Archiviate le 38 giornate di campionato previste da calendario, la Serie A 2020/2021 ha chiuso i battenti, lasciando spazio a giudizi e disamine su quanto abbiamo visto in questi mesi. Noi attraverso gli RdL Awards stiamo premiando i migliori giocatori, i migliori allenatori e i gol più belli di questa stagione. Con questo articolo, invece, vorremmo spostare le luci dei riflettori dai già acclamati Conte, Lukaku, Kessie e via dicendo, soffermandoci su dieci giocatori la cui ottima stagione, forse, vi siete persi. Non sono stati adottati criteri specifici, ma per definizione è una lista il cui accesso, tolte alcune eccezioni, è riservato a calciatori facenti parte del sottobosco del nostro campionato.
Adam Ounas (1996), Crotone
Pur conquistando la miseria di 23 punti, il Crotone di Stroppa prima e Cosmi poi ha messo in mostra diversi giocatori il cui futuro in Serie A appare scontato. Oltre alle superstar Simy e Messias, ad essersi rilanciato con la maglia del Crotone è stato, ad esempio, Arkadiusz Reca, un esterno prossimo al ritorno a Bergamo dove tra le mani di Gasperini potrebbe trasformarsi in un trattore infermabile.
Se di Reca ha stupito la falcata ampia e le buone doti in zona cross, del giocatore con cui apriamo questo ranking ci ha rapito una qualità che è merce più che rara nel nostro campionato: il dribbling. Adam Ounas è sbarcato a Crotone dopo 6 mesi di anonimato tra le file del Cagliari, rendendo quantomeno intrattenenti le partite degli Squali. La sua capacità di creare superiorità numerica in qualsiasi punto del campo non ha portato grossi benefici in termini di punti alla squadra di Cosmi, ma ci ha lasciato in eredità una serie di assoli che speriamo di vedere con più frequenza sui campi di Serie A. Nel suo caso sarà interessante vedere come e se il suo calcio anarchico e creativo si adatterà ad una squadra dal contesto meno disastrato.
Con 4,2 dribbling riusciti su 5,6 tentati ogni 90 minuti, è tra i dribblatori più efficaci della nostra Serie A, mentre secondo il modello di Fbref è nel 99º percentile per dribbling riusciti. In parole povere, in questo fondamentale ha fatto meglio del 98% degli attaccanti dei top 5 campionati europei.
Martinez Quarta (1996), Fiorentina
La stagione di Lucas Martinez Quarta è stata tutt’altro che regolare. Il difensore centrale ex River Plate e da tempo nel giro della Nazionale argentina si è presentato alla Serie A con un’entrata killer su Edin Dzeko che gli è costata l’espulsione. Da quel momento, Iachini lo ha visto sempre meno, relegandolo in panchina fino all’arrivo di Cesare Prandelli.
Nell’interregno dell’ex CT italiano, Martinez Quarta ha messo in evidenza le sue caratteristiche principali: aggressività in ogni frangente del gioco, anticipi a tutto campo e feroci conduzioni palla al piede. L’impressione è che sia uno specialista, ossia un calciatore più adatto ad una difesa fatta di pressione alta e marcature a uomo che ad una più attendista e fondata sulla difesa dell’area di rigore. I dati di Fbref non fanno che confermare questa attitudine: solo 1,88 duelli aerei vinti per 90 minuti (21º percentile), mentre sono 2,67 i contrasti vincenti e 2,18 le intercettazioni (in entrambi i casi 96º percentile).
Immaginarlo nella difesa a quattro con cui con ogni probabilità Gattuso imposterà la sua Fiorentina, lascia qualche perplessità ma è allo stesso tempo molto suggestivo.
Remo Freuler (1992), Atalanta
Partiamo da una premessa difficilmente confutabile: di Remo Freuler si parla troppo poco. Certo, l’Atalanta ha giocatori il cui profilo è più vendibile di quello dello svizzero, ma le sue prestazioni non possono continuare a passare inosservate.
Di Freuler è interessante analizzare come i suoi compiti all’interno dello scacchiere di Gasperini siano cambiati nel corso degli anni. Se nell’Atalanta di Gomez e Petagna allo svizzero era richiesta una costante partecipazione alla fase di rifinitura e finalizzazione, con il passaggio allo schieramento con tre tenori offensivi le sue mansioni cambiate. Dovendo sostenere un impianto di gioco che conta l’impiego di tre attaccanti e due esterni molto alti, a Freuler e De Roon è richiesto di ricoprire ampie porzioni di campo, e di farlo nel modo più veloce possibile.
Oltre ad un cervello calcistico decisamente superiore alla media, di Freuler colpisce la pulizia tecnica con cui gestisce il pallone. Non è un giocatore appariscente, ma è uno da cui viene difficile aspettarsi un errore nella scelta o nell’esecuzione tecnica della giocata. Il suo stile di gioco è l’epitome del calcio di Gasperini: sia con i passaggi che con le conduzioni trova sempre tracce verticali e in questo, secondo i dati di Fbref, è nel 91º percentile tra i top 5 campionato europei.
In questa stagione, dopo De Roon è il giocatore più impiegato della squadra: un dato che dice molto sull’importanza capitale dei due centrocampisti per Gasperini e sulle difficoltà che una dirigenza capace come quella bergamasca ha nel trovare dei rincalzi in un ruolo così delicato.
Adam Marusic (1992), Lazio
Con l’arrivo di Lazzari sulla sponda biancoceleste del Tevere, Adam Marusic aveva visto il suo minutaggio calare drasticamente. Il laterale ex Spal sin dalla prima giornata della Serie A 2019/2020 ha preso possesso della fascia destra, costringendo il montenegrino a reinventarsi per tornare utile a Simone Inzaghi. La passata stagione l’ha tristemente vissuta da bordocampo, accontentandosi di un ruolo da comprimario nella cavalcata della Lazio verso la Champions League, mentre quest’anno, complice gli infortuni prima e l’inadeguatezza poi di Fares nel ruolo di esterno sinistro, Inzaghi si è affidato a lui come palliativo, ottenendo risultati inaspettati.
Il livello di adattabilità di Marusic ha toccato vette ancora più elevate quando, risolta l’emergenza sulla fascia sinistra, si è aperta una falla nella difesa. Per la prima volta nella sua carriera Marusic è stato impiegato nei 3 di difesa, superando nelle gerarchie il deludente Mateo Musacchio. A conti fatti, nella Lazio che ha in Immobile, Acerbi, Luis Alberto e Milinkovic-Savic lo scheletro della rosa, Adam Marusic è stato sorprendentemente il giocatore più impiegato.
Maxime Lopez (1997), Sassuolo
Nel corso degli anni, ci siamo abituati a vedere Roberto De Zerbi come una sorta di Re Mida, uno in grado di trasformare ragazzi dal talento balbettante in giocatori continui e pronti al grande salto. Di Maxime Lopez non si può dire che il suo talento non si fosse manifestato con continuità, ma che avesse bisogno di specializzarsi. Il ragazzo che nel Marsiglia ha agito anche come falso nueve, De Zerbi lo ha messo con continuità nel cuore della sua creatura, di fianco a Locatelli, creando quella che secondo l’idea del tecnico bresciano poteva essere una coppia complementare.
Oltre a fondamentali tecnici di livello altissimo grazie ai quali togliergli il pallone diventa un’impresa ardua per chiunque, Lopez ci ha mostrato un’ulteriore dimensione del suo talento. In una squadra che ama difendere correndo in avanti, ha mostrato capacità uniche nel leggere le linee di gioco avversarie, agendo in ripetute occasioni da interditore. Completata la crescita in un ambiente sano e paziente come Reggio Emilia, è facile immaginare per lui un futuro in piazze ancora più ambiziose.
Davide Zappacosta (1992), Genoa
Spesso dimentichiamo che solo 3 anni fa Davide Zappacosta veniva acquistato dal Chelsea di Antonio Conte per una cifra vicina ai 30 milioni. Dopo aver trionfato nella vecchia Albione, la carriera di Zappacosta si è un po’ arenata, complice la permanenza ai Blues nonostante fosse ai margini del progetto tecnico e soprattutto a causa della rottura del crociato che ha distrutto sul nascere la sua avventura alla Roma.
Nel Genoa di Ballardini, Zappacosta con lo scorrere dei mesi ha gradualmente ritrovato fiducia, ergendosi a trascinatore della squadra nelle settimane conclusive della stagione. Per la prima volta in carriera ha anche trovato la porta con continuità, realizzando 4 gol di cui uno di pregevole fattura nel derby della Lanterna.
Per caratteristiche – è più un esterno di un centrocampo a cinque che un terzino in una difesa a quattro – immaginare di leggere il suo nome tra i pre-convocati per l’Europeo sarebbe stato troppo, ma senza dubbio quello appena conclusosi può rappresentare l’anno uno della rinascita di Davide Zappacosta.
Nahuel Molina (1998), Udinese
Altro nome, altro esterno a tutta fascia di gamba e quantità. In questo caso, a differenza di Zappacosta, parliamo di un giocatore il cui nome era sconosciuto ai più. Nahuel Molina rappresenta quel colpo di mercato su cui il marchio Udinese è ben evidente: cresciuto nel Boca, sgrezzato tra le fila del Rosario Central, l’esterno argentino ha avuto un impatto non indifferente in Serie A. Dopo aver vissuto una prima metà di stagione a guardare i compagni giocare, Gotti ha deciso di utilizzare Molina con continuità, tanto che dalla 24esima giornata in poi non ha perso un minuto.
Molina non è un esterno dotato di un dribbling fulminante, ma si esalta più nel gioco senza palla, quando può scegliere il tempo con cui attaccare lo spazio per arrivare sul fondo o per tagliare in area di rigore. In questo senso, non ha stupito vederlo agire come braccio armato di un distributore di passaggi chiave come Rodrigo De Paul. Il bottino realizzativo è di due gol, mentre le assistenze ai compagni sono addirittura cinque. Un altro anno lontano dai riflettori nella pacata Udine potrebbe fargli bene per continuare a conoscere il calcio europeo e porre le basi per un ulteriore step di carriera.
Naithan Nandez (1995), Cagliari
Vedere Naithan Nandez impelagato nella lotta salvezza è stato uno strazio. Il calciatore uruguaiano, sballottolato in giro per il campo prima da Di Francesco e poi da Semplici, è uno dei pochi tra le file dei sardi ad aver performato a buoni livelli durante tutto l’arco della stagione.
Seppur inserito in contesti tra il confusionario e il drammatico, il centrocampista della Celeste ha fornito il solito apporto quantitativo e qualitativo. Nelle statistiche avanzate è nella top 5 di squadra in praticamente tutti i dati a disposizione, dimostrando di essere non solo un instancabile mastino, ma anche un centrocampista con contenuti tecnici notevoli (1 passaggio chiave e 1,2 dribbling riusciti per 90′). Inserito in un centrocampo ben amalgamato, è un giocatore il cui rendimento ad alto livello è assicurato.
Il Cagliari sembra avere l’intenzione di mettersi alle spalle questa stagione tribolata e di continuare nel suo progetto molto ambizioso, ma se Nandez dovesse decidere di lasciare la Sardegna sarebbe interessante vederlo come pretoriano di Mourinho nella sua Roma.
Roberto Piccoli (2001), Spezia
L’Italia si avvicina agli Europei con una rosa piena di punti fermi nella maggior parte dei ruoli, ma con un grande punto interrogativo in attacco. Riusciranno Belotti e soprattutto Immobile a scrollarsi di dosso la tensione che patiscono in Nazionale? In caso contrario, Moise Kean sarà il profilo più adatto per rispondere alle richieste di Mancini? Tutti interrogativi a cui solo Euro 2021 potrà dare risposta.
Alle spalle di questa generazione di attaccanti che poche soddisfazioni ci ha dato, oltre al già citato Kean, inizia a muoversi qualcosa. Scamacca ha dato continuità all’ottima stagione fatta in B con l’Ascoli raggiungendo quota 8 gol con la maglia del Genoa; Raspadori plasmato e modellato da De Zerbi nell’ultima parte di stagione ha visto il suo rendimento impennarsi, mentre a La Spezia, nel laboratorio messo su da Italiano, Roberto Piccoli ha lanciato segnali interessanti.
Il prodotto delle giovanili dell’Atalanta (e questo dice già molto) si è alternato nel ruolo di prima punta con Galabinov e Nzola, risultando decisivo soprattutto nella parte centrale del campionato di Serie A appena trascorso. È un attaccante di peso, prestante in area di rigore e infaticabile nel lavoro senza palla. Deve migliorare nella partecipazione al gioco di squadra, ma i margini di crescita sono evidenti.
Jakub Jankto (1996), Sampdoria
Jankto ama dipingere, alimenta la sua anima creativa con la pittura, mentre la componente pratica del suo Io la riversa sul campo di calcio. Della brillante Sampdoria di Claudio Ranieri, Jankto è stato uno dei volti da copertina assieme ai vari Thorsby, Candreva e Augello. Come molti dei giocatori presenti in questa lista – e in linea con quello che è il giocatore tipo della Serie A -, il centrocampista ceco è un elemento quantitativo ed essenziale dal punto di vista tecnico.
Dopo il brillante exploit ad Udine, Jankto non si era confermato nell’ultima Sampdoria di Giampaolo, denunciando limiti messi a nudo dal calcio possesso-centrico del tecnico di Bellizona. In una squadra dall’indole più verticale Jankto si è ritrovato anche da un punto di vista realizzativo grazie a 6 gol a fronte dei soli 4,88 Expected Goals attesi. Oltre all’apporto offensivo, di Jankto colpisce l’atletismo e la muscolarità che ne hanno fatto l’esterno perfetto del 4-4-2 con cui Ranieri ha per lunghi tratti della stagione schierato la squadra.