L’impoverimento tecnico che ha intaccato il campionato di Serie A (e più in generale il calcio italiano) negli ultimi tre lustri circa è un fatto pressoché assodato. Il grave calo del calcio nostrano si è acuito in particolare nella prima parte degli anni Dieci, per poi trovare un lento ma progressivo rialzo negli anni successivi. Nonostante ciò, il ritardo accumulato a causa di quegli anni bui costringe la prima serie del Belpaese a pagare ancora un ritardo rispetto alle migliori leghe europee, stazionando in una posizione di subalternità che spesso lo rende un mero trampolino di lancio per le carriere di calciatori dalle prospettive particolarmente rosee. Gli ultimi casi di elementi quali Molina, Scamacca, de Ligt, Hickey o Theate, tutti partiti nella sessione di mercato estiva verso società estere, sono emblematici del ruolo della A quale campionato di sviluppo per le qualità di questi forti giocatori che però vedono il campionato nato nel 1929 come una tappa di passaggio. In questo momento la cosa più saggia che possono fare molte squadre di Serie A è accettare questa condizione e comportarsi di conseguenza, coltivando al meglio il talento. In questo articolo analizziamo i casi di cinque calciatori, giovani in Serie A attesi alla riconferma per poter eventualmente affermarsi come calciatori dal sicuro futuro.
Capire l’ordine di grandezza di qualcosa che ci è estremamente vicino, è complesso. Siamo spesso portati a sottovalutare quello che diamo per scontato; la stranezza sarebbe se ciò a cui siamo abituati venisse clamorosamente meno. Marek Hamsik è stato per più di un decennio uno degli uomini cardine di una squadra di media-alta classifica in Italia. Una squadra che prima di lui, solo con Maradona e Careca aveva accarezzato (e in quel caso anche conquistato) il sogno di essere Campione d’Italia. Una squadra che – anche per questioni prettamente geografiche, in una nazione che tende sempre a considerare poco o nulla ciò che avviene sotto Roma – per anni è stata a bazzicare tra la C e la B. Per noi italiani insomma, Hamsik era banale. Solo una volta andato a svernare tra la Cina, la Svezia e la Turchia, con le giuste distanze fisiche e cronologiche, si è avuta (forse?) la percezione completa del giocatore devastante che è stato lo slovacco.
In questo particolare periodo storico, ricco di stranezze e paradossi, l’Italia calcistica può vantare la sua personalissima tragedia sportiva anche nel 2022: il mancato approdo ai mondiali della nazionale. Da buoni italiani abbiamo fatto un bel processo sul perché, anche se probabilmente è più semplice di quanto non vogliamo accettare. I problemi sistemici del nostro calcio sono un argomento da affrontare tutti i giorni, al posto delle polemiche arbitrali, anziché una volta ogni quattro anni. Comunque sia, perché non parlare di un ragazzo di chiaro talento, che ha fatto la trafila delle nazionali giovanili italiane ed è riuscito a rompere quella strana barriera invisibile che impedisce ai cosiddetti under di giocare in A?
Se vogliamo fare una classifica tra gli eventi che hanno ispirato la letteratura e la cinematografia sportiva, la vittoria dell’Italia ai Mondiali del 1982 rientra nell’immaginario collettivo in un podio ideale assieme all’Italia-Germania 4-3 dell’Azteca e il match di pugilato tra Mohammed Alì e George Foreman a Kinshasa.
L’inizio della Champions League, nella mente dei tifosi italiani, è fissato attorno al 10 di settembre. Le scuole iniziano, le temperature si raffreddano, si iniziano a passare i martedì e i mercoledì sera sul divano. Qualcuno più sfortunato ha visto la sua squadra iniziare – e a volte terminare – il suo percorso in una calda serata di fine agosto, quando ancora le italiane disputavano il play-off. I turni prima? Territorio sconosciuto, che al massimo si incrocia accendendo la tv dell’albergo croato o greco in cui sei in vacanza, che trasmette il preliminare della squadra locale.
Tra le potenze calcistiche europee, un ruolo fondamentale è sicuramente rivestito dalla Francia. Quello transalpino è un movimento peculiare all’interno del mondo del pallone, è forse l’unico grande stato europeo che ha una Nazionale il cui valore trascende quello delle squadre di club. Una dimensione simile più all’Argentina e al Brasile che al resto delle selezioni del Vecchio Continente. Se Italia, Inghilterra, Germania e Spagna hanno almeno una squadra – in molti casi di più – la cui storia supera, o quantomeno eguaglia, quella della Nazionale di riferimento, in Francia non c’è alcun club di questo livello globale. Alcune squadre sono uscite fuori in determinati periodi, dal Marsiglia al PSG degli arabi, ma nessuna ha una tradizione tale da essere comparata a quella della Nazionale francese.
Arrivare a scadenza di contratto, nel calcio attuale, è ormai una pratica diffusa. Questo può avvenire per diversi motivi: mancato accordo con la società detentrice del cartellino, voglia (e agilità) di spostarsi a prescindere dall’offerta o, ancora, mancanza di volontà di entrambe le parti nel rinnovare il contratto in essere. Così si rientra poi nella categoria dei “parametro-zero” dicitura ormai super abusata, che citando l’Enciclopedia Treccani, indica l’acquisizione a titolo gratuito del cartellino di un atleta (da parte di una società sportiva).
Come ogni anno, in questo periodo inizia ad esserci grande fermento attorno al campionato di Serie C. Tra società che falliscono, squadre che non si iscrivono e altre che rinunciano alla promozione dalla Serie D, decine e decine di dirigenti e tifosi si prodigano in calcoli per capire a chi toccherà riempire gli spazi rimasti vuoti. Scorrendo il regolamento che norma il completamento dell’organico della prossima Serie C, si nota come la priorità venga data alle seconde squadre dei club di Serie A. Sì, proprio loro, la creatura nata tra le macerie di una FIGC commissariata all’indomani della mancata qualificazione al Mondiale 2018.
Tra le città più incantevoli e ricce di suggestione dell’Italia, un posto speciale è occupato sicuramente da Palermo. Capoluogo e simbolo di un’isola come la Sicilia che ha sempre costituito una sorta di microcosmo rispetto al resto del paese, come se finisse per costituirsi in uno spazio e in un tempo diverso rispetto al “continente”. Non a caso, la Sicilia ha una storia peculiare che spesso differisce da quella del resto dell’Italia e anche dopo il raggiungimento dell’Unità, l’isola ha continuato a viaggiare sui propri binari. A scrivere le pagine del proprio diario. La Sicilia rappresenta un capitolo a parte nella narrazione italiana, ha i suoi tempi, i suoi modi, le sue tradizioni e tutto un bagaglio emotivo e culturale che differisce in maniera importante dalle altre regioni d’Italia. Palermo si fa simbolo di tutta questa diversità, batte bandiera del retaggio culturale della Sicilia e, all’interno della tradizione stessa dell’isola, assume un ruolo speciale e particolare.
Il calciomercato come «regno dell’insecuritas totale», nonché principio ed essenza del calcio dell’epoca: così parlò Maurizio Mosca, controversa figura giornalistica ben lontana dalla miopia. Sentori e timori, poi il cammino verso un calcio odierno economicamente drammatico, insostenibile e, generalmente parlando, irragionevole.