Nella confusione che ha investito il campionato di Serie A post Calciopoli prima e calcioscommesse poi, una delle chiavi principali della ripartenza è stata la migliore attenzione riservata ai giovani da parte di società, media e addetti ai lavori.
Donnarumma e Hakimi sono partiti per altri lidi dopo aver avuto la possibilità di affermarsi nel nostro calcio. Investimenti importanti sono stati fatti per ragazzi come Tonali, Kulusevski, Lovato. Bastoni, Locatelli, Pessina, Chiesa e Raspadori si sono laureati campioni d’Europa con la nazionale e la stessa sorte sarebbe toccata a Zaniolo senza infortuni.
Con queste premesse proviamo a presentarvi cinque talenti Under 21 con cui il pubblico della Serie A potrebbe non avere ancora grande confidenza, ma con le potenzialità per ripercorrere la strada dei nomi sopracitati.
Ricci, l’oro dell’Empoli
Chi ha visto la partita tra Empoli e Juventus potrebbe legittimamente chiedere come mai Samuele Ricci si sia affacciato alla Serie A soltanto adesso, magari non accorgendosi che parliamo di un ragazzo che ha appena superato la soglia dei 20 anni. Di ragazzi di cui parlare nella rosa empolese ce ne sono tanti, su tutti Bajrami e Parisi meritano una menzione, ma Ricci rappresenta il fiore all’occhiello della società toscana e anche una luminosa speranza per il futuro in chiave nazionale.
Nel precedente campionato di Serie B mister Dionisi lo ha impiegato spesso e volentieri da mezzala. Andreazzoli invece lo vede in posizione centrale, da vertice basso davanti alla difesa, e per ora ha confermato di essere in grado di potersi affermare proprio in quella posizione. Del resto la capacità di gestire i tempi di circolazione del pallone e di leggere le situazioni, e la facilità con cui alterna gioco lungo e corto ne fanno il regista perfetto. Fisicamente Ricci è un calciatore della media, ma in fase difensiva è in grado di compensare le proprie debolezze – parliamo di un ragazzo che non va oltre il metro e settantacinque – con aggressività e abilità nel posizionarsi.
Ciò che lo rende invece comunque efficace come intermedio è la capacità, da vero box-to-box per dirla all’inglese, di progredire palla al piede e destreggiarsi con dribbling sia in spazi stretti che in velocità. Allo stesso modo, le sue doti di resistenza gli permettono di coprire grosse porzioni di campo in modo continuo senza perdere lucidità nelle giocate. Queste caratteristiche, unite al talento sia nello schermare la difesa che nel dettare i tempi proprio di un mediano, ne fanno il prototipo di centrocampista moderno.
Ciò non vuol dire però che non ci siano ancora mancanze da colmare, come ad esempio il rendimento sotto porta. Nella scorsa stagione infatti Ricci ha messo a segno soltanto 2 gol in una squadra capace di ammazzare il campionato sin dalle prime giornate. Un’altra qualità da acquisire dovrà necessariamente essere l’abilità nel gestirsi e scegliere le giuste corse da effettuare dentro i 90 minuti. Lo scorso anno ha pagato il suo gioco dispendioso con dei brevi periodi di appannamento che da punto fermo della squadra non potrà più permettersi in Serie A. Sicuramente Empoli, dove è calcisticamente nato e cresciuto, è la piazza giusta per crescere e ai centrocampisti negli ultimi anni ha portato parecchia fortuna. Chiedere a Zielinski, a Bennacer o magari a Paredes.
Sigurdsson, un talento di ghiaccio in laguna
Di questa lista Arnór Sigurdsson è sicuramente il giocatore con più esperienza a livello internazionale. Ala islandese di proprietà del CSKA Mosca, a 22 anni (classe 1999) vanta 14 presenze con la nazionale maggiore, 10 in Europa League e addirittura 6 in Champions League, compreso uno storico gol al Bernabeu.
Il CSKA, dopo una stagione in cui le presenze dalla panchina hanno superato quelle da titolare, ha scelto di mandarlo in prestito senza perdere il controllo sul cartellino, e il Venezia non ha esitato a farsi avanti. La politica societaria della compagine veneta ha portato a investire molto su giovani stranieri, basti pensare agli arrivi di Tessmann, Heymans e soprattutto Busio. In questo senso quindi quello di Sigurdsson è stato il coronamento di una strategia ben precisa. Per ora in campionato l’islandese è soltanto subentrato, complice anche una condizione non ottimale dovuta a dei problemi al ginocchio che ne hanno complicato la preparazione, ma ha già avuto modo di far vedere alcuni sprazzi interessanti.
Nonostante giochi indifferentemente sia a destra che a sinistra, le sue caratteristiche lo portano in ogni caso a venire dentro al campo cercando tracce di passaggio interne o di rientrare per andare al tiro con il destro in caso di partenza dal lato mancino. La tecnica e la rapidità di piedi non dovrebbero impedirgli comunque di creare problemi anche quando gli sarà chiesto di rimanere più vicino alla linea laterale, con un’interpretazione del ruolo più vicina a quella del compagno Johnsen. Altra dote da tenere d’occhio è la capacità di cercare e trovare lo scambio nello stretto e di inserirsi con ottimi tempi senza palla, caratteristica che si incastra perfettamente con lo stile di gioco della nuova punta dei lagunari Thomas Henry, molto abile nel lavoro di sponda.
Da limare sono ancora le corse senza palla e in generale la solidità quando si tratta di fase difensiva, così come l’adattamento al ritmo più asfissiante di un campionato come la nostra Serie A. Questo inizialmente potrebbe limitarne l’impiego dall’inizio, con Zanetti che potrebbe optare per delle soluzioni più pratiche fino a quando la squadra non avrà assimilato appieno i meccanismi. Siamo sicuri comunque che Sigurdsson, da titolare o a gara in corso, non mancherà di farci vedere quei colpi di classe che in questi anni hanno deliziato la Mosca rossoblù.
Ruggeri, sognando Gosens
Fa un po’ paura pensare che l’Atalanta possa avere il sostituto di Gosens in casa, ma vedendo giocare Matteo Ruggeri sorge più di qualche sospetto. Il ragazzo del 2002 cresciuto nel settore giovanile degli orobici già lo scorso anno aveva ricevuto dimostrazione di grande fiducia da parte di Gasperini, che non si è fatto scrupoli nel gettarlo dentro prima in Champions League contro il Liverpool, poi addirittura da titolare in campionato contro l’Inter, concedendogli poi altri spezzoni a minutaggio variabile nel corso della stagione.
Quest’anno la società del presidente Percassi ha preferito mandarlo in prestito alla Salernitana, dove sembra essersi già guadagnato un posto da titolare inamovibile nell’undici di Castori, che fino ad ora lo ha sempre impiegato. Se contro la Roma ha sofferto come tutta la squadra, nell’esordio contro il Bologna Ruggeri ha fatto un ottima impressione, mettendo in mostra il meglio del proprio repertorio. Fisicità e corsa gli permettono di destreggiarsi senza patemi sia da terzino sinistro, ruolo in cui ha giocato più spesso, che da quinto di centrocampo, dove lo abbiamo visto proprio nella sfida del Dall’Ara. In primavera gli è capitato anche di giocare nel terzetto di difesa con buoni risultati, anche se probabilmente gli manca qualche centimetro per poterlo fare con efficacia nel calcio dei grandi.
Come spesso succede ai giovani difensori, Matteo Ruggeri non è esente dalle disattenzioni e da qualche errata lettura dei movimenti avversari, specialmente quando viene attaccato alle spalle, mentre nell’uno contro uno è già adesso un giocatore di buona affidabilità. Ciò che a volte sembra mancargli per compiere lo step successivo è un po’ di cattiveria e decisione negli interventi. In questo senso la scelta di andare alla Salernitana sembra perfetta per accrescerne il bagaglio non solo tecnico, ma anche mentale, visto che si tratterà di una stagione per i campani tirata e sofferta fino alla fine.
Non si può concludere il profilo di Ruggeri senza parlare della sua miglior dote, cioè il suo piede mancino. Sia nelle giovanili – tra i vari campionati vanta un numero di assist che va oltre la decina – che nelle prime gare tra i professionisti ha messo in mostra notevoli capacità di cross sia dal fondo che dalla trequarti, con un perfetto equilibrio tra potenza e precisione. Considerando che al centro dell’aria in maglia granata stazionerà un centravanti vecchio stile come Simy, molto della stagione passerà per l’intesa che sapranno trovare i due.
Udogie, il destino è nel nome
Cresciuto nelle giovanili del Verona, con cui ha fatto tutta la trafila, Destiny Udogie è passato questa estate all’Udinese, complice anche la congestione sulla fascia sinistra in casa Hellas. Italiano a tutti gli effetti, seppur con chiare origini nigeriane, è proprio con la nazionale Under 17 che ha iniziato a farsi notare, giocando da assoluto protagonista l’Europeo del 2019 in cui i nostri azzurrini dovettero arrendersi soltanto in finale contro l’Olanda. Qualche giorno fa è arrivata anche la chiamata per l’Under 21 di Nicolato, una soddisfazione molto grande per un ragazzo così giovane (classe 2002) e che ha fatto praticamente tutta la trafila delle nazionali giovanili.
Come Nicolato, anche Luca Gotti sembra essere rimasto impressionato dal ragazzo, risultato particolarmente convincente in ritiro tanto da venire impiegato da titolare sia in Coppa Italia che all’esordio in Serie A contro la Juventus. Del resto le qualità di Udogie sono sotto gli occhi di tutti sin dai primi spezzoni giocati con la maglia del Verona nella scorsa stagione. Tanta forza fisica abbinata a una buona qualità e abilità nel correre sia con la palla che senza. Caratteristica quest’ultima che nella sua per ora verde carriera gli ha permesso di risultare utile in molteplici ruoli: non solo quello di terzino o quinto di sinistra, sua posizione naturale, ma anche da mezzala.
Ciò che non ha avuto ancora l’opportunità di mostrare, ma che sappiamo appartenere al suo bagaglio tecnico, è un sinistro davvero potente e preciso, che nelle categorie giovanili lo ha portato al gol con continuità importante visto il ruolo occupato in campo. Per una squadra come l’Udinese, orfana di De Paul e priva di grandi goleador, avere un contributo per ciò che riguarda le segnature anche da altre zone del campo potrebbe rivelarsi fondamentale.
Indubbiamente nella gara d’esordio contro la Juventus si sono intraviste emozione e un po’ di timidezza che non gli hanno permesso di affrontare nel migliore dei modi un avversario esperto e talentuoso come Cuadrado, e va considerato che per un giovanissimo alla prima vera stagione in Serie A potrebbero esserci tanti alti e bassi. Con la fiducia di allenatore e società però il talento veronese è pronto a superare le difficoltà e sorprendere tutti.
Zima, un difensore per Juric
Il calciomercato regala sempre grosse sorprese quando giunge alle battute conclusive, e questo è stato il caso anche di David Zima, acquistato dal Torino con una prepotente accelerata nelle ultime 48 ore di sessione. Che i granata cercassero un difensore centrale si sapeva, ma il direttore sportivo Vagnati sembrava orientato verso nomi diversi da quello dell’ormai ex Slavia Praga.
Calciatore molto fisico, con ottimi tempi di intervento e con delle buone basi palla al piede, anche se ancora migliorabile nella precisione e nelle scelte di passaggio, ha le caratteristiche per destreggiarsi in una difesa a 3 sia da braccetto destro che da centrale, dove ha effettivamente spesso agito con la maglia dello Slavia. Piazzarlo subito nel mezzo, per un calciatore alla prima esperienza in un campionato iper-competitivo come la Serie A, potrebbe essere una mossa un po’ azzardata, ma nonostante i soli 20 anni parliamo di un ragazzo che ha già alle spalle partite importanti.
Sui taccuini esteri è infatti finito grazie a una campagna particolarmente positiva in Europa League – in cui la sua squadra ha raggiunto con grande sorpresa generale i quarti di finale – dove Zima si è dovuto confrontare contro i reparti offensivi di compagini del calibro di Bayer Leverkusen, Nizza, Arsenal e Leicester. Proprio il turno ai sedicesimi con le foxes si è rivelato essere il trampolino di lancio per il centrale ceco, che ha sfoderato due prestazioni praticamente perfette guidando una difesa che Vardy e compagni non sono stati in grado di perforare. La scorsa stagione giocata su alti livelli gli ha permesso poi di strappare anche una convocazione per Euro 2020, pur senza scendere in campo.
In patria Zima era abituato a giocare in una squadra solitamente di livello superiore a quello degli avversari, e in possesso del pallone per gran parte del tempo. In Italia troverà delle condizioni diametralmente opposte, in cui sarà costantemente sollecitato e dovrà affrontare gli avversari anche in campo aperto, situazione nella quale ad oggi trova ancora difficoltà. Dal suo adattamento a questo contesto dipenderà il suo impatto nell’immediato. Di certo essere allenato da uno come Juric, che negli ultimi anni ha lanciato senza timori ragazzi come Kumbulla e Lovato permettendogli di rendere al meglio, non potrà che fargli bene. A Torino, dopo l’addio di Nkoulou e varie delusioni (citofonare Lyanco), sperano di aver trovato l’uomo giusto per mettere a posto una difesa traballante.