Dagli inizi del nuovo millennio la Comunitat Valenciana del calcio ha sempre avuto due squadre che la rappresentavano egregiamente, sia in Spagna che in Europa: da una parte la tradizione e la storia del Valencia, dall’altra la freschezza e la novità del Villarreal.
Tra alti e bassi, entrambe le squadre hanno accumulato risultati importanti in campo nazionale ed internazionale, ma in questi ultimi tempi Valencia e Villarreal stanno vivendo due momenti diametralmente opposti; se il Submarino Amarillo si è rifatto la carrozzeria, i pipistrelli di Spagna hanno smantellato ogni optional di lusso che avevano a disposizione, mantenendo a malapena lo scheletro della propria rosa.
Valencia vs Villarreal, il precoce decadimento dei Murcielagos
Tutto ha inizio con l’addio di Marcelino. Il Valencia era tornato in Champions League e – con un mix tra giovani di belle speranze e giocatori d’esperienza – era riuscito a ricreare attorno a sé quella nomea che aveva acquisito tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del 2000. Certo, non era la squadra di Héctor Cúper che sfiorò in due occasioni la vittoria della Champions, tanto meno non era stata raggiunta la vetta come ai tempi di Rafa Benitez, ma al Mestalla era tornata aria d’Europa.
L’aria pareva essersi rasserenata con l’arrivo in panchina di Javi Gracia, reduce dalla non fortunata esperienza con il Watford, ma convinto di volersi rifare nel campionato di casa. In molti si aspettavano una ricostruzione ben pianificata e con l’attenzione posta sul futuro, ma il mercato estivo del Valencia ha avuto l’effetto di un cataclisma.
La partenza di Ezequiel Garay a fine contratto era stata messa in conto e probabilmente anche la cessione di Rodrigo Machado era pressoché scontata, sebbene i 30 milioni incassati dal Leeds non si avvicinino minimamente alle cifre che avrebbero speso le big solo un anno fa. Ferrán Torres è partito direzione Manchester per una cifra relativamente bassa – 23 milioni -, ma le operazioni che hanno fatto infuriare la piazza sono state tre: il Villarreal ha praticamente “rapinato” il centrocampo del Valencia prendendo Coquelin a 6,5 milioni e il capitano Dani Parejo a titolo gratuito.
Non contenti, i Murciélagos hanno ceduto anche Kondogbia, l’ultimo baluardo della mediana rimasto a disposizione di Javi Gracia, all’Atlético Madrid per 15 milioni. Oltretutto a mercato chiuso, visto che la Liga permette ai suoi club di poter acquistare un giocatore entro un mese da una cessione avvenuta durante l’ultimo giorno di mercato; nel caso specifico, quella di Thomas Partey, che è andato all’Arsenal.
Si può riassumere tutto in una parola: smantellamento. Soprattutto se si pensa che il Valencia si è rinforzato soltanto con giocatori ritornati dai prestiti o da promozioni dalla seconda squadra. Javi Gracia aveva addirittura annunciato le dimissioni il 6 ottobre, salvo poi ritirarle per rispettare ed onorare l’impegno con la città e con la squadra. Evidentemente, ha preferito non inserire la società nella lista degli elementi che meritano il rispetto di tale impegno.
Lo smantellamento di Lim
Effettivamente, il presidente del Valencia Peter Lim sta facendo di tutto per togliersi di mezzo la grana di una società che gli sta facendo perdere soldi, e quale può essere il modo più semplice per recuperare il denaro perso? La vendita di tutti i pezzi pregiati della rosa. Il tutto avviene ovviamente da Singapore, perché Lim non ha più alcun interesse nel vivere la piazza valenciana e gestisce tutto tramite i suoi uomini che sono rimasti in Spagna, mantenendo i contatti soltanto in via telefonica.
Le critiche per il Presidente non mancano e arrivano addirittura dal consiglio dei soci del Valencia: Paco Roig, ex presidente dal ’94 al ’97 e tutt’oggi azionista del club, ha addirittura indirizzato una pesante lettera a Peter Lim, nella quale si richiedono maggior rispetto e maggior ascolto nei confronti della piazza, che merita molto di più.
Ci stanno superando squadre come Villarreal, Siviglia, Atlético Madrid. Società che ci sono sempre state dietro. Sig. Lim, non scelga il cammino del “vendo tutto per salvare i miei conti”, perché porterà sé stesso ed il Club alla rovina.
Se a livello societario il Valencia fa acqua da tutte le parti, Javi Gracia e i suoi ragazzi stanno facendo fatica a non imbarcarne altra. Il 12° posto in classifica non soddisfa nessuno, soprattutto se si pensa che la rotta non sta cambiando: in 12 partite sono state ottenute soltanto 3 vittorie e addirittura soltanto una nelle ultime 9. Il mister lamenta una squadra che non reagisce, gli scossoni arrivano quasi solo quando i suoi uomini vanno in svantaggio.
Il mix tra mediocrità e mancanza di attenzione sta facendo sempre più affossare il Valencia: la squadra è oggettivamente troppo giovane, ci sono tante mancanze nei reparti e gli infortuni pesanti di Cillessen, Gayà, Lato e Gameiro non aiutano. Nell’undici titolare dell’ultima partita contro l’Athletic Bilbao, soltanto Wass, Diakhaby, Gabriel Paulista, Guedes, Soler e Maxi Goméz hanno alle spalle tante partite da professionisti; fortunatamente ci sono giovani come Musah, Racic e Manu Vallejo che stanno sorprendentemente reggendo l’urto delle improvvise responsabilità, ma la rosa del Valencia è oggettivamente troppo acerba per affrontare sfide più ampie di un campionato tranquillo.
Javi Gracia ne è consapevole, sta cercando di responsabilizzare un gruppo molto giovane più per una crescita futura che per il presente, ma ha allo stesso tempo la certezza che l’aria in società non cambierà, motivo per cui molto probabilmente perderà altri dei pochi pezzi pregiati della sua rosa. Tra gli indiziati ci sono Carlos Soler e Gonçalo Guedes.
Valencia vs Villarreal, un Submarino Amarillo brillante
Il Villarreal vive tutt’altro momento rispetto al Valencia, con un asterisco in apertura. Normalmente, quando un allenatore raggiunge un obiettivo importante come la qualificazione in Europa League, viene confermato per la stagione successiva. Ecco, dalle parti di Castellón non è successo. Javi Calleja, che aveva allenato in precedenza la squadra B del club, aveva già avuto un’esperienza sulla panchina del submarino amarillo: era già stato sollevato una volta dal suo incarico nel 2018, ma nel 2019 è stato richiamato e ha concluso l’ultima stagione con un ottimo 5° posto.
Nonostante questo, a fine stagione è stato nuovamente esonerato dal club, che aveva deciso di dare un segnale forte per avvertire le rivali che i gialli di Spagna erano pronti a fare sul serio: il nuovo allenatore è infatti Unai Emery, l’uomo delle Europa League col Siviglia, che è reduce da esperienze agrodolci all’estero con il Paris Saint-Germain e l’Arsenal. Emery e la sua voglia di rivalsa sono l’ingrediente mancante per un club che vuole tentare l’assalto ai primi 4 posti della Liga, quelli validi per la qualificazione in Champions.
Emery si rimette in gioco a casa propria, dopo 4 stagioni lontano dalla Spagna, e il Villarreal vuole dargli un sottomarino più equipaggiato che mai. In sostanza avviene ciò che non è successo al Valencia, perché si sceglie di creare un gruppo che sia composto da uomini d’esperienza e da giovani pronti a sbocciare. Gli acquisti di Parejo e Coquelin sono, come già detto, degli affari eccezionali, perché sono due giocatori esperti ma non certo a fine carriera, e soprattutto hanno il dente avvelenato di chi vuole dimostrare che qualcuno si è sbagliato sul proprio conto.
Non mancano altri elementi di grande spessore, quali Albiol, Asenjo, il leader Mario Gaspar e Carlos Bacca, ai quali si aggiunge anche Vicente Iborra, centrocampista simbolo del Siviglia guidato proprio da Emery. Poi c’è la mano dell’allenatore per quanto riguarda i giovani: Juan Foyth arriva per rinforzare e ringiovanire il reparto difensivo, Estupiñán è il terzino di spinta perfetto per il calcio di Emery, un ragazzo che già si era fatto notare in Spagna con Almería prima e Osasuna poi.
C’è Takefusa Kubo, il funambolo giapponese di proprietà del Real Madrid in cerca di minutaggio per fiorire totalmente, ed insieme a lui Pau Torres, che non è più giovanissimo, ma cerca conferme al centro della difesa dopo una stagione da top e le prime convocazioni nella Nazionale spagnola. Ultimamente si è aggiunto alla rosa anche Fer Niño, attaccante molto interessante che sta sfruttando le assenze dell’ultimo periodo.
Una rosa completa, adatta al fluido 4-4-2 di Emery. Trigueros è il regista esterno che si accentra e lascia spazio al terzino, dall’altra parte Kubo e Chukwueze si alternano nel ruolo di ala destra, per supportare due attaccanti tra i più letali di Spagna: uno è Paco Alcacer, tornato a casa dopo l’avventura al Borussia Dortmund ma troppo spesso falcidiato da fastidi fisici, l’altro è Gerard Moreno, quello che probabilmente (assieme a Iago Aspas) è l’attaccante iberico più continuo da due anni a questa parte.
24 gol nelle ultime 46 partite, tra questa stagione e la scorsa, sono valsi al catalano le prime convocazioni con la Roja, e grazie alla sua capacità di fare reparto, di dialogare coi compagni e, soprattutto, di vedere la porta, sta trascinando il Villarreal in zona Champions. Il Submarino è 4° in classifica, ha perso soltanto una delle 13 partite disputate in Liga e ha ottenuto il pass per i sedicesimi di finale di Europa League, dove incontrerà l’ostico Red Bull Salisburgo.
Una nuova mentalità
Il Villarreal sta ricercando un’evoluzione, la mentalità richiesta da Emery sta prendendo forma con il passare delle partite, e in ogni conferenza dell’ex Arsenal si nota come ci sia un lavoro mentale di fondo che serve a responsabilizzare sempre di più il gruppo. Nel caso specifico, l’allenatore riesce ad esprimere alla vigilia dei match ogni piccola sfaccettatura del suo pensiero, che cambia ed evolve di settimana in settimana.
Dopo il pareggio contro l’Elche di quasi due settimane fa, ad esempio, ha sentito il bisogno di rimproverare i propri giocatori, esigendo di più sul piano dei risultati, lasciando intendere che, per rimanere tra le prime 4, è necessario essere più incisivi nelle partite – apparentemente – più abbordabili:
I pareggi non sono buoni. Sono insufficienti, dobbiamo esigere qualcosa in più da noi stessi, la ricerca dell’eccellenza ci obbliga a migliorare.
Soltanto una settimana dopo, in seguito al secondo pareggio consecutivo contro il Betis – squadra più tecnica e più votata ad un calcio offensivo rispetto all’Elche -, le parole del tecnico basco sono state diverse. Non ha più battuto il caldo ferro del desiderio di vittoria, ma ha voluto elogiare le capacità della propria rosa, tra le quali quella di riuscire a portare a casa punti anche in partite dove l’avversario riesce a mettere in difficoltà i suoi e quella di mantenere intatto il proprio calcio di fronte ad avversari più ostici:
Vogliamo essere ligi alle nostre idee, vogliamo dimostrare affidabilità. Mi interessa molto di più la regolarità nelle prestazioni che la singola vittoria.
Insomma, se in casa Valencia non si vede la luce in fondo al tunnel, il panorama che si osserva dal rooftop del Villarreal – dall’Estadio de la Cerámica – sembra destinato addirittura a migliorare.