Ogni compleanno rappresenta per ciascuno di noi un momento da festeggiare, ma anche un momento in cui dobbiamo riflettere e fare dei bilanci, capire quale visione abbiamo di noi stessi e magari rispondere a quella domanda che spesso gli head hunter amano fare ai candidati in sede di primo colloquio, e davanti alla quale oggi si ritrova anche un certo Harry Kane: “come ti rivedi tra cinque anni?”
Per un calciatore fare un’analisi su ciò che accadrà da qui alla fine del lustro è un esercizio troppo di lungo periodo, ma quando arrivi a 28 anni e nella tua carriera hai raccolto non più di secondi posti e tre finali perse – l’ultima proprio pochi giorni prima del compleanno – delle domande su quale voglia essere il proseguo della propria carriera vanno poste. È esattamente l’esercizio a cui Harry Kane sta cercando di trovare soluzione, al punto da andare dal presidente della squadra che l’ha reso grande e riferire il desiderio di volerlo diventare ancora di più. Ho deciso allora di mettermi a giocare con il suo futuro e valutare le soluzioni disponibili, partendo dalle più concrete verso quelle più fantasiose.
L’evoluzione di Harry Kane
In questi anni al Tottenham, il centravanti inglese è stato il leader indiscusso della squadra, trovando con ciascun allenatore il set di compiti adatto sia alle sue caratteristiche che a quelle della squadra. Sciorinare i numeri relativi alle reti realizzate ed i record frantumati è un esercizio già noto a tutti, mentre è molto interessante notare la sua capacità di modellare il proprio stile di gioco alle caratteristiche dei propri compagni così come all’impianto tattico dell’allenatore.
Da una lettura delle statistiche si può andare subito a riconoscere il cambiamento nei compiti richiesti al capitano del Tottenham e della nazionale inglese: nel corso degli anni sono aumentati i valori relativi al suo coinvolgimento nell’azione, partendo dai tocchi effettuati a partita, mentre sono proporzionalmente diminuite le conclusioni a rete ed i tocchi in area a vantaggio di quelli sulla trequarti.
Questo sta a significare che mentre il Kane degli anni di Pochettino aveva prevalentemente, se non esclusivamente, il ruolo del finalizzatore della manovra rapida e spettacolare degli Spurs, con l’avvento di Jose Mourinho è iniziata la trasformazione nel giocatore poi visto all’Europeo, ossia un attaccante in grado di abbassarsi fino all’altezza dei centrocampisti per liberare spazio per l’inserimento dei compagni. Questo tipo di lavoro ha permesso a due giocatori come Son – nella squadra di club – e Sterling – con la maglia della nazionale – di attaccare la profondità lasciata scoperta dalle linee difensive avversarie.
La particolarità di questa evoluzione sta nel fatto che i valori in fase di finalizzazione non sono stati intaccati da questa modifica nelle funzioni del numero 9 inglese. Tant’è che nell’ultima stagione è riuscito a chiudere la Premier League da capocannoniere grazie alle 23 reti realizzate, a cui però, differentemente delle stagioni precedenti, ha aggiunto 14 assist, primeggiando anche sotto questa statistica.
Con i numeri raggiunti in questa stagione e dopo aver dimostrato di saper svolgere diversi compiti dalla trequarti in su, manca solo un pezzo per chiudere il cerchio della narrazione della carriera di Harry Kane: alzare qualche trofeo. Non è casuale che alla vigilia dell’ultima giornata di Premier League, il capocannoniere del campionato abbia bussato alla porta del presidente Levy per chiedere la cessione. La consapevolezza del proprio valore è giunta al punto di mettere da parte la riconoscenza verso il club che lo ha reso un professionista, per cercare di intraprendere strade che lo portino al successo.
Per questo motivo quali sono le opzioni che per Kane si prospetteranno da qui al deadline day del calcio mercato? Proviamo a valutare alcune di queste tra realtà e finzione, come fossimo nel teatro pirandelliano.
Il Manchester City, la soluzione papabile
Raggiungere Pep Guardiola, i campioni in carica del campionato, ed i finalisti dell’ultima Champions League sembra essere – leggendo le cronache – il finale scritto di questa trama. Dal punto di vista economico i Citizens sembrano infatti avere budget sufficiente per fiaccare la resistenza del Tottenham (si parla di 185 milioni di Euro), e dal punto di vista tecnico hanno davvero tanto da offrire al numero 9.
Inutile sottolineare che un Kane inserito negli schemi di Guardiola sarebbe il pezzo mancante ad un meccanismo che più volte ha rasentato la perfezione in questi anni, e metterebbe fine all’amletico dubbio: falso nueve o vero nueve? Con l’arrivo del centravanti della nazionale inglese il tecnico catalano avrebbe difatti a disposizione un giocatore capace di svolgere entrambe le funzioni contemporaneamente.
Anzitutto con la presenza in rosa di Raheem Sterling sarebbe subito possibile replicare l’intesa costruita negli anni di convivenza con la nazionale dei Tre Leoni, dove Kane e l’ex giocatore del Liverpool sono sembrati completarsi alla perfezione l’uno con l’altro. Come già abbiamo avuto modo di vedere nell’ultimo Europeo entrambi saprebbero perfettamente come scaglionarsi in verticale, con uno che viene incontro mentre l’altro attacca la profondità.
I movimenti a venire incontro del capocannoniere del Mondiale 2018 (evidenziato in rosso) generano tantissimo spazio tra le linee, creando in più quel tanto di indecisione nella linea difensiva da favorire i tagli alle spalle di essa in cui Sterling è maestro (evidenziato in blu). In questa situazione il giocatore servito è Saka con un filtrante che poi porterà all’autogoal di Kjaer, ma sono molteplici le soluzioni a disposizione grazie al disordine generato dal movimento senza palla.
Bene, ora provate ad immaginare, oltre al già citato Sterling, i vari De Bruyne, Bernardo Silva, Gundogan, Mahrez, Foden e Ferran Torres muoversi in quegli spazi, fatto? Beh, in questo caso allora sapete già perché siamo di fronte alla soluzione ideale per il calciatore.
Il Manchester United, la soluzione più problematica
Dato che le richieste del Tottenham per far partire il proprio capitano superano ampiamente i 100 milioni di sterline, a livello economico il campo di ricerca per i potenziali acquirenti si restringe oltremodo, e difficilmente si ritrova a poter oltrepassare i confini della Premier League. Proprio per questa ragione escludere a priori dalle ipotesi il Manchester United è un esercizio non consigliabile, visto il budget quasi illimitato che il club dal brand più conosciuto al mondo può permettersi.
Ma una volta messa da parte la questione economica, avrebbe realmente senso il passaggio di Harry Kane ai Red Devils? Ci sono due motivi per pensare che non sia la soluzione ottimale: una ha a che fare con la scarsa compatibilità al sistema di Solskjaer, l’altra con la prerogativa del calciatore al bisogno di colmare l’assenza di trofei nella bacheca personale.
Da un punto di vista tattico sarebbe complicato trovare il modo migliore per inserire un attaccante con quelle caratteristiche nel 4-2-3-1 dell’allenatore norvegese. Il problema non sta certo nel dove posizionarlo in campo, quanto con una difficoltà che pervade l’ambiente di Old Trafford dal momento dell’addio di Ferguson, ossia quella di acquistare giocatori in grado di essere complementari a quelli già in rosa. A tal proposito chi segue lo United da vicino avrà potuto notare la stagione da turista di Donny van de Beek, centrocampista olandese acquistato dall’Ajax non rivelatosi poi funzionale e complementare a Pogba e Bruno Fernandes. Ora conoscendo l’evoluzione di Kane è opportuno porsi il dubbio se i suoi movimenti da punta completa si vadano ad incastrare a dovere con quelli del trequartista portoghese oppure no.
Le problematiche tattiche sopra menzionate alimenterebbero ulteriormente la questione inerente le opportunità di vittoria: risolvere la questione di convivenza con un giocatore che ama muoversi nelle stesse zone di campo potrebbe sicuramente aiutare ad innalzare il livello dello United in maniera definitiva, tuttavia rispetto all’altra sponda di Manchester il rischio di continuare a restare senza nulla in mano è molto alto. Inoltre un fallimento della convivenza con Bruno Fernandes potrebbe portare ad un ridimensionamento delle sue prestazioni ed anche di quelle dell’ex trequartista di Sampdoria ed Udinese (evenienza di cui abbiamo visto un assaggio nell’ultimo Europeo). Anche a livello di profondità, la compresenza di elementi come Rashford, Greenwood, James e, ultimo in ordine di tempo, Jadon Sancho, rischia di portare ad un sovraccarico difficile da gestire, posto che il lavoro di Kane libererebbe tanti spazi per le loro volate.
Insomma, andare ad Old Trafford e riportare la Premier o addirittura una Champions sarebbe una svolta clamorosa nella narrazione della propria carriera, ma con tutti questi fattori di rischio, siamo certi che un giocatore senza trofei possa accettare una scommessa di questa levatura?
Il PSG, per tornare da Pochettino
Tra le varie opzioni disponibili, chi si occupa di fornire i rumors di mercato non ha mai citato la squadra parigina. La squadra evidentemente francese non sembra interessata a continuare la propria faraonica campagna acquisti con un centravanti di primo livello – ritenendo Icardi un’opzione sufficiente a copertura di quel tassello – eppure tutti i pezzi del puzzle combacerebbero in caso di passaggio di Kane alla corte della proprietà qatariota.
Inutile dire che il primo motivo di richiamo per un passaggio in Francia sarebbe il ritorno sotto la guida di Mauricio Pochettino, l’allenatore che lo ha messo al centro del suo progetto al Tottenham ponendo fine al giro di prestiti che fino a quel momento ne aveva caratterizzato la carriera, e rendendolo un cannoniere inarrestabile in grado di fare la storia degli Spurs. Certo, il giocatore che conosciamo oggi è diverso rispetto a quello costruito dall’allenatore argentino durante l’esperienza a White Hart Lane ma che non rappresenterebbe un ostacolo insormontabile, dato che gli verrebbe richiesto un set di movimenti diverso rispetto a quello degli ultimi anni ma comunque nelle corde del centravanti proveniente dall’est di Londra.
Lo scopo del lavoro resterebbe sostanzialmente lo stesso, creare spazi per un giocatore che attacca la profondità mediante i movimenti senza palla ed associarsi con il rifinitore della squadra: stiamo parlando del Paris Saint-Germain, per cui quelle figure rappresentano l’identikit di Kylian Mbappè e Neymar. Certo, con un tridente di questo tipo trovare il giusto equilibrio diventerebbe complicatissimo – se non impossibile – ma di certo aumenterebbe le soluzioni offensive a disposizione del tecnico della squadra francese, permettendo di superare il limite che questa squadra ha denotato nella scorsa stagione, quando non si è mostrata in grado di aggirare schieramenti difensivi bassi e compatti.
A livello economico, i fondi illimitati della proprietà qatariota potrebbero essere il giusto incentivo a convincere Levy ad accettare un’offerta per lasciar partire l’elemento più rappresentativo della squadra, inoltre cederlo lontano dalla Premier League renderebbe tale addio un tantino meno doloroso. A livello sportivo non ci sarebbero dubbi: se non dovesse arrivare la vittoria del campionato neanche con il PSG – soprattutto con la squadra che sta per essere modellata da questo mercato – allora vorrebbe dire che Harry Kane e la vittoria sono davvero come due rette parallele destinate a non incontrarsi mai.
Restare al Tottenham, la scelta riflessiva
L’ultima pessima stagione vissuta dalla squadra del nord di Londra, nonostante le prestazioni maiuscole del proprio capitano e centravanti, ha definitivamente convinto Kane che la realtà da quelle parti fosse per lui troppo stretta. Per questo motivo il gesto forte di chiedere la cessione suona come un grido d’aiuto per uscire dalla mediocrità.
Con la scelta del club di affidare la panchina a Nuno Espírito Santo l’orientamento sembra quello di proporre un calcio in cui l’equilibrio e la compattezza vengano prima di tutto. Negli anni al Wolverhampton il tecnico portoghese ha sviluppato un tipo di gioco prevalentemente reattivo e basato sulle ripartenze, strategia che appare in continuità con quanto proposto da Mourinho nella scorsa stagione e che, seppur esaltando il lavoro di Kane, non ne ha solleticato la fantasia.
Tuttavia, con le pretese importanti del club sul prezzo del cartellino, la via d’uscita non è affatto così semplice. Nel momento in cui questo pezzo viene scritto e pubblicato, Harry Kane è un giocatore del Tottenham e tra circa una settimana dovrà tornare ad allenarsi al bellissimo Enfield Training Centre per iniziare la preparazione in vista della prossima stagione. Qui troverà una squadra che sta aggiungendo alla propria rosa elementi interessanti come Bryan Gil, primo acquisto del nuovo direttore sportivo Fabio Paratici, ben intenzionato a costruire una squadra interessante e con elementi di importante prospettiva.
In un mercato complesso come quello di questo periodo e con un contratto di tre anni da rispettare, la soluzione di restare con la maglia della squadra dove è cresciuto non è così remota, e l’idea di cambiare aria potrebbe essere posticipata di una stagione, al termine della quale altre pedine potrebbero muoversi aumentando il numero di pretendenti, e quindi facilitare l’incrocio tra domanda ed offerta.
Harry Kane, tra scenari futuribili e fantastici
Al termine della prossima stagione, potrebbero aprirsi altri scenari nei quali un giocatore con le sue caratteristiche risulterebbe essere davvero molto appetibile: per esempio potrebbe succedere che Benzema lasci il Real Madrid, o che la Juventus lasci andare Cristiano Ronaldo, o che Suarez decida di abbandonare l’Atletico Madrid per chiudere la carriera in Sudamerica, aprendo nuove opportunità oggi meno esperibili per disponibilità tecnica ed economica.
A Madrid sponda galacticos non vi è dubbio che il suo identikit rappresenti quello ideale per sostituire l’attaccante francese nelle funzioni e nei compiti. Ovviamente la tecnica dell’ex giocatore del Lione è talmente sopraffina che non ha senso cercare una comparazione, ma l’inglese ha dalla sua una migliore propensione ad occupare ed attaccare l’area di rigore dopo aver favorito lo sviluppo dell’azione con i suoi movimenti. Da un confronto statistico tra i due giocatori nell’ultima stagione emergono chiaramente le diverse attitudini tra i due in termini di pulizia della giocata da una parte, e di ricerca della finalizzazione dall’altra, ma si nota anche come la forbice tra i due non sia poi così aperta.
Dato che stiamo parlando di realtà ma anche di finzione, proviamo allora a vederlo anche in una futura versione della Juventus: con Allegri in panchina è probabile una ricerca meno frequente dei meccanismi del gioco di posizione a vantaggio di soluzioni più verticali. Un giocatore dalle caratteristiche di Kane sarebbe di grande aiuto per creare spazi per Cristiano Ronaldo e muoversi in profondità quando il portoghese decide di allargarsi. Specie nell’ultima stagione dove nessuno degli elementi più avanzati sembrava in grado di disordinare le linee difensive avversarie il suo apporto sarebbe stato una manna dal cielo per gli ex Campioni d’Italia. Tuttavia i movimenti con e senza palla di cui dispone troverebbero alloggio anche nelle idee di gioco del tecnico livornese, che potrebbe sfruttarne le qualità nel gioco aereo per farne un upgrade del suo giocatore feticcio nella prima avventura sulla panchina bianconera: Mario Mandzukic.
La soluzione Atletico Madrid potrebbe aprirsi nel momento in cui Luis Suarez, a dir poco decisivo per la vittoria dei colchoneros nell’ultima Liga, decida di lasciare per sopraggiunti limiti d’età. L’arrivo del plurivincitore della Scarpa D’Oro sulle rive del Manzanarre rimpolperebbe la quota anglosassone della squadra di Simeone, dove già è presente un altro ex Spurs come Trippier, e andrebbe ad inserirsi in un contesto del tutto diverso rispetto a quelli precedente prefigurati, ma altrettanto stimolante.
Pur dentro un contesto tattico meno propositivo le richieste resterebbero grossomodo simili, ossia finalizzare e creare spazi. D’altronde anche l’attaccante uruguaiano, seppur con movimenti diversi, non ha fatto altro che svolgere questo compito, realizzando vagonate di goal, spesso decisivi, e creando spazi per gli inserimenti di Marcos Llorente. Il principale ostacolo che divide la realtà e la finzione in questo caso risiede non solo nella parte economica – l’Atleti ha comunque mostrato di saper e poter spendere sul mercato cifre ingenti per un solo giocatore, seppur non su profili prossimi ai 30 anni – ma anche nella questione trofei: nonostante la vittoria nell’ultima Liga, la squadra del Cholo resta sempre un underdog.
Harry Kane in tutte queste casistiche può essere un’opzione da prendere in considerazione. Si potrebbero aggiungere tante altre squadre a questa lista, ma in questo racconto è la vittoria la chiave di volta di tutto. E chi ci assicura che Paratici non metta a disposizione di Espirito Santo un Tottenham in grado di permettere al giocatore più prolifico della propria storia di alzare finalmente un trofeo sotto l’arco di Wembley, appena un anno dopo aver raccolto la medaglia dei perdenti per ben due volte?