Quando si parla del calcio di questi ultimi anni, il racconto pende prevalentemente dalla parte della forza fisica dei calciatori moderni, una sorta di esaltazione della forza e del potere mediante gigantismo come avveniva nell’arte scultorea classica. Poco si parla, invece, di quanto il calcio moderno punti sull’intelligenza dei calciatori come arma per esaltarne le doti e nasconderne i limiti. Questo discorso ben si presta ad un giocatore come Hugo Ekitike, centravanti del Reims e oggetto dei desideri di mercato di club importanti in Europa.
Ad una prima occhiata il suo metro e novanta di altezza lascerebbe pensare al tipico attaccante centrale pronto a sfruttare il suo fisico come leva per aggirare i difensori avversari, ed invece sono altre le caratteristiche che lo hanno reso la rivelazione dell’ultima Ligue 1, che ha concluso in doppia cifra nonostante abbia giocato solo 15 partite da titolare in campionato (24 in totale).
Un protagonista inaspettato
Riavvolgendo il nastro alla parte iniziale della stagione, il Reims partiva con l’obiettivo di mantenere la categoria e mettere in vetrina diversi giocatori costruiti in casa o arrivati dal mercato; dove Ekitike era stato aggregato alla prima squadra per coprire numericamente il posto lasciato dalla remunerativa cessione di Boulaye Dia al Villarreal.
Le aspettative erano quelle di una stagione da attaccante di scorta dietro a El Bilal Touré e Nathanael Mboku, altri due gioielli della lussuosa vetrina del Reims. Gli sono bastate poche giornate per entrare nelle grazie del tecnico Oscar Garcia che ne ha compreso immediatamente le potenzialità e, dopo il primo goal in campionato realizzato a Rennes alla quinta giornata, deciderà di non toglierlo più dal campo se non a causa di infortuni o squalifiche.
Alla fine dei conti la scelta sarà ripagata con i 10 goal ed i 2 assist realizzati, goal tutti utili al raggiungimento di una salvezza molto tranquilla che, oltre al risultato sportivo, ha permesso un forte accrescimento del valore di tutta la rosa e dei tanti prospetti a disposizione della squadra, già conosciuta in Francia ed a livello internazionale per la propria capacità di lanciare giovani nel grande calcio (terza squadra più giovane per età media nei cinque principali campionati europei alle spalle di Wolfsburg ed Arsenal).
Secondo il portale Transfermarkt il valore di Ekitike in questa stagione è passato dai 600 mila euro di inizio stagione ai 28 milioni attuali, cifra che potrebbe anche non essere sufficiente ai suoi estimatori per portarlo via da Reims vista la grande concorrenza per accaparrarselo.
Per quanto il calcio proposto dal Reims non sia propriamente frizzante quanto la specialità vinicola che ha reso famosa la città, il lavoro svolto sull’attaccante che oggi compie 20 anni ha fornito quella giusta dose di bollicine alla stagione di una squadra con il dato di possesso palla più basso del campionato francese.
Oltre ai goal c’è di più
Le 10 reti in campionato del centravanti di origini camerunensi non sono l’unico dato da tenere in considerazione per valutare la sua stagione, anche perché – seppur raggiungere la doppia cifra sia un fatto importante – dieci marcature non sono certo un dato che, preso in termini assoluti, possa far frullare le fantasie dei tifosi e giustificare tutto questo interesse sul mercato.
Proprio per questo bisogna andare più a fondo nelle statistiche per mostrare le qualità di Ekitike in fase di finalizzazione: andando ad incrociare il dato degli expected goals per tiro con la capacità realizzativa – ossia la capacità di trovare conclusioni da posizioni favorevoli ed il saper trasformare un tiro in una segnatura – possiamo notare come il centravanti del Reims sia al top delle statistiche degli attaccanti in Europa tra coloro che hanno realizzato, come lui, almeno dieci goal in questa stagione.
Questo dato mostra come il numero 22 del Reims sia in grado di trovare la posizione ideale per andare al tiro, scartando quelle situazioni in cui sa che difficilmente troverà la porta, ma soprattutto mostra una particolare abilità nello smarcamento, una capacità che gli permette di essere – come si usava dire un tempo per gli attaccanti – al posto giusto nel momento giusto.
Analizzando i tiri effettuati nel corso della stagione, balza subito all’occhio la selezione delle sue conclusioni: gran parte dei suoi goal e delle sue conclusioni giungono da conclusioni dall’interno dell’area di rigore. L’efficienza nella scelta dei tiri e nella sua esecuzione (il 63% delle sue conclusioni terminano nello specchio) spiegano perfettamente perché siamo di fronte ad un giocatore con un grande senso della finalizzazione.
I meriti del Reims nella crescita di Ekitike
Partiamo da un dato molto significativo: dei dieci goal realizzati in questa stagione da Ekitike, nessuno di questi è giunto tramite un colpo di testa. Questo ci permette di entrare nel campo delle caratteristiche specifiche del suo gioco. In un calcio che cambia e che è in continua evoluzione un attaccante alto 1,90 non necessariamente ha nel gioco aereo il suo punto di forza.
Riconoscere questo aspetto è un discrimine per definire il grado di competenza di un allenatore o un osservatore, soprattutto in termini di flessibilità a livello mentale. L’allenatore del Reims Oscar Garcia si è rivelato un allenatore molto intelligente in tal senso, trovando il modo di sfruttare le sue lunghe leve in modi alternativi a quello di cercarlo nel gioco aereo, anche per nascondere i limiti dettati da una corporatura ancora in evoluzione che non lo rende adatto ai duelli fisici.
In molti club un giocatore con quella struttura fisica avrebbe rischiato di spendere grossa parte del proprio tempo in palestra per poter ingigantire il proprio fisico e diventare quel numero 9 a cui indirizzare lanci lunghi per lottare sulle palle alte contro i difensori avversari; a Reims, invece, le tipizzazioni dettate dall’altezza di un giocatore non esistono e, con il lavoro dell’ex tecnico del Celta Vigo, Ekitike ha trovato la propria dimensione nel calcio dei grandi.
Come gioca Hugo Ekitike
L’interpretazione del ruolo di numero 9 di Ekitike è molto particolare e, per questo motivo, di difficilissima interpretazione per i difensori avversari. È un giocatore che è in grado di svolgere diversi compiti mantenendo un elevato grado di lucidità: già analizzando le zone di campo che ricopre si può evincere che siamo di fronte ad un giocatore che sfrutta la mobilità come arma per creare spazio per sé e per i compagni.
Un tipo di giocata più comune per un centravanti è quella di venire incontro per giocare la palla e scambiarla rapidamente con un compagno. Sotto questo aspetto l’attaccante del Reims è molto a suo agio nello svolgimento di questo compito, ed anzi mostra anche un senso di appagamento quando è chiamato a giocare il pallone da terzo uomo per un compagno, e lo palesa mettendo in mostra tocchi mai banali, usando spesso e volentieri l’esterno del suo piede destro o il tacco per rubare un tempo di gioco all’avversario e dare ritmo all’azione.
Molto più precipua del suo stile è la capacità di sottrarsi dall’attenzione della linea difensiva avversaria allargandosi in zone esterne del campo: così come accade quando gioca spalle alla porta, anche quando pesta la linea laterale raramente disdegna la giocata esteticamente appagante oltre che utile a guadagnare campo ed avvicinarsi all’area di rigore.
La capacità di gestire palloni difficili in quegli spazi strettissimi tra linea laterale ed avversari è resa magica dalla grazia con cui muove le sue gambe altissime per poi lanciarsi in area di rigore in progressione; è da questo tipo di giocata che genera i suoi cinque dribbling di media tentati a partita, di cui più della metà riusciti.
Quegli arti inferiori così longilinei, inoltre, gli permettono di non far mai mancare il proprio apporto alla fase di non possesso. Il Reims è la squadra con la percentuale di possesso palla più bassa del campionato francese, per cui non di rado il centravanti è chiamato ad usare i suoi gamboni per intercettare le linee di passaggio dei difensori avversari o per andare a sottrarre il pallone ai centrocampisti quasi ridicolizzando la loro capacità di difendere il pallone.
Il suo impegno nella fase di ripiegamento è particolarmente evidente con i 5 palloni recuperati di media per partita, ma, a volte, fatica ad essere contenuto: quelle lunghe leve che spesso gli permettono di arrivare su tanti palloni possono penalizzarlo quando il tempo dell’intervento non è quello corretto.
Ne ha già fatto le spese quando – nel corso della scorsa stagione – ha dovuto saltare quattro partite di campionato a causa di due espulsioni dirette; la confidenza nel fatto di poter recuperare palla più facilmente degli altri in quelle circostanze si trasforma in irruenza, un po’ come se avesse un super-potere che fatica a tenere sotto controllo.
A questo punto qualcuno potrebbe affermare che è tutto molto bello ma, dato che stiamo descrivendo un attaccante, sa fare i goal? La risposta è semplice: Hugo Ekitike in area di rigore è davvero un giocatore letale.
La sua capacità di trovare il giusto tempo per smarcarsi dal difensore rappresenta un vero marchio di fabbrica del giocatore di origini camerunensi. Il biglietto da visita lo ha presentato proprio con il suo primo goal in Ligue 1, quando su una palla crossata sul secondo palo continua a seguire l’azione prendendo quel metro di spazio dal centrale difensivo del Rennes che sfrutterà per deviare in rete il contro-cross tagliando sul primo palo, un movimento da pagina due del manuale del centravanti.
Questo tipo di goal e di movimento in area si è poi ripetuto più volte nel corso della stagione, a dimostrazione che si tratta di una qualità già perfettamente presente nel suo bagaglio tecnico, assieme alla capacità – già descritta in precedenza – di saper fare sempre la scelta giusta negli ultimi venti metri.
Le insidie del futuro
Con un set di qualità che partono dal gioco spalle alla porta, si sviluppano con i trick quando si defila sull’esterno e si concretizzano con una lucidità estrema all’interno dell’area di rigore, la critica ed il pubblico francese non sono riusciti a trattenere il desiderio di cercare un paragone importante del passato recente del calcio d’oltralpe: quel nome è Thierry Henry.
Fare confronti o paragoni con giocatori del passato spesso e volentieri rappresenta un esercizio forzato tendente all’artificioso, ma non si può nascondere il fatto che quelle gambe lunghe e filiformi e quelle movenze quando raccoglie il pallone partendo dalla linea laterale generino un senso di deja-vu che non si può ignorare.
Chi riuscirà a vincere l’asta per portarlo via da Reims in questa o nelle future sessioni di calciomercato avrà acquistato un giocatore con tante funzioni già preinstallate nel suo software, e chi dovrà allenarlo potrà sbizzarrirsi su come utilizzarlo senza la necessità di dovergli insegnare nulla di nuovo.
L’unico punto interrogativo resta sullo spazio entro cui potrà e dovrà muoversi in campo. A Reims Ekitike ha licenza totale di muoversi a suo piacimento sul fronte d’attacco per poi scegliere se tentare la giocata personale o premiare un movimento senza palla; in un contesto di più alto livello non è scontato che possa agire con la stessa libertà senza pestare i piedi a compagni di squadra dal pedigree più importante, in quel caso il rischio di vedere imbottigliato il suo talento diventa molto elevato.
Per questo motivo la stagione appena conclusa ha rappresentato un passaggio importante per la carriera di Ekitike, ma già dal mese prossimo – indipendentemente dalla casacca che andrà ad indossare – arriverà un test ancora più importante, ossia confermare le sensazioni importanti che ha destato e smussare quei difetti e quei limiti che alla sua età è anche fisiologico avere.
Il tempo nel calcio moderno non è più galantuomo, e basteranno le prime prestazioni negative a trasformarlo dal nuovo Thierry Henry ad un one season wonder qualsiasi.