Sei giornate al termine, sette punti di vantaggio sul Porto, prima delle inseguitrici in classifica, ma che in serata potrebbero diventare quattro in caso di vittoria dei biancoblu. Lo Sporting Lisbona, dopo aver scritto negli ultimi anni forse le pagine più brutte della propria storia recente, sembra più vicino che mai alla conquista di un titolo che manca ormai da troppo tempo. Un ipotetico traguardo che non sarebbe mai stato possibile raggiungere senza il mix di idee, giovani e bel gioco messi insieme da Ruben Amorim sin dal momento del suo arrivo a Lisbona, ingredienti alla base di una ricetta (per il momento) vincente tutta da scoprire.
L’attesa logorante dello Sporting Lisbona
Benfica, Porto, Sporting Lisbona. “Os Tres Grandes”, come vengono chiamate in patria. Dal 1934/1935, annata del primo storico campionato portoghese a girone unico, ad oggi, su 87 campionati complessivi, 85 sono stati vinti da una di queste tre squadre (rispettivamente con 37, 29 e 18 titoli). Una sorta di “tripolio” interrotto dunque soltanto in due occasioni. La prima nella stagione 1945/1946, quando a trionfare fu il Belenenses, la seconda, appena 55 anni più in là, nel 2001, quando a conquistare la Primeira Liga fu invece il Boavista.
Proprio intorno all’ultima vittoria “estranea” del titolo gravitano anche gli ultimi due successi nella competizione dei biancoverdi, nel 99/00 e 01/02, che rappresentano due dei soli quattro campionati vinti dallo Sporting nella frazione dell’ultimo quarantennio circa. Un arco temporale in cui i Leoes si son visti, loro malgrado, dover fare l’abitudine con i costanti festeggiamenti dei propri rivali, in una dimensione che a quel punto li vedeva di gran lunga inferiori.
Un divario rispetto alle altre due grandi del calcio portoghese, che nel corso degli ultimi vent’anni è andato sempre più dilatandosi sia in campo che fuori, complici anche il caos societario e le diverse scelte sbagliate a livello dirigenziale e sportivo degli ultimi anni – e no, non mi riferisco solo all’acquisto di Schelotto del 2015. Non è certo un caso del resto se dal 2009 si sono succeduti ben diciannove allenatori diversi sulla panchina dell’Estadio Jose Alvelade.
L’ultimo della lista è Ruben Amorim, ex centrocampista del Benfica e della nazionale portoghese di cui forse non tutti hanno memoria, i cui infortuni lo costrinsero al ritiro nel 2017 a soli 32 anni, e che al momento rappresenta uno dei giovani tecnici meno chiacchierati ma al contempo più interessanti dell’intero panorama calcistico europeo. Come del resto testimoniano i dieci milioni che lo Sporting ha dovuto versare nelle casse del Braga per assicurarsene le prestazioni.
Un investimento che potenzialmente avrebbe potuto significare l’ennesimo passo falso da parte dei piani alti. L’approdo in uno scenario caotico ed in difficoltà come quello biancoverde avrebbe potuto rappresentare una trappola letale per un tecnico sì promettente, ma in fin dei conti comunque alle prime armi.
Ma al contrario di qualsiasi presupposizione, l’ex Benfica ha avuto sin da subito un forte impatto sull’ambiente, portando in dote aria fresca e una gran carica positiva, oltre ad un bagaglio di idee a cui l’intera squadra è sembrata conformarsi a proprio agio fin dalle prime battute. Ponendo così le basi per quella che potrebbe essere la fine di un’attesa logorante per tutti i tifosi dello Sporting, e dimostrandosi probabilmente la scelta più azzeccata della società da anni a questa parte.
Ruben Amorim: come ti cambio la squadra
Lo Sporting Lisbona della scorsa stagione era una squadra mal costruita oltre che scarsamente organizzata, con diversi elementi difficili da far coesistere e che spesso finivano per cozzare tra di loro. Come se non bastasse, a tutto ciò si era poi aggiunta la partenza di Bruno Fernandes nel mercato di gennaio, unico vero giocatore in grado di far cambiare marcia alla squadra.
Amorim, arrivato ai primi di marzo dopo l’esonero di Silas – che a sua volta aveva sostituito Pontes, che aveva preso temporaneamente il posto lasciato vuoto da Keizer ad inizio stagione -, si è dunque trovato davanti ad una squadra, al di là delle carenze strutturali, piuttosto sfiduciata, e anche orfana di quello che fino a poche settimane era stato il leader tecnico e carismatico della squadra (come poi del resto sarebbe diventato anche a Manchester).
L’annata si conclude con una serie di alti e bassi e la quarta piazza in graduatoria. A campionato ultimato, la squadra subisce durante l’estate una vera e propria rivoluzione dal punto di vista dell’organico, arrivando ai blocchi di partenza della nuova stagione con una rosa apparentemente forse ancor più povera di quella passata (quantomeno dal punto dei vista dei nomi) e con un gran quantitativo di giovani al proprio interno.
Proprio su di essi, il nuovo tecnico è riuscito a porre le giuste basi per il lavoro portato avanti all’interno della stagione corrente. L’attuale tecnico biancoverde è arrivato con idee ben chiare e con l’intenzione di imporre un gioco propositivo, ma con la necessità di trovare nei propri giocatori la predisposizione alla massima applicazione per riuscire in tali propositi, e grazie alla giovane età della maggior parte degli elementi è riuscito a trovare terreno fertile per le sue convinzioni.
Il gioco dello Sporting oggi si basa su di un 3-4-3 a trazione piuttosto offensiva, che fa della propria forza la velocità negli scambi a tutto campo, ma soprattutto nelle verticalizzazioni. La squadra di Amorim è prevalentemente una formazione verticale, che ama attaccare gli spazi in profondità alle spalle della difesa con più uomini, sia per vie centrali che sugli esterni. Proprio sulle fasce si trovano due dei principali punti di forza della squadra: Mendes a sinistra e Porro a destra sono i maggiori motori della squadra. Insieme non raggiungono neanche i 40 anni, e infatti dal punto di vista tattico hanno ancora molto da imparare, ma il loro apporto da esterni fluidificanti nel trainare la squadra è indispensabile.
Su di loro spesso trovano sbocco buona parte delle manovre offensive della squadra, venendo cercati sia in fase di prima costruzione – dunque dal centrale di riferimento -, ma soprattutto in fase di spinta in zone già avanzate di campo, ovvero quando lo Sporting cerca il loro appoggio sulle fasce dopo aver trovato l’imbucata tra le linee per i trequarti, solitamente formati da uno tra Nuno Santos e Tiago Gomes, da affiancare all’insostituibile Goncalves.
Pedro Goncalves è il nuovo uomo in più della squadra. Arrivato ad agosto per circa 7 milioni di euro, ha compensato il vuoto lasciato da Bruno Fernandes sulla trequarti, ma anche sul tabellino. Fisico brevilineo, tecnica invidiabile e capacità di usare indipendentemente sia il destro che il sinistro, ha collezionato da inizio campionato già 17 gol, cui vanno aggiunti 4 assist, che lo rendono il miglior marcatore del club, partecipe di quasi la metà dei gol complessivi della squadra, il cui apporto è comunque fondamentale anche qualora non vi sia coinvolto attivamente. I movimenti e le qualità del giovane portoghese sono infatti imprescindibili nel gioco della squadra. Mentre all’altro trequarti vengono assegnati compiti più precisi, al n.28 biancoverde viene in fase offensiva lasciata quasi carta bianca, così da permettergli di svariare per tutto il fronte d’attacco in modo da agevolare le scelte dei compagni a proprio credo, rendendosi oltretutto più imprevedibile di quanto già non sia.
A fare da boa per aiutare i movimenti sia dei trequarti che degli esterni ci pensa la prima punta che solitamente è Paulinho, voluto fortemente dall’allenatore in estate. A svolgere un ruolo indispensabile al corretto funzionamento di tutti gli ingranaggi sono però i due centrocampisti centrali. Come già detto, lo Sporting Lisbona è una squadra a trazione decisamente offensiva, e che in linea con tale filosofia porta anche in avanti un pressing molto spinto. Ed è appunto nella fase di non possesso che Joao Mario e Joao Palhinha risultano avere un compito cardine.
Entrambi hanno gran importanza nell’innescare gli avanti della squadra, con l’ex Inter che spesso finisce per essere il metronomo dei biancoverdi. Ma quando sono gli avversari in possesso palla, il duo di mediana funge da diga davanti alla difesa, essendo gli unici giocatori a dar reale manforte alla difesa in fase di non possesso. Ed è in particolar modo Palhinha, lavorando spesso nell’ombra, a fungere da vero equilibratore della squadra, essendo l’unico capace di svolgere adeguatamente il necessario lavoro d’interdizione in mezzo al campo.
A completare l’assetto della formazione è la retroguardia a difesa della porta di Adan composta dal capitano Coates, cui si affiancano a rotazione Feddal e uno dei vari giovani lanciati da Amorim in stagione, alcuni dei quali dal prospetto molto intrigante (Ignacio, Martins). Un undici ormai con meccanismi collaudati, che sta dando non poche soddisfazioni all’allenatore portoghese.
Il futuro dello Sporting Lisbona
La conquista del tanto agognato titolo di campioni del Portogallo è ancora lontana e tutt’altro che scontata. Al di là della possibile o meno vittoria finale, sembra che lo Sporting sia tornato finalmente sulla strada giusta. L’ingaggio di Ruben Amorim è stato il passo decisivo da questo punto di vista, capace di cambiare completamente volto ad una squadra che fino all’anno prima sembrava destinata a fare ancora peggio di quanto non avesse già fatto, se solo ne avesse avuto l’occasione.
Riprendendo il discorso campionato, la vittoria di esso sarebbe un passo importantissimo, ma ancor di più per tutto l’ambiente che per la squadra in sé. Certo, vincere al primo vero anno di un nuovo progetto darebbe una consapevolezza enorme alla formazione, che si troverebbe a fare un ulteriore step in avanti nel giro di pochissimo tempo. Allo stesso modo, però, anche se non dovesse arrivare, non ci sarebbe da che disperarsi. Il club ha ormai la certezza di aver trovato l’uomo giusto da cui ripartire, e dispone di un ampio capitale calcistico che anche al netto di qualche ipotetica perdita potrebbe costituire l’ossatura dei biancoverdi per diversi anni a venire.
Il club biancoverde è oggi tornato a giocare un calcio divertente, propositivo, in grado di far divertire i propri tifosi, ma anzitutto in grado di riportarli a festeggiare delle vittorie, come quella della Taca da Liga dello scorso 23 gennaio. Il futuro sarà tutto da scrivere, ma una cosa è certa: lo Sporting Lisbona è finalmente tornato.