Negli ultimi giorni avrete tutti sentito parlare, quantomeno di sfuggita, di James Tavernier. Il terzino dei Rangers è l’uomo del momento, quello sulla bocca di tutti, complici gli incredibili numeri registrati da inizio stagione, che non hanno potuto far altro che attirare l’attenzione di molti, anche dei meno curiosi. Numeri che avranno portato la maggior parte degli appassionati di pallone a chiedersi “Ma chi diavolo è James Tavernier?“.
Uscito dalla nebbia
La storia di James Henry Tavernier inizia in un nebbioso Halloween del 1991 – una di quelle classiche giornate cupe che solo il regno di Sua Saestà è in grado di regalare – a Bradford, cittadina del West Yorkshire confinante con la più grande e rinominata Leeds. Ed è proprio nel suddetto distretto che prende il via la narrazione del capitolo più importante del racconto firmato Tavernier.
Il piccolo James si trasferisce nei pressi di Elland Road all’età di nove anni. Lì cresce sia come giocatore che come uomo e vi rimane per buona parte della sua adolescenza. Fino al 2007, quando un Leeds ormai sempre più nel baratro del calcio inglese decide di cederlo al Newcastle. Un ulteriore passo verso nord, accasandosi sulle rive del fiume Tyne, sempre più vicino a quel limes che divide il territorio inglese da quello scozzese, e che in futuro farà da spartiacque anche alla sua carriera.
Nel 2009, all’età di vent’anni viene aggregato costantemente alla prima squadra, seppur senza mai trovare l’esordio con la maglia dei Magpies, che arriverà solo nella stagione 2012/2013. Nel frattempo arriva la prima tappa di quella girandola di prestiti che ne condizionerà per anni la carriera. In soli due anni il nativo di Bradford cambia quattro casacche diverse, vestendo quelle di Gateshead, Carlisle United, Sheffield Wednesday e MK Dons. Prima di tornare alla base nel 2012, dove farà appena in tempo a confezionare il debutto e poche altre presenze, per poi essere girato di nuovo in prestito a metà stagione, questa volta allo Sherwsbury Town.
Tuttavia, anche l’avventura nello Shropshire, ai confini con il Galles settentrionale, dura appena sei mesi, e durante l’estate del 2013 viene per l’ennesima volta mandato in prestito, questa volta al Rotherham. Ultima tappa prima della definitiva cessione al Wigan, nel 2014, all’epoca in Championship. Cinque anni dall’uscita dal settore giovanile in cui Tavernier vede poco e niente il campo, nonostante la serie di prestiti che avrebbero dovuto conferirgli continuità di minuti in campo, e che invece hanno contribuito solo ad aumentare il bagaglio di conoscenze geografiche del classe ’91.
Il Wigan potrebbe rappresentare finalmente l’occasione del riscatto, ma scherzo del destino, anche qui dopo appena sei mesi viene ceduto in prestito al Bristol City, per poi essere venduto definitivamente a fine stagione, questa volta al di fuori dell’Inghilterra. Nove diversi club nel giro di sei anni sono un numero impressionante, e che di certo non aiuta un calciatore, soprattutto se giovane, a trovarsi a proprio agio con l’ambiente e ad assumere confidenza nei propri mezzi.
Al termine di questi sei anni, James attraversa quel confine cui prima avevamo solamente accennato, per trasferirsi nelle fredde e desolate lande della Scozia, a Glasgow. Un luogo in cui la nebbia ancor più intensa avrebbe potuto oscurarne per sempre il talento e che invece, paradossalmente, ha contribuito a farlo risplendere più luminoso che mai.
Kilt e cornamuse
Il 2015 è l’anno della svolta, per Tavernier e non solo. I Rangers sono reduci dal disastroso fallimento del 2012, con il quale una delle società calcisitiche più importanti della Scozia – nonché una delle più antiche del globo – si era vista sprofondare nei meandri del calcio scozzese. Finendo con l’esser costretta a ripartite dalla Scottish Third Division (ora Scottish League Two), la quarta serie del campionato scozzese.
Come detto, il 2015 cambia le carte in tavola per tutti. I Rangers vincono la Scottish Championship e tornano dopo appena quattro anni in Premiership, massimo livello del calcio scozzese. Uno dei maggiori contributori al successo è proprio il nuovo terzino dei Gers, che chiuderà la sua prima stagione a Glasgow con la bellezza di 10 gol e 18 assist, a testimoniare che le sue doti in fase realizzativa non risultano proprio un numero insolito negli almanacchi calcistici.
In quello stesso anno si verifica un ulteriore evento, che seppur non nell’immediato, avrà un peso determinante nel prossimo futuro dei Rangers, e con essi in particolar modo di James Tavernier. Poche settimane prima dell’approdo di quello che sarebbe diventato il numero 2 dei Light Blues, a qualche centinaia di chilometri di distanza da Glasgow – per la precisione a Stoke-on-Trent – andava in scena l’ultima storica volta di Steven Gerrard con la maglia del Liverpool. Il tutto circa un anno dopo lo scivolone che infranse i cuori dell’intero popolo Reds – in particolar modo quello del proprio capitano – e circa un anno prima che Stevie G appendesse per sempre gli scarpini al chiodo alla fine dell’esperienza americana con i L.A. Galaxy.
Tuttavia c’è ancora bisogno di tempo prima che le parti in causa s’incontrino. Nel frattempo James continua ad arare le fasce di tutta Scozia, senza tralasciare di marcare il tabellino con il proprio nome. Chiude la prima stagione in Premiership con un solo gol accompagnato da 6 assist, un bottino non del tutto soddisfacente che nell’annata successiva si tramuterà in 7 gol ed 8 assist. Numeri che lieviteranno ulteriormente nella stagione 18/19, proprio con l’arrivo dell’ex Liverpool sulla panchina dell’Ibrox Stadium, annata che Tavernier chiuderà con addirittura 11 gol e 14 assist a referto. Numeri da capogiro per un terzino.
Successivamente spiegheremo l’influenza del nuovo tecnico sul numero 2 dei Rangers, il quale nel frattempo è diventato stabilmente il capitano della squadra. Intanto i numeri già citati ci lasciano leggermente spiazzati davanti alla generale incredulità scaturita dal, seppur ancor più prolifico, inizio dell’attuale stagione da parte di Tavernier.
C’è da dire che tali statistiche nella scorsa stagione avevano subito un netto calo, complici diverse problematiche e qualche partita giocata in meno, che avevano portato i gol a scendere solo a 3, seppur con 9 assist all’attivo. Dati che però non spiegano la poca attenzione rivolta fino a questo momento all’ormai quasi 30enne inglese, di cui tutti ora conoscono i numeri, ma poco altro. Non ci resta dunque che scoprire quale tipo di calciatore sia James Tavernier.
Tavernier è un terzino moderno?
La risposta è ni. Tavernier rispecchia un modello di terzino che per diversi anni ha dominato la scena del calcio inglese e non solo. Giocatori dalle grandi doti balistiche sulla scia di Kolarov (per fare un nome più contemporaneo), o di Riise, che oltretutto l’attuale allenatore dei Rangers ha avuto modo di conoscere da vicino. O ancora per quelli più “studiati“, di Ian Harte, terzino irlandese del Leeds proprio nel periodo in cui James iniziava a muovere i primi passi nel settore giovanile dei Peacocks, e a cui l’inglese somiglia molto anche per struttura fisica.
Con i nomi citati Tavernier condivide, oltre alle doti balistiche, anche l’ottima predisposizione verso i calci piazzati. Molti dei gol e degli assist arrivano proprio da palla ferma, in particolar modo dal dischetto, essendo James il rigorista della squadra: un elemento non indifferente che contribuisce in maniera sostanziale ai numeri dell’inglese. Ed è proprio in questo fondamentale che probabilmente esprime il meglio di sé.
Tavernier batte, salvo rare eccezioni, tutte i calci piazzati della squadra. Che siano corner, punizioni defilate o dalla tre quarti, fa poca differenza. Riesce sempre a mettere in mezzo palloni precisi e taglienti capaci di diventare un incubo per le difese avversarie, e di concretizzarsi spesso in un assist per i compagni. Il tutto con un modo di calciare che ricorda in modo molto curioso quello di uno dei migliori specialisti di sempre, David Beckham, e forse proprio a lui ispirato.
È inoltre molto bravo negli inserimenti centrali, con i quali spesso riesce ad arrivare a concludere in rete le azioni della squadra, magari proprio da lui iniziate. L’arrivo di Gerrard è stato fondamentale, perché ha portato un modo di giocare che esalta ancor di più le già evidenti qualità di Tavernier. I Rangers giocano un calcio molto diretto e verticale, con un 4-3-3 attuato proprio ad incentivare il gioco sulle fasce. Laddove i due esterni difensivi occupano una posizione molto avanzata sin dalla fase di costruzione, dove invece ad abbassarsi sono le due mezzali.
La squadra trova spesso sfogo sulle fasce, con il lavoro dei terzini che diventa spesso fondamentale per portare a termine le varie azioni offensive. Testimoni anche i numeri del terzino sinistro Barisic (ad oggi 1 gol e 4 assist), che comunque evidenziano la netta propensione ad attaccare sulla fascia destra, quella di Tavernier.
Vi starete chiedendo perché, alla domanda se Tavernier fosse un terzino moderno, la risposta sia stata ni. Un terzino che segna e fa segnare cosa deve avere di più per considerarsi moderno? La concezione del gioco. Siamo ormai abituati a terzini che diventano con il passare del tempo sempre più dei registi defilati, capaci di dare nuova linfa alla manovra della squadra quando questa non riesce a girare a dovere.
Il capitano dei Rangers avrebbe tutte le doti tecniche per esserlo, ma non lo è. Il motivo è dei più semplici, uno di quei difetti che si cercano di correggere sin dalle scuole calcio. Il fatto è che Tavernier guarda sempre avanti. La stragrande maggioranza delle sue giocate sono tutte rivolte verso l’andare in avanti. Cross, passaggi tra le linee e lanci lunghi sono le scelte più gettonate dal terzino inglese, un modo di giocare che in una squadra verticale come i Rangers funziona alla perfezione, oscurando quelli che sono i limiti in gestione palla del giocatore. Elementi che invece sono tra i punti di forza che contraddistinguono i grandi interpreti del ruolo negli ultimi anni come Carvajal e Jordi Alba. Una riflessione che ci porta all’ultima domanda, quella che si saranno posti in tanti a seguito del primo momento di stupore causato dalle statistiche di Tavernier.
Può Tavernier arrivare a giocare in un top club?
Per quanto le vie del calcio possano essere infinite ed imprevedibili, la risposta è probabilmente no. La carta d’identità è un fattore sempre più determinante nelle scelte di mercato, ed in questo caso gioca sicuramente un ruolo sfavorevole nei confronti di Tavernier. Nonostante le buonissime prestazioni, prendere un giocatore ormai alla soglia dei trent’anni e con alle spalle nessuna esperienza nei maggiori campionati europei sarebbe una scommessa alquanto improbabile, per quanto l’esborso economico possa essere poi minimo sulla carta, se comparato ad altre operazioni viste nell’ultimo periodo in un ruolo sempre più determinante come quello del terzino.
Resterebbe poi da vedere quale cifra chiederebbe la società di Glasgow e il suo allenatore, i quali difficilmente sarebbero propensi a privarsi del proprio capitano, nonché di uno dei giocatori su cui hanno costruito le proprie fortune recenti. E nonostante un calciatore possa ambire sempre ad avere di più, bisognerebbe capire se poi James abbia davvero avere il desiderio di lasciare l’unico ambiente in cui gli è stata data fiducia e in cui ha potuto sentirsi davvero importante.
Se poi si vuol immaginare la situazione a livello prettamente teorico, la risposta cambierebbe. Le doti tecniche gli darebbero tutta la possibilità, se calato nel giusto complesso, di esprimersi anche ad altissimi livelli, pur dovendo però limare alcuni aspetti del suo gioco. Per quanto possa essere forte, Tavernier è tutt’altro che un giocatore perfetto. Anche dal punto di vista difensivo non si fa dispiacere, ma non è neanche una cima, soprattutto a livello di attenzione nelle scelte da fare nei momenti di difficoltà.
Detto ciò, rimane una delle più belle sorprese dell’attuale stagione, dove finalmente si è visto riconoscere la dovuta attenzione che in questi anni nessuno gli aveva concesso. E ci ricorda ancora una volta di quanto sia importante non perdere mai la fiducia nei propri mezzi. Grazie alla perseveranza si può uscire ancora più lucenti, anche dalla nebbia dello scetticismo.