Vorrei invitare chi legge a fare una passeggiata nell’entroterra marchigiano, a 30 chilometri dalla costa, nella Valle del Tronto, ad Ascoli Piceno, o ‘Ašculë’, in dialetto ascolano. Un luogo gentile che sorride a chiunque lo guardi. Una città illuminata dal suo travertino bianco o dorato, a seconda della luce che si riflette su di esso; dal cuore medievale, con strade antiche romane e bellissime piazze rinascimentali.
Lungo le strade e i vicoli del centro storico si incontrano le sue numerose chiese, le cupole e le splendide torri gentilizie e campanarie, motivo del suo soprannome: la città dalle Cento Torri, abbracciata da due fiumi, il Tronto e il Castellano, lungo i quali è possibile fare un pic-nic avvolti nella natura ma a pochi passi dalla città.
Partendo dalla maestosa Piazza Del Popolo e continuando per Piazza Arringo, la più antica di Ascoli – dove si elevano il medievale battistero di San Giovanni, la cattedrale di Sant’ Emidio, il palazzo Vescovile, il palazzo dell’Arengo, sede della pinacoteca civica e di alcuni uffici comunali – è possibile godersi il fresco venticello al tramonto e i bellissimi giochi di luce, che illuminano i palazzi rinascimentali.
Gli aperitivi serali sotto i suoi portici, caffè e anisetta la domenica mattina al Caffè Meletti. E poi i vizi golosi appagati dall’offerta gastronomica, come le famose olive all’ascolana ripiene e fritte, o ancora il torneo cavalleresco della Quintana in estate: sono solo alcune delle bellissime emozioni che si possono provare in questo luogo.
La leggenda di questa città poetica è altrettanto romantica. Pico, figlio del Dio Saturno, follemente innamorato della Dea Pomona, divinità protettrice di giardini e frutteti, cercò di entrare nelle sue grazie e nel suo palazzo travestito da anziana. Pomona accolse come una buona amica la vecchia che le si presentò, ma quando ci fu l’occasione Pico riprese le sue vere sembianze e la Dea non resistette all’innamorato, accettandolo finalmente per sposo.
La Dea Circe, innamorata respinta da Saturno, padre di Pico, volle vendicarsi sul figlio e trasformò Pico in un uccello: il Picchio. Questo Picchio, che nel frattempo si era consacrato al Dio Marte, incontrò una tribù di giovani Sabini e li guidò nel loro viaggio alla ricerca di nuove terre, dal reatino verso l’Adriatico. Il Picchio si posò e i giovani sabini si stabilirono proprio in quel punto, dove l’uccello si era fermato: i Sabini si fusero con altre popolazioni autoctone dando origine ai Piceni, che fondarono Ascoli 1.600 anni prima della fondazione di Roma.
Il picchio è oggi diventato il simbolo del popolo Piceno e dell’Ascoli Calcio, società calcistica italiana nata il 1º novembre 1898, quando dodici giovani ascolani si radunarono in Via delle Canterine e fondarono la prima società sportiva della città, oggi motivo di vanto e grande passione per gli ascolani. L’Ascoli, come non sottolinearlo, è il quarto club più antico d’Italia, dopo Genoa, Udinese e Juventus.
Stadio Ferruccio Corradino Squarcia
È estate, fa caldo e Ascoli si immerge in un’atmosfera medievale. Gli ascolani si preparano al torneo cavalleresco della Quintana, che si svolge nei mesi di luglio e agosto nello Stadio Ferruccio Corradino Squarcia e che riempie la città di rulli di tamburi, suoni di chiarine, bandiere, dame e cavalieri. Ascoli Piceno non è più solo bianconera, ma rossa, gialla, verde e azzurra. Colori che rappresentano i sei sestieri della città che è pronta ad emozionarsi e a dividersi, ma solo per fare il tifo alla propria zona, restando uniti per l’unica passione calcistica.
Lo stadio Ferruccio Corradino Squarcia (o Campo dei Giochi) è un impianto sportivo di Ascoli Piceno situato vicino il forte Malatesta. Fu inaugurato nel 1926, progettato dagli ingegneri Arturo Paoletti e Giuseppe Viccei, e inaugurato nel 1926 con una partita di calcio tra la squadra ascolana e la Lazio, continuando ad ospitare il calcio dilettantistico fino al 2010. Tra i tanti momenti emozionanti si può ricordare la festa per la celebrazione dei 120 anni dalla fondazione dell’Ascoli Calcio, il 31 ottobre 2018, con centinaia di tifosi radunati sulla tribuna centrale, esponendo vessilli e striscioni ed intonando cori con torce e fumogeni.
Piazza Del Popolo
Siamo nel cuore del centro storico. Conosciuta come il “Salotto d’Italia”, Piazza del Popolo è considerata un monumento a cielo aperto ed è il luogo degli incontri e delle passeggiate. Deve la sua denominazione al Palazzo dei Capitani del Popolo, uno dei principali edifici storici del centro. Nel 2014, al suo interno, fu allestita la prima mostra delle maglie storiche dell’Ascoli Calcio dagli anni ’70 fino ad oggi.
Non c’è altro posto in tutta Italia dove si possa percepire la piazza come luogo sociale e, nello stesso tempo, architettonico come la Piazza del Popolo ad Ascoli Piceno. Questa è – come si dice – il cuore della città.
Di una rara bellezza, questa piazza non ha una storia ben definita. Si pensa ancora oggi che prima di tutto fu un luogo di lavoro, dove venivano tagliati blocchi di travertino per ricavarne mattoni utili alla costruzione della Chiesa di San Francesco. Poi, durante la seconda metà del ‘400, fu pavimentata con lastre di travertino e intorno al XVI secolo acquistò l’aspetto attuale. A conferirle armonia ed eleganza ci sono ai suoi portici con volte a mattoni rossicci e colonne in travertino su tre lati della piazza, un tempo utili per coprire l’irregolarità delle botteghe medievali. Anche se la sua storia è poco conosciuta, una cosa è certa: quando si arriva in Piazza Del Popolo, ci si innamora.
Per gli ascolani, oltre ad essere incredibilmente bella, è importante soprattutto per le tante manifestazioni cittadine che si svolgono all’interno di essa come il Carnevale e la Quintana, ma anche spettacoli musicali e teatrali, che nelle notti d’estate, riempiono la piazza con colori, suoni e risate.
Tutti ad Ascoli ricordano la festa in onore dell’Ascoli Calcio, il 9 giugno 1974, quando i bianconeri di Rozzi e Mazzone tagliarono il prestigioso traguardo pareggiando 1-1 al “Del Duca” con il Parma (gol di Morello). La promozione in Serie A fu uno dei più grandi successi della squadra bianconera. Successivamente arrivarono altre promozioni, ma la prima rimane ancora oggi nella storia e nei cuori di tutti i tifosi.
Quel giorno ci fu una grande spadellata in Piazza Arringo per friggere il pesce e fu issata la gigantesca lettera A sul ponte di Santa Chiara, verniciato di bianconero. La giornata proseguì con le sfilate dei tifosi con enormi bandiere, trombe, stendardi. Proprio in quei giorni nacque il primo gruppo ultrà ascolano: il Settembre Bianconero, gruppo che ancora oggi è la colonna portante del tifo.
Università Di Camerino, Scuola di Architettura e Design
Nella zona più alta della città è situata la Facoltà di Architettura, vanto di un uomo che con impegno e dedizione si è battuto fino all’ultimo per portare l’Università ad Ascoli Piceno: Costantino Rozzi. Questa fu inaugurata poco prima della sua scomparsa, nel 1994.
Con i suoi calzini rossi portafortuna, un cappotto di cammello ed il suo carattere forte e determinato è riuscito non solo a portare l’Ascoli dalla Serie C alla Serie A, ma ha anche dato l’opportunità a tanti giovani di formarsi in questa bellissima città marchigiana che è Ascoli Piceno.
Bar Stadio
Costeggiando il fiume Tronto e perdendosi tra le vie di alcuni dei sei Sestieri della città, ecco che si esce dal centro storico per ritrovarsi nel cuore dell’orgoglio ascolano. Negli anni ’70, accanto allo Stadio di Cino e Lillo Del Duca, nasce il Bar Stadio, nell’attuale Piazzale Rozzi, un tempo un luogo spoglio, un terreno dove i bambini giocavano a pallone sognando di diventare come i loro idoli bianconeri e oggi divenuto un grande parcheggio, voluto da Costantino Rozzi dopo la prima promozione in Serie A, per ospitare un numero maggiore di spettatori all’interno dello Stadio di Cino e Lillo Del Duca. Divenne da subito tappa fissa per tutta la tifoseria bianconera, per Costantino e i giocatori, che ancora oggi trascorrono parte del loro tempo libero a bere caffè e ascoltare aneddoti sul passato di questa grande squadra.
Questo infatti non è un bar per soli tifosi: questo è il luogo dove giocatori, allenatori, tifosi e squadre avversarie vengono da più di quarant’anni prima di andare a occupare i propri posti all’interno dello stadio, per iniziare a far sentire il loro tifo, per sostenere la propria squadra, brindare a una vittoria o consolarsi insieme davanti a una sconfitta. Tra borghetti e birre in bottiglia e un barista tifoso al 100%, tra scaffali e pareti sono raccontate la storia di Ascoli e dell’Ascoli Calcio.
Ma ad Ascoli questo non è l’unico bar dove si ritrovano i tifosi per stare insieme: la tappa d’obbligo prima di andare a fare il tifo allo stadio è il Bar Caldaie, situato in zona Porta Maggiore e da sempre frequentato dalla tifoseria ascolana e dagli ultrà. Dopo il fischio al 90’, invece, quando tutti escono dallo stadio ma l’adrenalina è ancora forte e la fame si fa sentire, la tifoseria si sposta da Zio Kinto, il pub dal cuore 100% bianconero, dietro la rinomata Piazza Del Popolo, in Via Giudea, per trascorrere altrettanti momenti emozionanti tra birre e panini.
Stadio Cino e Lillo Del Duca
Quando si arriva davanti allo Stadio di Cino e Lillo Del Duca, si sente tutt’oggi l’eco dei tanti cori cantati dalla tifoseria ascolana durante le partite della squadra bianconera, seguiti da abbracci, risate, lacrime e tante altre emozioni. È qui che il corteo arrivava passando per Via delle Zeppelle, chiamata anche “Via Del Calcio Spettacolo” in quanto protagonista del passaggio dei tifosi prima e dopo la partita, per scrivere ogni volta un’altra pagina di storia dell’Ascoli Calcio. Per celebrare l’annata storica della squadra e per la città, fu realizzata nel 1974 una targa dedicata a questa via.
Lo stadio porta con sé molti intensi ricordi legati soprattutto agli anni ’70 ed ’80, quelli del massimo splendore dell’Ascoli Calcio guidato dal Presidentissimo Costantino Rozzi. Fu costruito a metà degli anni ’50 ed allora era chiamato Stadio “delle Zeppelle”, denominazione data dall’omonima via che lo ospita. Fu successivamente ampliato nel 1974 dallo stesso Rozzi dopo la promozione in Serie A ed in quell’occasione fu chiamato “Stadio dei cento giorni” perché fu completato in soli tre mesi.
Quella del 1974 fu un’estate importante, soprattutto perché in quei giorni molti tifosi, famiglie e ragazzi trascorrevano parte del tempo libero al Del Duca, per seguire da vicino i lavori di ampliamento; si trattava, ormai, di una seconda casa, grazie al grande amore che cresceva nei cuori ascolani per la squadra che aveva saputo dimostrarsi forte e splendida come poche.
Oggi lo Stadio prende il nome dei fratelli Cino e Lillo Del Duca, che per molti anni furono presidenti onorari della società calcistica. Cino va soprattutto ricordato come editore di giornali e fondatore nel 1956 del quotidiano “Il Giorno”. La Curva Sud, dedicata a Rozzi, e oggi demolita a causa del terremoto dell’agosto 2016 che ha colpito il centro Italia, resta ancora nei ricordi di tutti coloro che si sono emozionati su quei gradini per la prima partita, per il primo gol visto dal vivo, per gli abbracci sugli spalti con sconosciuti o i bambini presi sulle spalle perché troppo piccoli, per l’amico incontrato lì, con cui ancora oggi si condivide l’amore per il calcio.
VIAGGIA CON NOI PER L’ITALIA DEL CALCIO