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CALCIO ESTERO

Finalment, finally, eindelijk: Sergiño Dest

Da quando in casa blaugrana è stata presa la decisione di licenziare Quique Setién, subentrato in corso durante la passata stagione, si è assistiti (e si sta assistendo) ad un cambio di mentalità che incontra passato e futuro, in un solido legame tra catalani ed olandesi. L’ultimo portavoce di questo filo di Arianna tesso al Camp Nou è Ronald Koeman, che per la fascia destra del suo Barcellona non ha voluto altri se non Sergiño Dest.

Finalmente, l’ex roccioso difensore ed ora tecnico dei blaugrana, che i tifosi della Sampdoria ricordano bene per quel destro su calcio piazzato a Wembley, è riuscito nel suo intento. Quando allenava ancora la Nazionale olandese, infatti, ha indossato i panni del persuasore per convincere il terzino destro classe 2000 a sposare la causa degli Oranje.

Sergiño, però, nato da madre olandese e padre statunitense (dalle origini surinamesi, come Ruud Gullit e svariati altri talenti calcistici svezzati nei Paesi Bassi), ha voluto perseguire fino in fondo un obiettivo prefissato in giovane età. A sorpresa, vista la consistente differenza nel tasso tecnico tra Olanda e USA, nell’ottobre scorso Dest ha optato definitivamente per gli statunitensi, ottenendo il suo primo assist in Nazionale nel 4-1 contro il Canada del 15 novembre 2019. Il coraggio, dunque, non sembra mancare.

Tornando alle vicende dei club, abbiamo anticipato del riscatto di Koeman, che tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre ha convinto la dirigenza blaugrana a versare 21 milioni di euro nelle casse dell’Ajax, aggiudicandosi uno dei prodotti più talentuosi usciti prematuramente (e con cognizione di causa) dalla scuola Ajax, primo tassello nel puzzle che conferisce una visione unitaria nell’asse Amsterdam-Barcellona, i cui semi sono stati posti da Johan Cruijff.

Progresso pregresso biancorosso

Ajax, dunque. È con i biancorossi, infatti, che inizia la scalata verso le vetrine del calcio europeo da parte del nativo di Almere, una città posta sull’isola di Flevopolder, ad una cinquantina di chilometri di distanza dal centro nevralgico del Total Football, il De Toekomst. Letteralmente significa “Il Futuro“, ed è lì che Sergiño muove i primi passi nel mondo del pallone, eccezion fatta per qualche anno nell’Almere City.

È lì che lo svezzano, lo abituano ad una determinata filosofia calcistica. Ed è sempre lì che Erik ten Hag se ne innamora, decidendo di promuoverlo tra i grandi in occasione del Johan Cruijff Schaal, la Supercoppa Olandese. È il 27 luglio 2019 e l’avversaria è l’altra grande storica compagine biancorossa del Paese, Feyenoord escluso: il PSV. L’allenatore dei Lancieri, reduci da una stagione stellare in Champions League, punta sul solito Veltman a destra, schierando Dest sull’out di sinistra, dove ha collezionato qualche presenza durante le esperienze con il settore giovanile. Il numero 28 brilla e l’Ajax vince 2-0.

Dest - Johan Cruijff Schaal
Dest con il Johan Cruijff Schaal (Foto: Imago – OneFootball)

Il tecnico dei biancorossi, però, si sarebbe presto accorto di quanto le potenzialità del giocatore aumentassero vertiginosamente se schierato sull’altra fascia, quella in cui era più abituato a posizionarsi prima dell’approdo in prima squadra. Veltman, dunque, passa in mezzo alla difesa, con il ruolo di terzino destro che viene consegnato nei piedi di Dest, impegnato sull’altro lato solamente in altre due gare (contro il Twente in Eredivisie e contro il Telstar in KNVB Beker, la Coppa d’Olanda).

La risposta, manco a dirlo, è nei numeri: il neo arrivato ottiene 2 reti e 6 assist nel corso della stagione, tastando anche i manti erbosi in giro per l’Europa, con il debutto nella fase a gironi di Champions League che avviene nel 3-0 casalingo contro il Lille del 17 settembre 2019. Una stagione, la prima con quella maglia addosso, indiscutibilmente da promuovere.

L’inizio di un percorso, la genesi di una scalata sulla falsa riga delle esperienze dei vari de Jong, de Ligt e van de Beek, per citarne alcuni. Poi, però, sono arrivate le nuove pressioni di Koeman, ma senza Nazionale all’interno dell’opera di convincimento: il Barça è una lettera troppo allettante per essere rispedita al mittente.

Dest nella sfida casalinga al Chelsea (Foto: Dean Mouhtaropoulos/Getty Images - OneFootball)
Dest nella sfida casalinga di Champions League contro il Chelsea (Foto: Dean Mouhtaropoulos/Getty Images – OneFootball)

Abituato a divertirsi

Aria di casa. Senza mulini a vento, canali, miriadi di biciclette o canali che tagliano in due l’agglomerato urbano come ad Amsterdam, ma la stessa sensazione d’accoglienza. Barcellona non diventa solo un sogno che si realizza, bensì un tappa raggiunta dal destino. D’altronde, come anticipato in precedenza, c’è un filo sottile che lega queste due città, proprio attraverso il pallone: Dest è l’ultimo corridore nella staffetta a portare il testimone.

Se ne accorge al momento della sua presentazione, quando dai canali social dei biancorossi arrivano video e grafiche degne dei migliori convenevoli. Nel mentre, l’ingresso in uno dei palcoscenici calcistici più affascinanti che possano esserci sulla faccia della terra: Camp Nou, Dest ed uno zerbino che riporta alla mente le parole dell’artefice del filo di cui sopra.

Uscite e divertitevi.

"Uscite e divertitevi"
“Uscite e divertitevi” (Foto: Twitter @FCBarcelona)

Queste semplici ed immediate parole del Profeta Johan Cruijff sono la perfetta rappresentazione di cosa incarna il Barça, di quello stile di gioco che antepone la vittoria, non esattamente un’ossessione come dalle parti di Madrid. Si tratta di una sensazione che, ancora una volta, Sergiño conosce: in maglia Ajax si è reso conto di quanto sia importante divertirsi e far divertire.

Nonostante sia stata parte integrante della filosofia blaugrana per svariati decenni, questo stile di gioco, però, nell’ultimo periodo sembra mancare. A nulla è servito l’ingaggio a sorpresa di un guru del calcio palla a terra e transizione ragionata come Setién, il quale con il Las Palmas prima e con il Betis poi aveva allietato i cuori dei tifosi iberici.

Ad agosto, dunque, con la tremenda eliminazione in Champions League da parte del Bayern Monaco, si è deciso di puntare su un volto noto, che possa traslare l’esortazione di Cruijff dal campo di allenamento al manto erboso dell’arena blaugrana, passando per gli spogliatoi, laddove risiede l’anima del gruppo. Servirà del tempo, ma i semi sono piantati. Un’altra volta ancora.

Dest - Clasico
Dest nel suo primo Clásico (Foto: Alex Caparros/Getty Images – OneFootball)

Confia en Dest

E Dest, dove si colloca in questa visione di crescita e sviluppo calcistici? Beh, lo statunitense nato in Olanda ha le carte in regola per emergere come il terzino destro per antonomasia nel 4-2-3-1 ipotizzato da Koeman in quest’avvio di stagione. Al Barcellona è sempre servito un laterale di spinta, che potesse accompagnare la manovra con dribbling, velocità e propensione offensiva. Dani Alves vi ricorda qualcosa?

Il brasiliano passato anche dalla Juventus, oltre ad essere uno dei calciatori più titolati della storia, destino vuole essere proprio la fonte d’ispirazione maggiore per il nuovo numero 2 dei catalani. E non è un caso se il suo stile di gioco è plasmato nei minimi dettagli a quello del suo storico predecessore sulla fascia destra dei blaugrana.

Ha un ottimo dribbling nello stretto, sa dialogare con i compagni (specialmente grazie alla vicinanza tattica con Miralem Pjanic, schierato finora come palleggiatore sulla mediana) e risulta imprevedibile non solo in velocità, ma anche da fermo. Le somiglianze con Dani Alves, dunque, non si limitano a spiccate accelerazioni o ad un comparto di dribbling assimilabile a quello di un fantasista: la capacità di inserirsi nel contesto di squadra, ragionando nell’ottica di una costruzione di gioco, è insito nel terzino statunitense, cresciuto a pane e Total Football.

A Dest serviva una sfida eccitante come quella che vivrà a Barcellona, ed indovinate? Al Barcellona serviva un terzino come Sergiño Dest. Non si sono accontentati di un clone, Koeman ha spinto per l’originale. Nato olandese, divenuto statunitense e pronto ad una nuova vita da catalano.

Per il corso della Rambla diranno finalment, dall’altra parte dell’Oceano finally ed in mezzo ai canali, a sviare tra una bici e l’altra, un tanto anticlimatico quanto familiare eindelijk. La sostanza, in qualsiasi lingua la si voglia affermare, rimane la medesima. Sky’s the limit, in Dest we trust.

Autore

Classe 2000, scrive di calcio e basket, in attesa degli straordinari di aprile. Dall'estate 2020 dirige la redazione di Riserva di Lusso. È l'autore de "Il pipistrello sulla retina".

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