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VIE DEL CALCIO

Vie del Calcio: Pescara

Descrivere il rapporto tra Pescara ed il calcio è difficile anche per i pescaresi stessi. È la storia di un amore travagliato, fatto di gioie enormi ma anche di grandi delusioni. La piazza si è sempre contraddistinta per un affetto smisurato verso i propri colori e, sebbene possa sembrare una frase di circostanza, forse sulle rive dell’Adriatico è davvero così.

Nonostante la dimensione cittadina e le ridotte ambizioni calcistiche (da tempo consolidate nella serie cadetta, a fronte delle ultime esperienze disastrose nella serie maggiore), i tifosi hanno sempre mantenuto atteggiamenti e affezione da “grande piazza” nei confronti dei biancazzurri. Vengono in mente l’incredibile esodo di 40mila tifosi per la trasferta a Bologna nel 1979, la nobile storia del gruppo ultras dei Rangers, ancora oggi uno dei più longevi d’Italia, e gli sbalorditivi festeggiamenti per la squadra dei record di Zeman, che affermò di non aver mai visto niente di simile in tutta la sua carriera.

Raccontare l’amore che lega il Delfino ai suoi tifosi non è facile, ma possiamo avvicinarci a comprenderlo ricostruendo questo legame attraverso la città stessa, i suoi luoghi e le sue vie, che tanto hanno vissuto e tanto possono raccontarci.

Corso Umberto I, nel centro di Pescara

Che bello è,
quando esco di casa,
per andare allo stadio,
a vedere il Pescara.

Non si può iniziare il nostro viaggio di dannunziana memoria se non dal nucleo di Pescara, la zona Centrale che, pur non avendo confini ben definiti, in città tutti sanno a cosa si riferisca. Un po’ perché i collegamenti con le altre province e regioni si snodano a partire da questo punto, un po’ perché questo è indiscutibilmente il cuore della vita sociale e cittadina, con la sua enorme area pedonale e le vie brulicanti di negozi, bar, ristoranti, attività storiche e moderne.

Se state cercando qualcuno a Pescara, molto probabilmente nel fine settimana lo troverete qui, a godere del bel tempo e della brezza marina. Non a caso, uscendo dalla nuova stazione ferroviaria ed attraversando il piazzale degli autobus, istintivamente la nostra direzione sarà andare verso il mare, che comincia a balenare all’orizzonte con i suoi colori ed odori palpabili nell’aria. È una sensazione difficile da descrivere, ma facile da percepire trovandovisi in prima persona.

Corso Umberto I è tutto questo: è la porta sul mare e sulla città, è il ritrovo sociale, il riposo ed il divertimento, lo svago e la cultura, l’antico ed il moderno. Nel percorrere i circa 600 metri che conducono alla spiaggia, si ha la sensazione di una città piena di vita, che guarda al futuro più che al passato e che ambisce ad essere grande pur all’interno di una dimensione urbana ridotta. Il corso attraversa tre delle principali piazze cittadine: Piazza Sacro Cuore, Piazza I Maggio ma soprattutto Piazza della Rinascita. Il nome di quest’ultima è in realtà poco noto anche agli stessi pescaresi, che la chiamano affettuosamente Piazza Salotto.

Pur non brillando per le sue vedute architettoniche (la piazza è attorniata da palazzi non particolarmente affascinanti, ricostruiti dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale), lo spazio così ampio e la vicinanza al mare l’hanno resa nel corso degli anni il luogo simbolo della città e dei suoi cittadini, del loro vivere moderno, alla moda e anche un po’ frivolo, nel senso più spontaneo del termine. È in questa piazza che nel 2012 Zdeněk Zeman venne portato in trionfo insieme a quella che fu definita una delle squadre più divertenti di sempre del calcio italiano.

Immobile, Insigne e Verratti al Pescara
Il trio delle meraviglie (Foto: Imago Images – OneFootball)

La Nave

Biancazzurro è il colore del cielo,
biancazzurro è il colore del mar,
biancazzurra è la nostra bandiera,
e per sempre così resterà.

Se chiedeste ad un qualsiasi pescarese dove si trovi La Nave, in base all’umore della giornata potrebbe indicarvi il porto turistico, un noto ristorante di pesce, o magari vi inviterebbe direttamente a tuffarvi nel mare, accompagnando l’esclamazione con la cruda ironia che contraddistingue il forte (ma gentile) popolo abruzzese. Ma se al nome di questa opera marmorea aggiungeste il nome del suo autore, lo scultore e pittore Pietro Cascella, allora probabilmente non risponderebbe nemmeno, tanto sarebbe ovvia la risposta.

Questo perché L’approdo alla nave (noto appunto come Nave di Cascella) è sicuramente il simbolo artistico di Pescara. Il fatto che il suo monumento più rappresentativo risalga a poco più di trent’anni fa ci ricorda che la città è estremamente giovane, non avendo compiuto neppure i suoi primi cento anni di vita (avverrà nel 2027). L’assenza di aree storiche o monumenti antichi (i pochi presenti furono rasi al suolo dai pesanti bombardamenti subiti), unita allo spirito esuberante dei suoi cittadini, ha portato Pescara a distinguersi come città viva e moderna, in cui il fervore artistico ha dato vita a musei riguardanti le più disparate discipline e negli ultimi anni ha animato manifestazioni culturali assai variegate.

Il motivo per cui la Nave di Cascella è un punto di riferimento anche nel nostro itinerario non è solo la sua posizione strategica (alla fine del corso principale e al centro del lungomare), ma anche per il suo ruolo nelle celebrazioni calcistiche biancazzurre. Dal 2007 circa, i tifosi hanno l’usanza di “profanare” i bianchi marmi di Carrara per bagnarsi nelle acque della fontana ed issare, in un tripudio di colori pastello, le bandiere biancazzurre verso il cielo. E verso il mare.

La Nave di Cascella a Pescara
La Nave di Cascella a Pescara (Foto: Wikimedia)

Il Ponte del Mare di Pescara

Sento la nostalgia del passato,
quando la Serie A abbiam lasciato,
non ti scordar di me Pescara mia,
in questa notte stellata il mio canto è solo per te.

L’acqua è la protagonista di questa tappa del nostro itinerario. Simbolicamente scende dai monti che troneggiano vistosamente alle spalle della città e scorre a valle fino a riversarsi nel mare, in un ciclo perenne ed armonioso. Alla stessa maniera, il nostro percorso ci ha portato a seguirne le tracce, prima in maniera perpendicolare, ora in maniera parallela. Il lungomare che dalla Nave di Cascella si dirige verso il Ponte del Mare è da sempre luogo di svago fisico e mentale per i cittadini, adornato dal colore degli ombrelloni di giorno e dalle luci delle discoteche di notte.

Ci dirigiamo a sud, verso il fiume, confine geografico (e una volta anche politico) che separa le due macro aree della città, Pescara a sud e Castellammare Adriatico a nord. La storica divisione dei due comuni separati dal fiume è stata archiviata proprio per non ostacolare l’inevitabile sviluppo di quella che sarebbe diventata, secondo le parole del re Vittorio Emanuele II, “la più bella città degli Abruzzi”. L’intuizione si sarebbe rivelata giusta, perché l’area geografica vide uno sviluppo economico enorme, agevolata dalle comode rotte commerciali via mare e via terra, e dal boom del turismo nella seconda metà del Novecento.

Ad oggi Pescara, pur non essendo capoluogo di regione, è la città più popolosa, prolifica e moderna dell’Abruzzo, e continua a costruirsi un’identità basata sul suo stile giovanile ma vivibile, innovativo ma a misura d’uomo. È da queste premesse che nasce il Ponte del Mare, simbolo di una Pescara proiettata verso il futuro, ispirato alle metropoli moderne che fanno del divenire il loro punto di forza. Inaugurato nel 2009, anno in cui la città ha ospitato i Giochi del Mediterraneo, il ponte si erge sulla foce del fiume e simboleggia le due aree di Pescara unite insieme verso il progresso. Le dimensioni imponenti, la forma moderna e riconoscibile ed il suo pilone luminoso lo hanno reso in breve tempo uno dei monumenti più identitari della città e della regione. Avvicinandoci alle tappi finali del nostro viaggio sarà indispensabile attraversarlo per accedere al cuore della vera Pescara calcistica, quella che sta a sud del fiume, come recita un motto degli ultras locali.

Il Ponte del Mare
Il Ponte del Mare (Foto: Antonio Ragonese)

Jayson’s Pub

E stem sembr a qua,
sembr chiù mbriach,
appress a lu Pescar,
in trasferta si va…
senza pagà.

Siamo ormai vicini alla nostra meta finale, eppure una sosta al Jayson’s Pub è forse quanto di più caratteristico si possa fare a quattro passi dallo stadio. Non parliamo di un semplice locale, ma di una vera e propria istituzione, che da più di 20 anni porta un pezzo d’Irlanda vicino alle spiagge abruzzesi. Non esiste pescarese che non abbia trascorso almeno una serata con gli amici tra le pareti legnose di questo locale, seduto sulle botti nel giardino all’aperto, o sorseggiando birra di qualità ordinata rigorosamente al bancone, come da tradizione irlandese.

Niente servizio, niente cibo, il Jayson’s non ha mai tradito la sua natura di pub d’oltremanica, resistendo al passare del tempo grazie ai suoi locali ampi e scenografici e alla professionalità del suo staff. La vicinanza dello stadio lo rende il luogo preferito da tutti gli appassionati di calcio, che possono anche seguire le dirette sugli schermi posizionati all’interno e all’esterno. Se anche voi amate l’odore del luppolo, il mobilio in legno e l’atmosfera a luci calde ed accoglienti, questo è il luogo in cui recarsi dopo una partita, per festeggiare una grande vittoria o per smaltire la delusione di una cocente sconfitta.

Stadio Adriatico-Giovanni Cornacchia

Sugli spalti incomincia l’avventura,
40mila saremo a tifar,
splende il sole, lo stadio è tutto in festa
quando difendi i nostri bei color.

“Ci ha lasciato un’eredità inestimabile, un immenso patrimonio fatto di successi sportivi meritati sul campo, di insegnamenti umani, di impegno costante, appassionato per la sua città”. Con queste parole nel 2009 lo Stadio Adriatico, costruito nel 1955, veniva intitolato a Giovanni Cornacchia, medaglia d’oro nella corsa ad ostacoli e da sempre molto legato alla città natia.

Il primo nome era stato scelto a testimonianza dello stretto rapporto tra la città ed il suo mare, legame che è evidente anche nel nome attuale della squadra e nei colori sociali. La scelta di dedicare la struttura ad un campione non del mondo del calcio era dovuta ad una particolarità: la presenza di una pista di atletica regolamentare attorno al campo di gioco, sempre più rara al giorno d’oggi negli stadi italiani. Questo elemento caratterizzante, pur allontanando i tifosi dal rettangolo verde, regala alla struttura un fascino particolare offrendo dagli spalti una visione d’insieme ad ampio respiro.

Sempre nel 2009, anno di grandi innovazioni per la città e per la squadra (che veniva rifondata dopo il fallimento) lo stadio era stato ristrutturato in occasione dei già citati Giochi del Mediterraneo, riducendone la capienza ma aumentandone la sicurezza ed il comfort. Dalla sua inaugurazione lo stadio ha subito parecchie modifiche, cercando di adattarsi il più possibile alle norme imposte dalla UEFA e alle ambizioni calcistiche della squadra, che partiva dalla quarta serie ed arrivò a conquistarsi la massima serie nel 1977.

Attualmente, possiede circa 20mila posti. Ma cosa resta oggi di questa struttura? Al di là del fattore nostalgia, della posizione centrale facilmente raggiungibile, dell’edificio perfettamente integrato nel contesto ambientale e cittadino, lo stadio comincia a mostrare i suoi anni ed i suoi limiti. È per questo motivo che la società ha avviato i progetti per la costruzione di un nuovo impianto, più moderno, meno urbanizzato e focalizzato interamente sulle imprese calcistiche dei biancazzurri. Sarà forse in questo nuovo stadio che verrà celebrato il prossimo ritorno in Serie A?

Coreografia allo Stadio Adriatico-Giovanni Cornacchia
Il tuo Sguardo, la nostra Forza (Foto: Danilo Di Giovanni)

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