maledettamente. Lo dicono i due gol e quattro assist realizzati nelle due stagioni in Andalusia, lo confermano le statistiche di tutt’altra pasta realizzate in cinque stagioni con l’Udinese, in un contesto che rimane, peraltro, tra i meno floridi per quanto riguarda la proposta offensiva: 34 gol e 33 assist in 187 presenze. Dicevamo dell’inversione a U?

Nel cuore del centrocampo

Una seconda parentesi al Racing Club – se pensiamo che a ventidue anni De Paul era tornato in Argentina c’è da mangiarsi le unghie, meno male ci è rimasto soltanto sei mesi – e l’arrivo in terra friulana, all’Udinese, aprono un secondo capitolo. In realtà nelle prime annate a Udine, sottostando alle direttive di diversi allenatori che si sono alternati in Friuli tra cui Oddo, Delneri e Iachini, De Paul continua a militare nelle aree più offensive del campo: seconda punta, trequartista o spesso ancora come esterno sinistro alto. Si stabilisce in maniera definitiva sulla linea di centrocampo, come mezzala, con l’arrivo di Igor Tudor nel marzo 2019, allenatore che viene confermato anche nella stagione successiva e che conferma anche la nuova dimensione calcistica di De Paul.

De Paul battaglia con Weston McKennie in Udinese-Juventus
De Paul battaglia con Weston McKennie (Foto: Andrea Bressanutti/LaPresse/Imago Images – OneFootball)

Da quel momento in poi, il numero dieci dell’Udinese non si muove più da quella posizione, dal cuore del centrocampo e della manovra della squadra. Non si muove più, ma in realtà fa muovere tutta la squadra a piacimento, orchestrando a mo’ di fisarmonica i movimenti fatti dai suoi compagni. Il piacere nel riuscire a incidere in maniera così profonda nel cuore della propria squadra lo porta anche a sperimentare il ruolo di regista, in cui è stato schierato in alcuni spezzoni di partita soprattutto da Luca Gotti, sedutosi sulla panchina friulana nel novembre 2019.

Da centrocampista centrale, abile nel dialogare con gli altri centrocampisti, nel valorizzare il movimento in profondità dell’esterno vicino a lui – basti vedere la crescita di Nahuel Molina in questa seconda parte di stagione – e nell’incidere in verticale dialogando con le punte – la capacità di giocare spalle alla porta di Okaka ha sicuramente valorizzato questo aspetto – o con giocatori dall’alto tasso qualitativo, De Paul si è trasformato, diventando un centrocampista a tutto tondo.

Il centrocampista argentino nella trasferta contro l'Inter
Padrone del centrocampo (Foto: Francesco Scaccianoce/LiveMedia/Imago Images – OneFootball)

Anche solido e roccioso: De Paul ha reso più massiccio il suo fisico diventando influente anche in fase di ripiegamento, che prima faceva a fatica e che ora svolge con ordine, sapienza e decisione. Ma nasce tutto dal cambio di mentalità, dalla maturazione avvenuta nella propria testa che l’ha reso un giocatore che ha avvertito nei suoi piedi e nei suoi muscoli la possibilità e responsabilità di mettersi sulle spalle una squadra composta da altri dieci calciatori. Un processo che probabilmente ha potuto svolgere e completare, con calma, soltanto in un contesto raro come quello di Udine: indubbiamente troppo stretto per le scintillanti giocate del numero dieci, ma anche fortemente calzante per quello che è stato un percorso di crescita necessario.

Guardando le statistiche, un dato davvero curioso delle prestazioni di De Paul riguarda i gol e gli assist. Nove gol e nove assist in campionato nella stagione 2018/2019 (la prima in cui ha cominciato a entrare in confidenza, sul finire dell’anno, con il ruolo di mezzala), sette gol e sei assist nella stagione 2019/2020, nove gol e nove assist nella stagione appena conclusasi. Le reti siglate e le reti propiziate vanno incredibilmente a braccetto: dati che probabilmente non hanno una motivazione specifica e sono soltanto belli da leggere a livello estetico, ma che confermano la totalità e la completezza a cui è giunto il calciatore argentino. Capace – e ora cosciente di esserlo – di incidere in ogni modo, in ogni zona del campo, e soprattutto in maniera indistinta. Con un gol, con un assist, con un calcio piazzato, con un cambio di campo per l’esterno opposto, con una giocata in verticale o anche con una corsa all’indietro in più, che in questo nuovo ruolo non può mai mancare.

Il futuro di De Paul

E ora? E ora De Paul è certamente pronto per cambiare il proprio status. Anche l’addio di Luca Gotti all’Udinese, l’allenatore che è stato sicuramente il più abile nel costruire un contesto di gioco che sapesse sprigionare tutto il talento del giocatore argentino, sembra voler suggerire una fine della sua parentesi all’Udinese. Troppo piccola la dimensione della società bianconera, troppo periferica la sua posizione rispetto al calcio praticato ai massimi livelli.

De Paul esulta dopo un gol alla Dacia Arena
Il momento di una big (Foto: Imago Images – OneFootball)

Rodrigo De Paul calzerebbe a pennello non solo in tutte le big italiane, che non a caso lo hanno avvicinato già nelle passate finestre di mercato come conferma ripetutamente il management friulano, ma anche in tante squadre europee di alto livello. De Paul è destinato in maniera irreversibile alla Champions League, a giocare partite dove militano stabilmente i grandi campioni. A prescindere dall’incertezza tecnica in vista della prossima stagione, servirebbe alla Juventus, che non ha un centrocampista in grado di incidere in questa maniera sulla manovra offensiva della squadra. Servirebbe anche all’Inter, e anzi sarebbe perfetto per il gioco di Conte, nonostante il trio titolare nerazzurro sembri inamovibile. Servirebbe al Milan in caso di addio di Calhanoglu, e anzi sarebbe un investimento che confermerebbe la bontà del progetto tecnico rossonero. Sarebbe spettacolare e davvero intrigante vederlo anche in un contesto come quello atalantino.

La verità è che Rodrigo De Paul starebbe bene più o meno ovunque. Tolte forse le migliori 4/5 squadre che compongono l’élite del calcio europeo, De Paul calzerebbe a pennello come centrocampista titolare anche in squadre del blasone di Atletico Madrid, Manchester United, Borussia Dortmund. Quest’estate è lecito aspettarsi un suo passaggio in una di queste realtà sopracitate. Non solo è lecito, ma è anche un fatto che finalmente meritiamo di osservare.

Per anni, le qualità tecniche di De Paul sono state evidenti, ma mai come negli ultimi due anni queste qualità sono passate in secondo piano di fronte alla maturazione mentale del giocatore, confermata anche dalla fascia di capitano che ora veste al braccio. Ora De Paul sembra voler mettere la sua abilità calcistica a servizio della squadra in ogni minuto della partita e della stagione, come avvenuto quest’anno: ora è più solido, più maturo e più continuo in ogni fase di gioco, e di conseguenza anche le sue innate qualità balistiche hanno vissuto un’ulteriore evoluzione. Sembrava impossibile da predire anni fa, ma negli ultimi due anni De Paul è diventato un centrocampista completo a tutti gli effetti. Completo e soprattutto infinitamente più forte: ora lo aspetta il calcio di altissimo livello, e nessuno più di lui poteva meritarselo.

Autore

24 anni a base di fùtbol e racchette, ma anche dell'altro (forse). Sapevo tutte le capitali del mondo, poi è arrivato Timor Est. Fermo oppositore degli anglicismi inutili.

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