Dallo scorso marzo, ossia dal momento in cui il goal di Trajkovski ci ha estromesso per la seconda volta consecutiva dai Mondiali, si è tornato a parlare di come il movimento calcistico italiano sia arretrato e non più in grado di generare giocatori di prima fascia. Oltre alle lamentele non si sono viste grande soluzioni all’orizzonte, e, dato che non siamo un paese adatto a delle rivoluzioni in qualsiasi campo, allora forse converrebbe cercare nel breve periodo soluzioni ragionevoli che possano quanto meno ridare una certa credibilità tecnica al nostro calcio.
Per questo motivo una buona base di partenza sarebbe quella di dare quanta maggiore visibilità possibile a giocatori che non hanno ancora trovato spazio in serie A o nei principali campionati europei. Su questa scia troviamo Samuele Birindelli, terzino destro che, dopo aver sfiorato la promozione in serie A con il Pisa, troverà modo di disputarla proprio con la squadra che ha battuto i toscani nella finale dei play-off, ossia il Monza di Giovanni Stroppa.
Un prototipo italiano di terzino moderno
Per avere una sintesi delle qualità di Samuele Birindelli possiamo prendere come riferimento l’azione del gol con cui il Pisa ha sconfitto il Benevento nella semifinale di ritorno degli ultimi play-off di serie B.
Per prima cosa il terzino del Pisa mostra una ottima capacità nel sapersi muovere con la propria linea difensiva senza perdere coscienza del movimento senza palla di Improta, per cui si frappone tra il pallone ed il giocatore del Benevento intercettandolo per dare il via ad un immediato ribaltamento.
Una volta riconquistata palla, Birindelli si lancia in una corsa palla al piede sfruttando un momento di indecisione dei centrocampisti sanniti, questa corsa lo porta in pochi secondi ad avanzare di 40 metri superando due linee avversarie per poi servire Puscas al lato della linea difensiva del Benevento, aprendola e consentendo al rumeno di servire a Benali l’assist che sblocca la partita.
In una sola azione abbiamo visto un compendio delle qualità del giocatore pisano: la capacità di intercettare i palloni, la sua grande velocità palla al piede, la capacità di muovere la palla in avanti sempre con lo scopo di creare i presupposti per una situazione pericolosa in attacco.
Sono tutte qualità richieste ad un terzino moderno, anzi contemporaneo: in un calcio in cui gli spazi al centro del campo si restringono, in maniera ossimorica la centralità del gioco tende a vertere sulle zone laterali del terreno di gioco, per cui chi parte da quella posizione di campo è chiamato a maggiori responsabilità, ed il calcio italiano si è fatto trovare abbastanza impreparato in tal senso.
Il fatto di avere in Italia un giocatore in grado di mettere insieme più compiti partendo da una posizione di terzino destro rende Birindelli un giocatore quasi unico nel panorama calcistico nostrano, e per questo motivo è sorprendente non averlo visto ancora all’opera nella massima serie.
I compiti di Birindelli
Quando si parla dei compiti richiesti ad un terzino nel calcio contemporaneo, questi variano a seconda dello schieramento della squadra e del modo in cui essa cerca di far avanzare il gioco. Al terzino può essere richiesto di essere parte della costruzione dell’azione (vedi Pavard o Cancelo) e quindi occupare zone più interne del campo per aiutare lo sviluppo del gioco, oppure spingersi in avanti ad offrire ampiezza (vedi Alexander-Arnold e Robertson) per rifinire lateralmente il gioco (definizione più bella ed esaustiva rispetto a crossatori).
Samuele Birindelli ha preso alcuni aspetti di queste due macro-aree tralasciandone altri: il modo di giocare del Pisa – la squadra con meno passaggi effettuati della serie cadetta nella scorsa stagione – lo ha spinto a diventare una via di mezzo tra il terzino-costruttore ed il terzino-rifinitore.
Una volta che entra in possesso di palla, il gioco previsto da D’Angelo a Pisa non prevede lunghe fasi di possesso, bensì crea movimento a centrocampo al fine di verticalizzare rapidamente l’azione, e sotto questo aspetto Birindelli bene si integra in questo contesto fino ad averne plasmato le sue caratteristiche.
Si può facilmente evincere anche a livello numerico quanto sia forte il senso di iniziativa quando Birindelli entra in possesso del pallone. Confrontandolo con gli omologhi del campionato cadetto, il giocatore del Pisa si attesta sui valori più elevati in entrambe le situazioni: la lunghezza media dei suoi passaggi è tra le più alte dei suoi omologhi in cadetteria, tanto quanto i suoi avanzamenti con la palla al piede.
Di quest’ultima qualità ne abbiamo visto un saggio in fase introduttiva nell’azione che ha portato al goal contro il Benevento. La sua grande forza nel partire palla al piede è forse l’elemento più accattivante del modo di giocare di Birindelli, a maggior ragione quando riesce ad andare in accelerazione sostanzialmente partendo da fermo; fossimo su una recensione di Quattroruote il nuovo acquisto del Monza otterrebbe il massimo della valutazione per quel che riguarda l’accelerazione da 0 a 100 km orari, un aspetto non comune a molti terzini di spinta che, invece, vengono sfruttati meglio quando serviti già in corsa.
A livello di rifinitura, invece, i valori di Birindelli sono molto bassi (4 cross effettuati a partita con una percentuale di accuratezza di poco superiore al 30%) ma è una conseguenza della sua interpretazione del ruolo: usa i suoi strappi per far avanzare la squadra in campo e meno per correre sul fondo e cercare il cross, tanto che quelli che compie sono per lo più effettuati dalla trequarti dal mezzo spazio di destra, indirizzati sui movimenti della punta sul secondo palo.
Per questo motivo è molto difficile categorizzare Birindelli in una tipizzazione specifica data dalle sue funzioni in campo, gioca in maniera più diretta e verticale di un falso terzino mentre facilita ma non è protagonista della fase di rifinitura dell’azione.
Come se la cava in difesa?
Messe in risalto le qualità di Birindelli nel possesso palla, vanno anche valutate le sue qualità difensive, non propriamente un aspetto secondario in un giocatore che in fase di non possesso è parte della linea difensiva della squadra. Tanto più in Italia, dove sono stati bocciati terzini anche di valore mondiale al grido di “Ma la sa fare la diagonale?”.
Quando la sua squadra gioca in situazione di difesa posizionale (ossia quando è schierata con le linee a protezione della propria area di rigore) Birindelli è sempre molto attento a tenere la linea togliendo agli avversari l’opportunità di attaccare gli spazi alle spalle, se poi l’avversario non potendo attaccare centralmente decide di aprire il gioco lateralmente, il suo passo gli permette di aprirsi rapidamente per andare ad ostacolare l’iniziativa del giocatore esterno avversario.
Questa sua capacità è ben rappresentata numericamente dal numero sostanzioso di palloni recuperati mediante intercetto, un aspetto che si accoppia alla sua capacità di essere molto difficile da battere nei duelli individuali, sia per la sua capacità di togliere all’avversario diretto lo spazio necessario a trovare la giocata individuale, sia per quella velocità che abbiamo potuto apprezzare con la palla tra i piedi, che torna utile per recuperare la posizione o per recuperare qualche metro di svantaggio di partenza nei confronti dell’avversario diretto.
Dove, invece, Birindelli mostra delle difficoltà su cui è chiamato a migliorare, è probabilmente nel gioco aereo: le statistiche ci dicono che la percentuale di duelli aerei vinti è pari al 38,24% (che si riduce a 36,8% se riduciamo il campione ai duelli nella propria metà campo).
Osservando l’atteggiamento del terzino pisano nei duelli aerei, il problema risiede molto probabilmente nella difficoltà a mantenere la posizione nel duello, difatti molti di questi duelli persi non nascono da problematiche relative all’elevazione quanto al fatto che spesso e volentieri l’avversario diretto riesce a spostarlo fisicamente, un po’ come se il corpo restasse in una posizione troppo statica e mal orientata rispetto alla posizione del contendente.
Queste sue difficoltà non incidono, tuttavia, quando si tratta di andare a chiudere in diagonale sui cross avversari, dove i suoi limiti nei duelli aerei diretti vengono compensati dalla sua capacità di sapersi muovere con la linea difensiva e leggere la giocata in anticipo potendo quindi chiudere l’avversario prima di generare il duello aereo.
Cosa aspetta Birindelli al Monza?
Il sogno di Birindelli sarebbe stato quello di calcare per la prima volta i campi di serie A con la squadra della sua città di cui deteneva anche la fascia di capitano, ma la notte del 29 maggio non ha reso possibile questo sogno, e così la scelta del terzino è stata quella di accettare le lusinghe della squadra che aveva sottratto quel sogno alla sua città, ossia il Monza.
Non è stato un divorzio sereno quello tra Birindelli ed il Pisa, ma nell’estate in cui compie 23 anni l’accesso alla massima serie non poteva essere procrastinato ulteriormente dopo aver mostrato a chiare lettere il proprio valore in queste stagioni di serie B.
Ora Birindelli è atteso da una sfida molto importante, non solo per il salto di categoria ma anche perché si troverà a giocare in un contesto tattico decisamente diverso rispetto a quello proposto da D’Angelo a Pisa. Anzitutto a livello di modulo di base, si passerà da una difesa a 4 ad una difesa a 3, cosa che rende parecchio interessante il discorso su come Stroppa cercherà di utilizzare al meglio le qualità di Birindelli.
Le sue capacità di conduzione della palla e di corsa possono essere sfruttate sia per essere schierato da esterno del 3-4-1-2 ed occupare tutta la fascia, ma non sarebbe sorprendente se il tecnico della squadra brianzola decidesse di sfruttare la sua capacità di battere le zone interne del campo per schierarlo come “braccetto” della linea a tre di difesa, dove potrà interpretare il ruolo in chiave ultra-moderna, come abbiamo avuto modo di apprezzare nell’ultima stagione con Alessandro Bastoni.
La capacità di Birindelli di poter svolgere diverse funzioni lo rende un elemento che potrebbe diventare oggetto di importanti esperimenti da parte dei suoi allenatori in futuro. Questo primo anno di serie A ci dirà se le aspettative che riponiamo su di lui in qualità di terzino al passo con le necessità del calcio europeo saranno rispettate o se, ancora una volta, ci toccherà derubricare le nostre aspettative ad una mera illusione.