Quando il 20 agosto 2020 l’arbitro Juan Luca Sacchi ha fischiato tre volte all’interno di un Alberto Picco privo di spettatori, il tempo si è fermato. Qualche attimo crudele si è trasformato in un’estasi senza precedenti: festeggiare una promozione con una sconfitta, esultare sentendo solo le urla dei giocatori. Svariate antinomie nel paradosso principale: a La Spezia si è festeggiata la prima promozione in un campionato che, in circostanze particolari, si era già vinto.
Aumentando i toni nel climax dell’antinomia, è ancor più surreale che quello storico Scudetto sia giunto per mano di una compagine di Vigili del Fuoco, a latitudini che respirano quotidianamente la brezza marina dell’estremo Levante. Ma ci arriviamo, partendo dall’alto.
Come alcune delle città incontrate nel nostro percorso per l’Italia del calcio (Cosenza e Salerno, ad esempio), anche La Spezia ha la sua roccaforte dalla quale ammirare i vicoli cittadini che si tuffano nel mare. Le mura di cinta che un tempo difendevano la città dagli attacchi esterni furono danneggiate, appunto, dalle offensive dei territori circostanti: edificato nel 1262 secolo, fu colpito dalla Repubblica Genovese appena 11 anni dopo. Ricostruito settant’anni dopo, il Castello è ora visibile da pressappoco ogni angolo della città.
Un po’ come accaduto con Genova, dunque, partiamo dall’alto fino ad arrivare al mare. Un po’ come accaduto finora in questa stagione con la retroguardia spezzina, anche il Forte voluto da Nicolò Fieschi nel XIII secolo ha subito ingenti offensive, ma è riuscito a resistere e perdurare fino ai giorni nostri, seppur con solo una parte dell’edificio.
Al contempo, però, la squadra allenata da Vincenzo Italiano si sta dimostrando audace e caparbia, in grado di mostrare a testa alta un gioco armonico. Che sia un inconscio derivato del passaggio in città di Wilhelm Richard Wagner, che a La Spezia trovò l’ispirazione per l’intera Tetralogia? Come una delle Valchirie cavalcanti nell’opera del compositore tedesco, lasciamo il Castello per spostarci nelle arterie del centro storico.
Museo Civico “Amedeo Lia”
Collegandosi alla cultura, La Spezia ospita dal 1996 il Museo Civico “Amedeo Lia”, che prende il nome dal collezionista che decise di donare alcune opere di sua proprietà alla città. L’edificio, in origine, costruito come convento di San Francesco da Paola e cambiò la sua funzione in svariate occasioni, fino a divenire una casa artistica.
Nel 2017, per commemorare il ventesimo anniversario dalla sua nascita, ha ospitato L’elogio della bellezza, una mostra che ha portato nella città ligure venti dipinti da altrettanti musei, in una sorta di proseguimento astratto dell’iniziativa dell’ingegner Lia. Spicca, tra le altre, la sala del Cinquecento, dove spiccano un presunto Autoritratto del Pontormo ed il Ritratto di Gentiluomo di Tiziano.
Via del Prione
Il Museo Civico “Amedeo Lia” si trova lungo Via del Prione, una delle due arterie principali nel centro cittadino di La Spezia, insieme a Corso Cavour. Quest’ultimo ci porta dritti all’Arsenale della Marina Militare, inaugurato nel 1869 e nato da un’iniziale idea di Napoleone, resa concreta da Camillo Benso, conte di Cavour. Fu attaccato durante la seconda guerra mondiale ed oggi è in progressivo decadimento, nonostante il fascino immutabile della struttura, affiancata dal museo tecnico navale, il più importante del suo genere in tutta la Penisola.
Tornando al centro storico ed alle due parallele da cui si dirama il reticolo di vie della città, si possono incontrare svariati edifici in stile liberty, che ancora oggi conservano facciate splendenti. Tra di essi, si può annoverare palazzo Oldoini, conosciuto anche come palazzo dei Nobili. Il nome dell’edificio deriva dalla sua inquilina, una donna affascinante che è attualmente ritratta in una statua posta proprio di fronte al palazzo. Nel centro, inoltre, si trova anche l’antica chiesa di Santa Maria Assunta ed il Teatro Civico, edificato nel 1840 e conosciuto per la sua cupola apribile, dove sono state decorate le costellazioni zodiacali, ammirate dal vivo con l’apertura della struttura negli spettacoli serali d’estate.
Siamo giunti alla zona indubbiamente più ricca e calamitante dell’intera La Spezia. Da buona cittadina marittima, non può che aver sviluppato un legame indissolubile con il lembo di terra che si affaccia sulle onde. E dunque, in un ipotetico cammino verso i Patrimoni Unesco delle Cinque Terre, si può percorrere a La Spezia la passeggiata Costantino Morin. Ma non solo.
La zona portuale, sviluppatasi attorno al XIX secolo, ha sempre vantato un afflusso di turisti non indifferenti, abitanti temporanei delle gigantesche navi da crociera che spesso attraccano al molo Garibaldi, collegato a sua volta alla passeggiata tramite il Ponte Thaon de Revel, una struttura inaugurata nel 2013. Nella stessa zona si trovano anche i giardini pubblici ed il monumento a Giuseppe Garibaldi, uno che in quest’area geografica ha lasciato il segno.
Il porto di La Spezia, inoltre, presenta caratteristiche uniche nel suo genere: grazie alla sua ubicazione, incastonato nel golfo dei Poeti, è esposto solamente alle correnti di scirocco e tramontana. Qui il libeccio soffia poco, consentendo di rimanere con i piedi per terra: una lezione anche per gli uomini di Vincenzo Italiano.
Stadio Alberto Picco
Passato, presente e futuro: tutti in un’unica casa, inaugurata a pochi mesi dagli ultimi bombardamenti della Prima guerra mondiale. Lo stadio Alberto Picco, intitolato in memoria del primissimo marcatore nella storia del club, deceduto come alpino durante i combattimenti del primo conflitto globale, nasce nel 1919, con un inaugurale 8-0 nei confronti dell’S.C. Genova.
All’ingresso dello stadio, per commemorare Picco e gli altri atleti scomparsi durante la Prima guerra mondiale, è stata posta una lapide, successivamente affiancata dalla cancellata in pietra scura. Parte della storia del club, dunque, è legata al primo tragico evento che ha condizionato il XX secolo. La fetta più importante, però, riguarda la seconda guerra mondiale.
76 anni prima che la squadra allenata da Italiano superasse il Frosinone di Nesta staccando il pass per la prima partecipazione in Serie A, i bianconeri avevano conquistato uno Scudetto. Il paradosso di cui sopra, che rende la storia dei Vigili del Fuoco di La Spezia ancor più entusiasmante.
Con l’Armistizio dell’8 settembre 1943, l’Italia si trova sostanzialmente spaccata in due: al di sopra della Linea Gotica nasce la Repubblica di Salò, mentre nel meridione avanzano progressivamente gli Alleati, sbarcati in Sicilia il 9 luglio precedente. Nella stagione 1943/1944, il calcio italiano decide di non fermarsi, nonostante le evidenti difficoltà: nascono dei Campionati Misti Regionali, tra cui quello di Alta Italia, a cui partecipano la Torino FIAT, la Juventus Cisitalia, il Milano e l’Ambrosiana Inter.
A La Spezia – o meglio, a Rapallo, vista l’inagibilità del Picco -, partecipa il Gruppo Sportivo 42º Corpo dei Vigili del Fuoco, che va a sostituire una società in via di estinzione a causa delle elevate difficoltà finanziarie. Giocano bene e sfruttano l’astuzia: si spostano tramite un cassone sopraelevato un’autobotte, ripiena di sale spezzino ed olio, preziose merci di scambio con pane e non solo nei luoghi dove andavano a giocare.
Quella squadra nata per caso andrà a vincere contro ogni pronostico, ribaltando le premesse della vigilia e sconfiggendo per 2-1 il Grande Torino. Verrà conquistato uno Scudetto mai realmente riconosciuto come ufficiale, con il campionato di quella stagione dichiarato successivamente illegittimo. La Spezia, però, sa di avere nel suo passato una compagine storicamente trionfale, che ogni domenica ricorda con il tricolore sul petto.
Un ringraziamento speciale a Marco Tarabugi e Manuel Pasquini
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