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Il sogno di fare tredici al Totocalcio

Il Totocalcio. Tredici risultati da indovinare ogni domenica. Un sogno e una passione che lega tre amici, che inseguendo la speranza di azzeccare quei tredici risultati si fanno testimoni di un mondo che cambia, si evolve e viene stravolto. Intorno a una radiolina poggiata su un tavolo o seduti comodamente dal divano di casa, non smettono mai di seguire le partite e di giocare quei tredici risultati. Un rito che plasma tutta la loro vita.

21 gennaio 1974

Domenica mattina. La sveglia suona un po’ più tardi, così può rimanere a letto più a lungo. Accoccolato, sotto le coperte, si gode quel tepore, mentre fuori l’inverno fa segnare temperature che rasentano lo 0. È un gennaio freddo, anche se il sole rende sopportabile il clima nelle ore calde. Terminato quel dolce sonno, con passo sbilenco si dirige in cucina. Meccanicamente prende una tazza dalla dispensa, versa al suo interno latte e cereali e inizia col cucchiaio a compiere un movimento circolare. Fa impressione per quanto è regolare. A grossi bocconi fa fuori tutto il contenuto della tazza con appena quattro cucchiate. Guarda l’orologio, segna le 10:35. Va in camera, sceglie i vestiti dall’armadio e dopo una doccia calda è pronto a uscire.

In piazza ci sono i suoi amici che già lo stanno aspettando. È in ritardo come sempre. Scherzosamente i due lo rimproverano, poi insieme si dirigono verso la tabaccheria, per compiere quel rito domenicale che apre il giorno di riposo di ogni appassionato di calcio. I tre sono inseparabili dagli anni della scuola, sono cresciuti insieme, dando calci a un pallone, col desiderio di farlo prima o poi in Serie A. Poi piano piano hanno messo da parte i loro sogni di gloria, accontentandosi di seguire da lontano quel calcio che tanto amano. Allo stadio quando possibile, sennò fedelmente intorno a una radio o tra le pagine di un giornale. La domenica è il loro giorno, cascasse il mondo la mattina si vedono alle 11:30 in piazza e vanno a giocare il Totocalcio. Sempre. Nel breve tragitto immaginano cosa farebbero coi soldi del montepremi. “Io comprerei proprio una bella macchina”. “Io una casa ai miei genitori, così da tenermi la mia”. “Mha ragazzi, io comprerei subito l’Inter”.

Come ogni domenica mattina arrivano quindi in tabaccheria. Prendono quel foglio di carta, escono all’esterno e si siedono sul muretto. Uno dei ragazzi tira fuori la penna, e iniziano le discussioni. “Allora ragazzi, direi che Lazio e Roma vincono sicuramente”. “Foggia è un campo insidioso…” “Ma che insidioso, metti 2 della Lazio dai”. “Poi, Fiorentina-Juventus?”. “Oddio, questa è difficile” “X”. Tra accese discussioni, compromessi faticosi e intuizioni millantate, i tre segnano i tredici fatidici risultati. Consegnano il foglietto al tabaccaio, che gli consegna la ricevuta. “Ci vediamo lunedì per la vincita”, dice speranzoso uno dei tre. “Sì sì, a lunedì” risponde ironicamente il tabaccaio, che da anni ormai vede quei tre la domenica, ma ci fosse una volta che li ha rivisti poi il lunedì.

Dopo aver compiuto il rito del Totocalcio, i tre tornano a casa per il pranzo della domenica. Il tempo di mangiare e sono di nuovo in piazza, al solito posto. Stavolta la destinazione è il bar, dove intorno alla radiolina si sta già creando una certa folla. “Dai ragazzi, ci soffiano i posti migliori. Sbrigatevi”. A passo svelto si precipitano nel bar, si guadagnano tre sedie e si uniscono alla folla che attende l’inizio dei secondi tempo. La frequenza è sintonizzata su “Tutto il calcio minuto per minuto”, stanno per cominciare i secondi tempi, gli unici trasmessi dal programma radio.

Tifosi davanti al televisore in perfetto stile Totocalcio
Che sia intorno ad una radio o davanti un televisore, il calcio era e rimane uno degli accentratori più potenti che ci siano, e con esso il Totocalcio (Foto: Ivan Romano/Getty Images – OneFootball)

Un riepilogo di ciò che è accaduto nei primi 45 minuti di gara sui campi, e poi si inizia. I tre quarti d’ora che seguono sono un’esperienza mistica. I tre stringono a turno, in mano, il pezzo di carta coi tredici risultati. Ogni tanto lo controllano, anche se ovviamente ormai conoscono a memoria il suo contenuto. Da Foggia lo speaker annuncia il vantaggio della Lazio, dall’Olimpico quello della Roma. Tutto va secondo i piani. A Firenze però i viola raddoppiano con la Juventus, dando un bel colpo alle loro speranze. Le voci dai campi si susseguono, nel bar i tifosi seguono con attenzione i collegamenti delle loro squadre. Qualcuno esulta, altri sbraitano. Alcuni semplicemente si rintanano in un silenzio rassegnato.

Al termine di quei 45 minuti di emozioni e di trasmissione ininterrotta dalla radio, i tre si alzano dalle loro serie e abbandonano il bar, visibilmente sconfortati. “Vabbé, sarà per la prossima volta”. Dice uno, e saluta gli altri. La domenica sta finendo, il sole cala e viene nascosto dall’ombra della notte, che si porta via un altro weekend di campionato. Una nuova settimana sta per cominciare, che si muove solo nella direzione della prossima domenica. Della prossima schedina del Totocalcio. Delle prossime partite seguite con apprensione intorno a una radiolina, sul vecchio tavolo di un affollato bar.

24 gennaio 1982

La sveglia suona, ma la getta via con un gesto repentino del braccio. Quel rumore ha surriscaldato il cerchio alla testa che lo sta facendo impazzire, dovuto senza dubbio al troppo alcol della sera prima. O al fumo. O a entrambi. Dopo aver vegetato per un tempo che gli è sembrato interminabile a letto decide di alzarsi, si reca in cucina. Lì c’è uno dei suoi due amici, coinquilini ormai da più di un anno, che sta leggendo comodamente La Gazzetta dello Sport. “Io studio e voi dormite, bella vita”. Nemmeno gli risponde, non ne ha ancora le facoltà.

Dopo un po’ si palesa anche il terzo membro della compagnia in cucina. I tre si guardano, chiacchierano debolmente.  A turno sfogliano il giornale. “Dai su, vestiamoci e andiamo a fare la giocata, che è quasi ora”. Entrati e usciti a turno dal bagno, i tre lasciano l’appartamento, scendono le scale e si gettano in strada. A passo svelto si dirigono verso la tabaccheria, per omaggiare quel rito domenicale che va ormai avanti da più di dieci anni. Uno dei tre entra dentro, prende la schedina ed esce. Gli altri due lo attendono seduti al tavolino.

La stanchezza della mattina si sta dissipando, sta salendo la solita smania di azzeccare i giusti risultati. “Tutte in trasferta giocano eh, la Juventus a Cesena, l’Inter ad Ascoli, la Fiorentina a Como”. “Non puoi mettere tutti 2, non usciranno mai”. “E perché”. “Bho, mi sembra strano”. “Lascialo perdere, vai con i 2”. Al solito si confrontano, battibeccano, poi arrivano a una decisione più o meno equivoca. Entrano, giocano, e riescono. Tra le mani quel biglietto del Totocalcio e il sogno, ancora, di vincere quei soldi che rappresenterebbero la svolta delle loro vite.

Tornano a casa, pranzano velocemente mettendo a tavola ciò che rimediano in cucina. Molto poco in realtà, ma si sa, non ci sono più le domeniche di una volta. Finito quel pasto frugale si piazzano in soggiorno. Il primo acquisto fatto dopo aver deciso di andare a vivere insieme in quella casa è una radio nuova di zecca. L’hanno piazzata in soggiorno e ogni domenica vi si piazzano intorno, si sintonizzano su “Tutto il calcio minuto per minuto” e ascoltano le partite, come fanno ormai da tempo immemore. Finalmente trasmettono anche i primi tempi, così il pomeriggio se ne va così.

Ognuno al proprio posto si alternano nella solita altalena di emozioni. Lo strillo a un gol della Juventus, un pugno al divano per quello del Como. Passa il tempo e la fiducia scema, poi arriva il 90’. Non c’è nemmeno bisogno di controllare la schedina, l’epilogo è sempre lo stesso da anni. La loro passione però non diminuisce. La sera sono nuovamente in soggiorno, la radio è spenta, ma la televisione è accesa. Su Rai1, La “Domenica Sportiva” trasmette le immagini delle partite giocate qualche ora prima. Possono vedere almeno come hanno fatto a non vincere nemmeno questa volta.

Mentre un’altra settimana finisce, i tre sono lì sul divano, a discutere di calcio, ad ammirare i gol e le giocate. A guardare il calendario e a pensare già alla domenica successiva, a quali risultati potrebbero venire fuori. A quali pallini segnare sulla schedina del Totocalcio. Perché dai, prima o poi girerà bene.

25 gennaio 1998

Un pianto dall’altra stanza lo sveglia. “Vai tu?” gli sussurra la voce al suo fianco. Ancora assonnato si alza, si avvicina al punto d’origine dell’urlo e vi si cala sopra. Prende in braccio quel fagottino, avvolto in un pigiama rosa e in una coperta di pile. Inizia a muovere ritmicamente il corpo, le braccia oscillano e la bimba inizia a calmarsi. È sveglia ormai, ma almeno sta smettendo di piangere. Di tornare a letto non se ne parla, quindi i due se ne vanno in cucina. Lui mette a scaldare il latte per la piccola e se ne versa un po’ per lui in una tazza. Seduto a tavola tiene in braccio la bimba. Con una mano le regge il biberon davanti al viso, con l’altra tenta di raccogliere i cereali con possenti cucchiaiate. Per poco non si rovescia la tazza addosso, quindi decide di attendere che la piccola consumi il suo pasto.

Dopo un po’ la donna li raggiunge in cucina, prende la piccola e lui va in bagno a vestirsi. In tempo record si prepara e scende le scale. Davanti al tabaccaio ci sono i suoi due amici, sono tutti di corsa, ma felici. “Dai sbrighiamoci che mia moglie mi aspetta”. Non sanno nemmeno loro da quanti anni ormai, ogni domenica, compiono lo stesso rituale. Tabaccheria, schedina, discussioni, tante discussioni, pallini anneriti, ancora discussioni, ricevuta. Ormai hanno abbandonato il sogno di vincere al Totocalcio, di fare quel tredici che gli cambierebbe la vita. Uno dei tre ha anche rinunciato al sogno di comprare l’Inter. Ormai giocano per abitudine sì, ma soprattutto per amore. Amore del calcio e amore della loro amicizia, che da quasi 40 anni ormai resiste e che si è plasmata intorno a quelle schedine piene di sogni e di speranza.

tifosi con la maglia di Maradona
Il perdurare delle cose nel tempo, gli amici, il Totocalcio, Maradona… (Foto: Ivan Romano/Getty Images – OneFootball)

“Allora vi aspetto, ci vediamo dopo. Non tardate eh”. L’uomo torna a casa. La moglie è indaffarata in cucina, lui va a giocare con la piccola e intanto aspetta che il tempo passi. Che arrivi finalmente quel momento. Dopo pranzo i due genitori mettono a dormire la bimba, si riposano finché non squilla il citofono. Lei sbuffa, è abituata ormai a quel rito, ma non perde le speranze che prima o poi si spezzi. Lui non curante va ad aprire, accoglie i due amici e li fa sedere sul divano. Col telecomando accende il decoder, cerca il canale. Iniziano le partite, la solita domenica di Serie A.

Inizialmente gli era sembrato a dir poco insolito guardare tutte quelle partite dallo schermo di una televisione. Abituati per anni ad ascoltare gli aggiornamenti dai campi da una voce alla radio e a guardare in diretta solo le partite più importanti, quella disponibilità immensa di gare gli era sembrata un sogno, ma anche un elemento estraneo. Poi, come a tutto, ci hanno fatto l’abitudine e ora il solo pensiero di dover seguire una gara alla radio, senza associare alle parole delle immagini dal campo, li turbava a non finire. I tre dunque rilassati sul divano seguono le gare. Un occhio a quella schedina, che ormai da tempo non pensano più di poter vincere, ma comunque inconsciamente al sogno non rinunciano mai.

“Menomale che l’Inter a Empoli vinceva facilmente…”. Manco a dirlo, il sogno di fare tredici è destinato anche per questa domenica a restare tale. Pazienza, sarà per la prossima volta. Verso sera i due amici raccolgono i loro giacconi e si dirigono verso la porta. L’amico li saluta. “A domenica prossima allora”. “ Certo, come sempre”.

24 gennaio 2021

Da quando è in pensione ormai si sveglia sempre più presto di quanto vorrebbe. Quanto è strana la vita. È domenica, ma alle 8:00 è comunque in piedi. Va in cucina, si prepara la sua tazza di latte e intanto sullo smartphone scrolla le notizie che animano la mattinata. Finita la colazione va in soggiorno, siede sul divano e accende la televisione. Il notiziario scorre, intanto lui riprende in mano il suo telefono. Inizia a digitare “Juventus e Lazio vincono, occhio però a Verona-Napoli”. Arriva pronta la risposta “Dai, vince facile il Napoli”. Si unisce una terza voce al coro “Bho, per me il Verona è pericoloso”.

Le discussioni sono virtuali, ma rimangono animate come quando si svolgevano dal vivo. Con fatica i tre partecipanti a quella chat riescono ad arrivare a una decisione. Ora si gioca la schedina, il Totocalcio non va più di moda. Così almeno gli ha detto suo figlio. Suo nipote nemmeno sapeva cosa fosse il Totocalcio. Bha. Nella miriade di combinazioni possibili a disposizione, loro continuano a giocare solo 1, X e 2. Il loro modo di omaggiare la tradizione, dicono. In realtà sono gli unici risultati che conoscono.

Dopo pranzo si piazza sul divano. Apre l’applicazione di “Dazn” come gli ha insegnato suo figlio e si gode le partite domenicali. Solo due partite alle 15, il suo sdegno è evidente. Seduto sul divano le immagini scorrono in televisione, intanto la sua testa vola lontano, si dirige verso un passato lontanissimo e meraviglioso.

Tre bambini, si tirano il pallone e intanto parlano a raffica. “Chi vince lo scudetto?” “Per me questo è l’anno del Milan”. Quei tre bambini crescono, diventano ragazzi. Arrivano i primi amori, le prime esperienze. La ribellione, il voler essere adulti. Tutto cambia, tranne quelle discussioni sul calcio. Tranne quell’ossessione per la domenica. Per la schedina del Totocalcio, per le partite da ascoltare insieme. Il sogno di indovinare tredici numeri e vivere delle vite diverse.

Passano ancora gli anni. I tre crescono e vivono insieme, le discussioni sul calcio animano la casa. Le schedine stracciate popolano il pavimento. La radio è sempre accesa la domenica, poi lascia il posto alla televisione. Intanto continuano a giocare, non più per strappare un futuro migliore, ma per mantenere vivo il passato. La vita va avanti. Uno incontra una ragazza, un altro trova il lavoro dei suoi sogni. Le strade iniziano a separarsi. Chi mette su famiglia, chi vive da solo. Ma le domeniche restano sacre. Prima si gioca, poi si tifa insieme.

Gli anni volano, il mondo cambia. La vita brucia e si consuma. Il tempo passa, ma quell’attesa per la domenica resta. Anche se ormai si gioca praticamente ogni giorno. Però la domenica è sempre la domenica. Il calcio ha fatto da cornice a tutta la loro vita. Erano tre ragazzi che sognavano di svoltare vincendo al Totocalcio. Sono cresciuti e hanno continuato a cercare di azzeccare ossessivamente quei tredici risultati. Non ci sono mai riusciti, chiaro, com’è capitato a chissà quante persone al mondo. Ma in fondo non hanno mai giocato per vincere, come sostenevano con convinzione. Hanno sempre giocato per seguire le partite insieme. Per il loro legame.

Quanto è stato bello condividere tutte quelle domeniche, intorno a una radiolina, davanti alla televisione. Sperimentare in prima persona come il mondo cambiava, ma loro restavano sempre gli stessi. Con un foglio di carta in mano, in attesa di un pallone che rotoli dal verso giusto. Col cuore gonfio di gioia perché il vero rituale domenicale che celebrato è quello dell’amicizia. Il calcio ne è stato solo un’espressione.

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Autore

Romano, follemente innamorato della città eterna. Cresciuto col pallone in testa, da che ho memoria ho cercato di raccontarlo in tutte le sue sfaccettature.

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