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Quando lunedì nel primo pomeriggio abbiamo iniziato ad assistere alla lunga serie di sorteggi delle competizioni europee, in molti erano focalizzati sugli ottavi di Champions. Sappiamo tutti come è andata, con la UEFA che ci regala una nuova dimostrazione di inefficienza organizzativa proprio nell’anno in cui ha ridisegnato le coppe europee nel modo adatto a stabilire le gerarchie del calcio europeo. Il sistema contenente anche Europa League e la Conference League rappresenta una bozza su come potrà essere il futuro del calcio, con tre competizioni europee da cui si può scendere e salire in base ai risultati ottenuti, un po’ come se fossimo di fronte ad una serie A europea (la Champions), una serie B (l’Europa League) ed un serie C (la Conference League).

Ad oggi la Genova calcistica si ritrova a vivere un periodo piuttosto difficile e a dir poco tumultuoso. Tanto sembra voler cambiare, salvo poi riapparire con diverse sembianze ma immutata sostanza. Non certo il momento migliore per un Derby della Lanterna che rischia di avere ripercussioni immani sullo stato (e la stabilità) delle due squadre. Genoa-Sampdoria potrebbe rivelarsi come lo spiraglio di luce che risolleva dalle tenebre o, al contrario, la zavorra che fa sprofondare nelle tenebre

L’acquisto di Manuel Locatelli è stato accolto dalla tifoseria juventina all’unanimità con grandissimo entusiasmo. C’erano dubbi sul tipo di compiti per i quali Allegri potesse vederlo nel suo sistema, ma il valore e le dichiarazioni fatte dal classe ’98 erano abbastanza per il matrimonio con la causa bianconera. Sono, quindi, profonde le radici del desiderio juventino su un centrocampista che, quantomeno, aspira al livello del top player.

Una delle grandi verità che ci consegna il calcio degli ultimi decenni riguarda l’importanza del centrocampo nell’analisi delle potenzialità di una squadra. Anzi, per dirla in tono sentenzioso: ‘dimmi che centrocampo hai e ti dirò che squadra sei’. Una regola probabilmente non ferrea, con una serie di eccezioni che possono subitaneamente saltare alla mente, ma una tendenza piuttosto confermata da chi sta dominando in questi anni sia la Serie A che il calcio internazionale.

Quella di domenica scorsa a San Siro è stata una doppia sberla: non solo la prima sconfitta stagionale per mano dell’Inter di Simone Inzaghi, ma anche il grave infortunio che terrà fuori per mesi Victor Osimhen. Il Napoli è chiamato a reagire immediatamente per non buttare al vento il vantaggio conquistato col sudore in questo avvio di campionato. Il destino vuole che sulla sua strada ci sia un allenatore che prima si è fatto amare e poi odiare dalla città di Napoli: Maurizio Sarri.

È una mattina fredda come le altre. Il gelo da anni avvolge ormai il mondo intero, ma lì si sente con più veemenza. Perché lì non c’è nemmeno un briciolo di calore. Non c’è umanità. Ci sono solo la sofferenza, il dolore. La crudeltà. La neve ricopre ogni cosa fuori. La terra, le strutture dove comodamente riposano i carnefici e quelle dove sono stipate le vittime che, spoglie e tremolanti, si svegliano nella morsa gelida di un nuovo giorno. Qualche fiocco continua a scendere, si deposita sul volto e sul capo di quegli scheletri che escono dai capanni e si ordinano in fila indiana. I loro piedi strusciano nella neve. Quasi si affossano perché non hanno nemmeno la forza di sollevarsi. Una lunga coda grigia si muove piano piano, davanti a loro un ufficiale che li guida. Verso dove qualcuno si domanda. Ma quasi tutti in cuor loro sanno già la risposta.

La cessione del titolo sportivo della Florentia San Gimignano al patron blucerchiato Massimo Ferrero è una ferita, per moltissimi versi, ancora aperta. Nonostante la neonata Sampdoria Women stia regalando indubbie soddisfazioni e sia la squadra più interessante del campionato fino a qui, ci sono realtà che non possiamo dimenticare. Non possiamo farlo per il semplice fatto che rappresentano un pezzo di storia genuina di quell’ecosistema calcio di cui oggi facciamo fatica a ricordare il volto. Per capire la ragione che sta dietro all’estinzione figurativa di società come la Florentia è necessario fare un passo indietro e comprendere la ratio a monte della compravendita del titolo sportivo di una società nel caso specifico del calcio femminile italiano.

Un mesetto fa, in una di quelle tipiche serate autunnali di Champions League in cui in 90 minuti è condensato tutto il meglio che il calcio europeo può proporre, Real Madrid e Ajax disputavano la terza gara del loro rispettivo girone. Per entrambe era una partita particolarmente importante: i madrileni andavano in scena a Donetsk dopo l’inattesa sconfitta casalinga contro lo Sheriff; l’Ajax, dopo aver vinto le prime due gara, ospitava all’Amsterdam Arena il Borussia Dortmund, anch’esso a punteggio pieno, nel primo dei due atti che con molte probabilità avrebbero decretato la vincitrice del gruppo C. Dopo un lungo ma placido accerchiamento, il Real sfonda la resistenza ucraina sfruttando un goffo autogol di Kryvstov, mentre qualche minuto prima anche ad Amsterdam un autogol aveva inaugurato quello che sarebbe stato un trionfo storico per i lancieri. La punizione da cui scaturisce lo sfortunato autogol di Reus nasce da un’iniziativa di Antony.

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