Il nostro viaggio per le città d’Italia continua, e oggi fa tappa a Pisa: città dalla bandiera rossocrociata baciata dal fiume Arno, Repubblica Marinara nel Medioevo, potenza navale e commerciale nella storia toscana.
Pisa è la città nata sulle acque, la città delle antiche rivalità sul territorio toscano. È la città dei lungarni, degli edifici storici e delle strette vie. È la città delle chiese, dei ponti e delle torri, e allora partiamo proprio dalla più famosa di tutte.
Piazza del Duomo – Torre di Pisa
L ’Ardea roteò nel cielo di Cristo, sul prato dei Miracoli.
Il Prato dei Miracoli esaltato da D’Annunzio negli anni diventa Campo e poi Piazza. Luogo sacro che custodisce Duomo, Battistero e Camposanto con i loro momenti di religiosità (miracoli per il poeta), dalla vita alla morte terrena.
La posizione alquanto insolita e inusuale della massima espressione artistica-religiosa della potenza di Pisa come Repubblica Marinara, esterna dalle cinta murarie, era più uno spot a supporto della propria causa: una dimostrazione di importanza e supremazia nel territorio, perché “Pisa non aveva bisogno di mura di protezione“.
Indubbiamente è il luogo di uno dei monumenti più visitati e fotografati del mondo: la Torre. Con i suoi circa 276 scalini e la sua pendenza di 3,9° rispetto all’asse verticale è da sempre meta di gite scolastiche (che torneremo presto a fare), luogo simbolo di una città vista dagli occhi di chi non la vive.
I pisani doc non salgono sulla torre, perché la tradizione dice che porta sfortuna, e forse per questo la “scolaresca” di nerazzurri composta dai giocatori, dallo staff e dal mister Gennaro Gattuso si è limitata a inquadrarla da sotto per la loro foto di squadra nella stagione 2015/2016.
Ma Pisa non è la Torre, almeno per il pisano doc che vede nella Croce Pisana il simbolo della Repubblica Marinara, caposaldo della sua storia, ancora oggi vessillo di vanto e lustro.
Cittadella
Dalla Cittadella fino al mar,
dal Duomo all’aeroporto è un cantar,
La canzone che riporterà
Il Pisa al posto giusto in Serie A.
La riqualificazione del territorio per il recupero del Fortilizio della Cittadella e della Torre Guelfa ha riportato alla luce la storia e il carattere di questa città, non solo per i suoi arsenali bellici e traffici mercantili. Il profilo della Torre, inconfondibile, è l’ultimo baluardo della città e tutt’ora stella polare di chi passeggia sui Lungarni, oltre che luogo chiave e distintivo nella mappa geografica di ogni pisano doc.
Pisa è a tutti gli effetti una città di mare, anche senza mare; quest’ultimo è a pochi km e non bagna direttamente la città, ma con la Cittadella è un po’ come se lo facesse. Dalla Torre si vede il mare ed ecco perché in quella prima strofa c’è il legame che la città ha con l’acqua salata. C’è il vero pisano, cittadino di mare, cittadino di una Repubblica Marinara che ad oggi in realtà non c’è più.
Un legame forte con la storia, ribadito nella bandiera, nella società di calcio. Vero, per il pisano la maglia è nerazzurra (omaggio all’Inter campione d’Italia voluto dall’allora segretario-giocatore Ferruccio Giovannini), ma solo con la croce pisana sopra. Un segno distintivo di una città e della storia che mai sarà dimenticata, che sventola ancora di più soprattutto contro le rivali vicine di casa: Livorno, Firenze e Lucca.
Piazza San Paolo a Ripa d’Arno
Il nostro viaggio nel calcio della città marinara inizia però da un altro luogo simbolo, quello dal quale tutto è cominciato. Un campo del tutto improvvisato, ma che è stato quello del primo calcio ad un pallone per i pisani di una volta e di tante generazioni di giovani.
Queste le parole scolpite sulla targa commemorativa con cui si omaggiano i pionieri del calcio pisano, celebrati nella settimana dei 110 anni del Pisa. Qui si ricorda il luogo dove ebbe origine il gioco più bello del mondo (almeno per noi) nella città marinara dalla torre pendente.
Qui si omaggia e si ricorda quel gruppo di ragazzi che dal 1907 iniziarono a giocare a pallone su quel prato fino alla fondazione del Pisa Sporting Club nel 1909 ad opera di Ferruccio Giovannini.
Ben presto una quindicina di ragazzi cominciarono a riunirsi ogni pomeriggio sul prato di Piazza San Paolo e, dopo avere piazzato dei mucchi di cappotti e giacchette alle estremità del “campo” per delimitare le porte, giù in accanita contesa attorno ad una rudimentale palla realizzata con stracci.
A quei tempi il Pisa Sporting Club non era l’unica squadra cittadina, poiché a contendere il territorio c’erano altre realtà locali, ma fu l’Alfea F.B.C, nata dall’unione della polisportiva con il Pisa FootBall Club, a giocarsi la sfida delle sfide, quella del 28 Gennaio 1912, ribattezzata “la partita della vita o della morte”.
I nerazzurri contro i granata dell’Alfea per l’orgoglio e la supremazia in città: chi perdeva era fuori per sempre, chi vinceva diventava di conseguenza la squadra della Città. Per la posta in palio e la conseguente pressione mentale, le due compagini si riorganizzarono come meglio potevano tesserando anche nuovi giocatori.
La pioggerellina gelida di quella domenica non intimorì le due tifoserie armate di bandiere ed entusiasmo, ne i protagonisti della sfida che sul campo, per l’occasione, vestivano fieri le loro divise immacolate. Dopo un primo tempo da 0-0, con la pioggia che divenne diluvio, si assistì a una ripresa movimentata da entrambe le parti.
A un rigore sbagliato di Mattiello dello Sporting Club risponde l’Alfea con un gol annullato a Donnini. Al gol di Eschini del 65′ per i granata reagisce lo Sporting Club con Mattiello. Una gara equilibrata che sembrava destinata a finire in parità, fino a quando Saggini riportò in vantaggio i suoi nerazzurri con la rete che valeva di vittoria e di supremazia.
Da quel gol, il Pisa Sporting Club di Giovannini era a tutti gli effetti la prima e unica realtà calcistica della città di Pisa.
Campo dell’Abetone
Pisa ed i pisani ebbero diversi terreni di gioco prima di arrivare all’attuale Arena Garibaldi: Piazza San Paolo a Ripa d’Arno, Piazza d’Armi, Velodromo Stampace e infine il Campo dell’Abetone.
Chiamato così per la presenza di un grande abete sul lato di Porta Nuova, è ad oggi uno dei campi più antichi d’Italia, posto dietro le mura della stessa Cittadella e caratterizzato proprio dalla cinta muraria che lo percorre lungo un fianco, a nemmeno una manciata di metri dalla riga di campo.
Ai nostri tempi si giocava solo per il sorriso della “bimba” innamorata che veniva all’Abetone, a sospirare su quella (spesso lisa e scolorita) maglia neroazzurra.
Inaugurato il 4 novembre del 1914, ha ospitato le prime partite ufficiali della squadra della città che qui vi conquistò i tre titoli regionali consecutivi (1915-1917). Un cimelio storico per Pisa e per il Pisa, con la sua piccola tribuna in cemento, l’edificio degli spogliatoi e la piccola casetta per il custode.
Arena Garibaldi
Per il pisano il punto di riferimento è lo stadio, l’Arena Garibaldi. Con i suoi 213 anni, è oggi la casa del Pisa Sporting Club. Terreno acquistato dal Club nel 1919, diventato poi un campo sportivo a tutti gli effetti con una tribuna coperta e una scoperta per gli spettatori, ha esordito in nerazzurro il 26 ottobre 1919.
Oggi è il punto nevralgico del calcio pisano, la casa del Pisa Sporting Club e di tutti i pisani che lo vivono ore prima ed ore dopo la partita. Il Pisa ed i pisani sono diventati una cosa sola con l’Arena e non è un caso se proprio uno dei club cittadini più conosciuti prende il nome di Radio Scalino, dato dal vecchio presidente Romeo Anconetani ad un gruppetto di persone che, puntualmente, facevano posto fisso sui gradoni dello stadio per parlare proprio del loro grande unico amore: il Pisa.
Perché il Pisa è una squadra,
è una gran tifoseria,
è la migliore d’Italia,
è la più bella che ci sia.
Un ringraziamento speciale a Riccardo Silvestri
Area comunicazione Pisa Sporting Club 1909