Il calcio ligure è stato portato in auge dalle più blasonate Genoa e Sampdoria, le due squadre scudettate protagoniste del Derby della Lanterna nella massima serie di calcio. Genova è grande, una città che ti fa sognare con il suo porto e i suoi caruggi, l’odore salmastro e il profumo di pesto e fugassa, ma anche la provincia regala vere emozioni.
Attraversando il golfo del Tigullio – o golfo Marconi, per via dei primi esperimenti radio effettuati in loco dall’inventore Guglielmo Marconi -, si respira l’essenza della Liguria. La Riviera di Levante è ricca di storia, cultura, una presenza elitaria all’interno della regione, a tratti snob per la costante presenza di figure autorevoli che amano riposare le loro membra tra un rustico medioevale e una spiaggia sabbiosa.
Qui non si vive di solo calcio, eppure la rivalità che si respira tra Entella Chiavari e Lavagnese ha gettato le sue basi anni or sono. Le due città divise dal fiume sono protagoniste di un conflitto storico cui nemmeno un pallone, ventidue interpreti e un lungo prato verde saprebbero risolvere.
Sulle rive del fiume Entella
Due cittadine e una eterna rivalità, il tutto diviso da un breve corso d’acqua. Non è paragonabile allo Stanley Park che divide gli stadi di Liverpool ed Everton, ma il fiume Entella ha un’importanza fondamentale per gli abitanti di Chiavari e Lavagna, perché considerato alla stessa stregua del Rubicone ai tempi di Giulio Cesare. Varcare quel confine significa guerra: i liguri sono un popolo che ama lamentarsi o meglio, mugugnare, non amano particolarmente chi prova ad intrufolarsi in casa loro, ed è proprio questo il motivo per cui anche un semplice fiume di soli otto chilometri ha un valore sacro.
La disputa nasce già ai tempi di Tolomeo, che nel trattato Geografia III colloca l’Entella ad est di Genova; successivamente è papa Adriano V nel Purgatorio della Divina Commedia a citarlo, riferendosi a lui come fiume Lavagna. Questa contesa arriva ad una risoluzione solo grazie a Napoleone, il quale, dopo la costruzione del ponte della Maddalena, istituisce il Dipartimento dell’Entella come una delle unità amministrative in cui era suddivisa la Repubblica Ligure, sancendo la fine delle ostilità (ma non per un periodo di tempo così esteso). Oggi, nonostante il passaggio del conquistatore francese, la rivalità rimane ancora aperta e sebbene il derby tra Entella Chiavari e Lavagnese non avrebbe storia sul campo da calcio, la partita tra coloro che in questo luogo sono nati e cresciuti è ancora in perfetto equilibrio.
Secondo una leggenda tramandata di voce in voce, il fiume Entella, dotato di una particolare copiosità delle acque, tende a straripare quando si infiammano le ostilità tra le parti. Questo accadrebbe per evitare uno scontro armato tra le due città che, alle prese con l’uscita fuori dagli argini del corso d’acqua, si dimenticherebbero della causa scatenante e tornerebbero alla vita di tutti i giorni. La storia, come altre di questo tipo, possiede varie sfumature: gli abitanti di Chiavari, quando l’Entella inonda la zona di Lavagna, raccontano come questa sia la punizione per aver provato a superare il confine; viceversa, i lavagnesi rimproverano i loro vicini quando sono loro a subirne i danni.
Il centro storico di Chiavari
Rivalità a parte, Chiavari si mostra in tutta la sua bellezza quando attraversata per le vie del centro storico. Questo è il punto nevralgico della città, luogo di ritrovo per famiglie e tifosi, animato dalla caratteristica atmosfera medievale tipica dei caruggi liguri. Passeggiando per Borgo Lungo si viene catapultati in un’altra epoca, i negozi sotto i portici che proteggono dal sole in estate e dalle piogge autunnali tutto ad un tratto diventano botteghe di sarti, speziali e mastri falegnami.
Entrare dentro i vicoli significa attraversare secoli di storia, i ruderi ben visibili in ogni angolo della vecchia Ciavai portano i segni di lotte, scavi e conquiste, come le cicatrici di un soldato che ha combattuto le sue guerre e non è mai crollato a terra, forte del suo orgoglio e padrone della sua vita. Chi visita la Liguria senza carpirne l’essenza troverà davanti a sé città in fotocopia: viottoli lunghi, stretti e talvolta bui da non attraversare nelle ore tarde; edifici vecchi e spogli che non lasciano spazio ad immaginazione; una costa movimentata nella nei mesi più caldi e passiva del cambio di stagione che la trasforma in una spettrale landa desolata. Niente di più sbagliato. Ogni città racconta la propria storia, una tradizione da rispettare quando si parla di gastronomia, usi e costumi. Farsi rapire dall’animo cupo e poco ospitale degli abitanti non deve trarre in inganno: questo è solo il modo eccentrico con cui i liguri non vogliono farsi portare via il proprio pezzo di cuore.
Parlavamo del centro della vita chiavarese, racchiuso nella sua parte storica e del viaggio attraverso i secoli. Percorrendo tutto il borgo, oltre a negozi e ristoranti possiamo trovare numerosi luoghi di culto, il Parco Botanico, il Palazzo di Giustizia e continuando dritti per questo itinerario si sfocia nelle tre piazze principali, vive grazie ai loro mercati (ortofrutticolo e dell’antiquario) e al viavai giornaliero di lavoratori e turisti che amano perdere qualche minuto in più della loro giornata pur di allietarsi con l’ambiente circostante. La bella stagione regala un ulteriore momento magico da vivere all’alba o al tramonto, in solitudine o in compagnia, quella possibilità di lasciarsi incantare dal rumore delle onde infrante sugli scogli, una passeggiata a piedi nudi sul litorale, accarezzati dall’aria salmastra che lascia la pelle un po’ secca, ma ne risolleva l’animo.
La preghiera prima della partita
Arriviamo a domenica, la sveglia impostata non prima e non più tardi delle ore nove. Giorno di riposo dal lavoro, è vero, ma la tradizione non aspetta i dormiglioni, perciò la routine prende forma appena si mettono i piedi fuori dal letto. Prima sosta il bar per una colazione a base di focaccia e cappuccino: qui le persone si ritrovano prima della messa, i tifosi più giovani e quelli più anziani per discutere della partita, l’atmosfera è quella di una casa in cui tutti i familiari si riuniscono raccontandosi gli avvenimenti della settimana che trovano il loro sfogo allo stadio o a casa di amici per un pomeriggio in compagnia.
Terminato il bivacco è già tempo di correre a fare compere per imbandire la tavola in vista del pranzo domenicale. Non è importante che il pasto sia lauto, c’è chi si accontenta di un boccone per non rimanere appesantito e poter seguire la sua squadra nel pieno delle forze, ma c’è anche chi si concede più di un semplice bicchiere e passa l’ora prima della gara a fare una siesta sul divano in soggiorno. La domenica va trascorsa in compagnia, perciò ogni scusa è buona per invitare qualcuno a mettere le gambe sotto il proprio tavolo. Così ritrovarsi in una città che pullula di gente in ogni angolo diventa il modo più semplice per avere un gradito ospite a casa. Scocca la campana delle dieci e trenta a ricordare a tutta Chiavari che l’ora della messa sta per arrivare. Le vecchine sono già dentro per aiutare il prete, i chierichetti sull’uscio ad aspettare di essere chiamati per indossare gli abiti sacerdotali; le famiglie hanno ancora qualche minuto per cambiarsi e vestirsi per l’occasione, poi dritti in chiesa per la funzione.
La città ha numerosi punti di ritrovo per la messa domenicale: sono sei per la precisione e ognuno di essi può fungere da luogo dove ascoltare se stessi o le parole del Signore. Il monastero di San Bernardino in via Entella è divenuto famoso per accogliere da alcuni anni le minoranze etniche della città e svolgere riti ortodossi o celebrare il Natale secondo il rito bizantino; la chiesa di San Giacomo e la chiesa di San Giovanni Battista sono le più frequentate per le messe e per andare a confessarsi, la seconda di queste viene anche chiamata santuario del Cristo Nero per via della croce lignea che sormonta l’altare centrale.
I fiori all’occhiello di Chiavari per quanto concerne la religiosità sono senza dubbio il santuario della Madonna dell’Olivo, la cattedrale di Nostra Signora dell’Orto e il santuario di Nostra Signora delle Grazie. Questi sono considerati monumenti della città ligure e visitate ogni giorno, vere calamite che attraggono non solo i fedeli, ma anche i turisti in visita per il Golfo del Tigullio. Prima di ogni partita, i più devoti fanno un fioretto o lasciano un pensiero al santo e protettore della casa del Signore, così che aiuti l’Entella a vincere la partita o anche solo per farli tornare al sicuro dopo una lunga trasferta.
Stadio Comunale di Chiavari
Dopo due anni dall’inizio dei lavori, il 10 marzo 1935 viene inaugurato lo Stadio Comunale di Chiavari, inizialmente noto come campo sportivo del Littorio in epoca fascista e successivamente cambiato in campo sportivo Paolo Dall’Orso, per adottare poi il nome definitivo di stadio comunale di Chiavari. Proprio per l’influenza subita dal fascismo, la tribuna principale è costruita in stile razionalista italiano, quella corrente architettonica che tra la metà degli anni venti e l’intero decennio degli anni trenta ha caratterizzato le costruzioni di tutta la nazione.
Durante la sua esistenza ha ospitato gare di qualsiasi disciplina sportiva: dall’atletica leggera alla lotta, dalla pallacanestro al pugilato; non solo sport però, poiché è stato la casa di fiere e manifestazioni a tema musicale. Conosciuto per ospitare ed aver ospitato partite di calcio di ogni categoria, l’impianto che un tempo poteva contenere fino a diecimila spettatori, oggi è omologato per ospitarne 5.587. La prima partita disputata al suo interno è stata Chiavari-Sanremese, terminata con il risultato di 1-1 e con reti dei signori Bulla (C) e Gereschi (S).
Gli anni della guerra rendono impossibile ogni tipo di attività, se non quella di ospitare le truppe britanniche. I successivi decenni sono di eterna ripresa, Chiavari e Lavagna si danno una mano per rialzarsi condividendo anche il terreno di gioco. Sono gli anni settanta a dare grande spolvero alla città e allo stadio, che per ben due volte vede gremite le tribune: la prima il 20 settembre 1970 in occasione della seconda giornata del campionato di Serie C, dove va in scena il derby tra Entella Chiavari e Genoa; la seconda il 14 agosto 1976, per l’amichevole estiva contro l’Inter.
Il futuro in quel di Chiavari arriva prima rispetto ad altri campi da gioco nostrani: infatti, nel 2006 il terreno presenta uno dei primi tappeti in erba sintetica. Questa svolta fu un espediente per costruire un progetto interessante e ambizioso intorno alla città ligure e alla società sportiva, perciò visto l’entusiasmo palpabile l’Entella iniziò il suo cammino verso i professionisti prima con il ripescaggio in Lega Pro Seconda Divisione nel 2009 e poi con il coronamento di un sogno, quando al termine della stagione 2013/2014, viene promossa in Serie B e disputa la Finale di Supercoppa Lega Pro di Prima Divisione.
La ciliegina sulla torta per i chiavaresi e per l’architetto Enrico Rocchi, ideatore del progetto per l’ampliamento dello stadio e della sua ristrutturazione, arriva nel 2017 con il premio conferito allo stadio dalla LNPB (Lega Nazionale Professionisti B) come il migliore della categoria dei cadetti.
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