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Sono già passati ben tre anni dall’incredibile eliminazione subita dall’Italia per mano della Svezia alle Qualificazioni dei Mondiali 2018. Lo spareggio di ritorno dei Playoff a San Siro può essere considerato a furor di popolo il momento più basso vissuto dal movimento calcistico azzurro, o quantomeno a pari merito con gli schiaffi, letterali e non, presi con l’Irlanda del Nord a cavallo tra il 1957 e 1958.

Bergamo ha imparato a conoscere la Champions League. Senza spettatori, certo, ma le gioie calcistiche che solo la massima competizione europea può raccontare sono arrivate nelle case dei tifosi atalantini nel corso della scorsa estate, con un’Atalanta corsara nella fase ad eliminazione diretta. Settimana scorsa, invece, non c’è stato spazio per le gioie. Solo dolori, per la precisione cinque, tre dei quali confezionati da Diogo Jota.

Dominik Szoboszlai sta impressionando tutti dall’inizio di questa stagione. Prima il gol contro la Turchia con la sua Ungheria, poi le due reti in Champions contro Lokomotiv e Atletico Madrid a testimoniare la bontà del desiderio non così nascosto del Milan di portarlo sotto la Madonnina. Ma, oltre ai gol, agli assist e alla clausola rescissoria, perché piace così tanto in giro per l’Europa? 

Nell’estate 2019, ancora lontani dall’emergenza sanitaria, il Manchester United si è assicurato le prestazioni di Harry Maguire versando 87 milioni di euro nelle casse del Leicester. Oggi il centrale classe ’93 veste la maglia numero 5 dei Red Devils e sfoggia la fascia da capitano sul braccio sinistro. Qualcuno mugugna dalle parti di Old Trafford. Perché? Il povero Harry porta la divisa che un tempo fu di Rio Ferdinand, non un giocatore qualunque per i tifosi…

Da quando in casa blaugrana è stata presa la decisione di licenziare Quique Setién, subentrato in corso durante la passata stagione, si è assistiti (e si sta assistendo) ad un cambio di mentalità che incontra passato e futuro, in un solido legame tra catalani ed olandesi. L’ultimo portavoce di questo filo di Arianna tesso al Camp Nou è Ronald Koeman, che per la fascia destra del suo Barcellona non ha voluto altri se non Sergiño Dest.

Amburgo è una città dal sapore particolare. Da sempre crocevia di popoli, molo commerciale, centro vivace e movimentato. Ogni mattina le navi arrivano, scaricano i propri container nello sconfinato porto cittadino e ripartono alla volta della distesa blu innanzi a loro. Piano piano tutta la città si sveglia, i quasi due milioni di abitanti che la popolano riprendono la propria vita frenetica sulle sponde dell’Elba. Si percepisce quel nobile retaggio che anima la sua gente, quell’orgoglio di essere una punta di diamante del Vecchio Continente. Uno dei nodi cruciali della Lega Anseatica, un punto di riferimento per l’intera economia mondiale.

Sin dagli albori, uno degli aspetti fondamentali e più romantici del calcio sono state le maglie da gioco. Pochi centimetri di stoffa, in cui è racchiusa, però, l’essenza di una squadra: i suoi colori, lo stemma (non a caso quasi sempre all’altezza del cuore), i nomi dei campioni che la indossano. Una combinazione capace di fare breccia nella mente di ogni tifoso e rimanerci per sempre.

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