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Alcuni studi di psicologia inglesi hanno dimostrato che esiste una sindrome che si potrebbe chiamare “dell’ultimo minuto”. Essa descrive tutte quelle azioni che vengono svolte allo scadere del tempo, il giorno prima della data di scadenza, una volta che l’ora X è già passata. Lo studio dimostra anche che ci sono delle personalità-tipo che sono tipiche dell’atteggiamento di rimandare fino all’estremo. Fanno così gli adrenalinici – lavoro bene se sono sotto stress – , i perfezionisti – faccio le cose alla fine perché devo curare tutto al dettaglio – , oppure ancora il multitasker – svolgo mille cose insieme e le completo tutte al tempo limite.

Chissà se i dirigenti del Milan rientravano in una di queste macro categorie quando acquistarono il nuovo centrocampista nell’estate del 2011 appena l’ultimo giorno di calciomercato. A giudizio dei tifosi rossoneri però la società non fu né adrenalinica né perfezionista, anzi, si accontentò di un Antonio Nocerino qualunque in mancanza di alternative.

La pausa Nazionali appena conclusasi è stata una nuova occasione per apprezzare e ammirare il contesto tecnico-tattico costruito da Roberto Mancini, in poco meno di tre anni, con l’Italia. A meno di tre mesi dall’inizio dell’Europeo, ci sono una serie di innumerevoli motivi per essere fiduciosi sul cammino azzurro nella competizione: da quando si è seduto sulla panchina italiana, il CT è riuscito in poco tempo a innestare dei principi di gioco ben chiari e riconoscibili nella truppa azzurra, che è variata piuttosto frequentemente nel corso di questo triennio.

Raccontare Johan Cruijff e cosa rappresenti ancora oggi per il gioco del calcio, è operazione assai complessa. Quasi quanto il tentativo di replicare quel sistema, definito “totale”, che negli anni ’70 ha segnato un’epoca, definendo un prima e un dopo nel gioco più bello del mondo. Una rivoluzione di cui Johan era il principale artefice e il migliore interprete. Molto più semplicemente, ne era l’immagine più efficace ed espressiva. Il profeta di una nuova religione calcistica che metteva insieme ordine e creatività, forza fisica e cervello, tradizione e innovazione. Ma non corriamo troppo. Come per quel mitico sistema, servono disciplina e organizzazione (oltre che talento e tecnica). E quindi procediamo con ordine.

Spesso per tratteggiare le caratteristiche della personalità umana si usa il gioco degli opposti: furbo/ingenuo, intelligente/stupido, onesto/ipocrita, umile/superbo. Una delle dicotomie più sottili e sfumate è quella che contrappone la timidezza alla spavalderia. Mentre altri tratti personali sono in un certo senso immanenti, parte fondante della persona, il timido e lo spavaldo possono ritrovarsi nello stesso corpo a seconda dei momenti e delle situazioni.

Troppo spesso, il successo sportivo è effimero. Basta un attimo. Siglare un goal, appoggiare gli spicchi nella retina, andare a muro contro lo schiacciatore. Scegliete voi l’istantanea, l’esito è puntualmente il medesimo: si alza un trofeo e talvolta ce ne si dimentica. Per fortuna, esistono le cosiddette eccezioni che confermano la regola. Brian Howard Clough può confermarlo.

Il 14 dicembre 2019, Gennaro Gattuso siede per la prima volta sulla panchina del Napoli. I partenopei 4 giorni prima hanno legittimato il passaggio del turno in Champions League superando per 4-0 il Genk, ma in campionato stanno vivendo una crisi profondissima. L’ultima vittoria risale al 19 ottobre e Aurelio De Laurentiis decide che il brillante cammino europeo non basta per confermare Carlo Ancelotti.

Quando il 20 agosto 2020 l’arbitro Juan Luca Sacchi ha fischiato tre volte all’interno di un Alberto Picco privo di spettatori, il tempo si è fermato. Qualche attimo crudele si è trasformato in un’estasi senza precedenti: festeggiare una promozione con una sconfitta, esultare sentendo solo le urla dei giocatori. Svariate antinomie nel paradosso principale: a La Spezia si è festeggiata la prima promozione in un campionato che, in circostanze particolari, si era già vinto.

Diciotto anni. Un’attesa interminabile. Un tempo che ha faticato a scorrere, ma che è passato inesorabile. Quel pomeriggio del 17 giugno 2001 finalmente quei diciotto anni acquisiscono un senso, quel frenetico incedere del tempo si appiattisce, si cristallizza e spazza via quello snervante ritardo.

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