Non tantissimi anni fa, Udine si svegliava sotto una luce diversa. Un bagliore di vittorie, conquiste sul campo ed inaspettate tappe da segnare sul calendario. L’Udinese faceva muovere le coscienze cittadine, ma forse – sotto sotto – era anche merito di cosa circondava quel magico gruppo.
Il filotto di tre punti macinati sia allo Stadio Friuli che per le innumerevoli trasferte nel territorio italiano, infatti, potrebbero essere arrivati non solo grazie ad una chimica di spogliatoio eccellente, a precetti tecnico-tattici inculcati perfettamente dall’allenatore o a lampi di genio di giocatori dalla classe invidiabile. Anche Udine ha fatto il suo, grazie a scenari da non perdersi in città.
Piazza della Libertà
La più bella piazza in stile veneziano sulla terraferma.
Un commento nobile, una descrizione difficile da portar con sé. Fin dai tempi del dominio della Serenissima su Udine, però, non può che essere così: Piazza Libertà è una tappa da non perdersi nell’agglomerato urbano friulano, quella più antica ed altrettanto famosa a livello turistico.
Nel corso degli anni, a braccetto con l’evoluzione socio-demografica che si è avuta nel contesto cittadino, questo centro nevralgico ha subito svariate modifiche, sia dal punto di vista nominativo che per le dimensioni. Partendo dalla prima delle due, in passato era nota come Piazza del Vino, visti i fiumi di bevanda che sgorgavano nelle vie commerciali che trafficavano da queste parti; diventò poi Piazza del Comune, piazza Contarena – uno dei luogotenenti della Repubblica di Venezia – e fu addirittura intitolata nel 1866 a Vittorio Emanuele II. Con l’uscita dell’Italia dalla guerra, assunse la denominazione corrente.
Inoltre, in origine era decisamente più piccola. Oggi, invece, ha assunto una connotazione più ampia, anche per far spazio ai diversi edifici e monumenti presenti al suo interno. Tra i primi si ricordano la Loggia del Lionello, la Loggia e il Tempietto di San Giovanni, la torre dell’Orologio sormontata dalle statue dei due mori che battono le ore (un po’ come a Brescia) e l’Arco Bollani. Tra i secondi, tra gli altri, vengono immortalati la fontana del Carrara di epoca rinascimentale ed il monumento della Pace, che ricorda il Trattato di Campoformido.
Esulando dal campo artistico e spostandosi dal manto erboso, questo è il luogo dove avvengono solitamente i festeggiamenti che coinvolgono il popolo bianconero. Emblematica è la festa per la qualificazione ai preliminari di Champions League del 23 maggio 2011. Non poteva che avvenire nel luogo cardine della città, composto da elementi tanto diversi quanto armonici, un po’ come quella fantastica compagine guidata da Francesco Guidolin, dove spiccavano, tra gli altri, Di Natale e Sanchez.
Piazza Matteotti
Da una piazza all’altra, la seconda in ordine cronologico. Come la precedente, anche Piazza Matteotti ha cambiato nome più e più volte: in passato, infatti, è stata chiamata Piazza Mercato Nuovo o Piazza delle Erbe. Oggi è intitolata all’antifascista italiano assassinato il 10 giugno 1924, ma nel disquisire quotidiano è nota a tutti come Piazza San Giacomo.
Se Piazza Libertà è il must see da parte di un turista per antonomasia, Piazza San Giacomo è il cuore pulsante per gli udinesi. Si sviluppa al contempo come un grande salotto cittadino, ricco di bar e caffè storici – situati sotto i palazzi ed i porticati che si affacciano sul grande foro -, ed un piccolo luogo dedito agli assembramenti che oggigiorno tanto mancano, non solo a queste latitudini. Inoltre, da sottolineare la presenza di altri due monumenti d’interesse: la chiesa di San Giacomo – venuto alla luce nel 1378 per volere della Confraternita dei pellicciai – e la fontana realizzata da Giacomo da Udine, uno degli artisti più significativi nella storia friulana.
Dice tutto sulla città: sulla mappa, sì, ma riservata. Appassionata, ma senza esagerare. Un cuore che batte costantemente insomma, ma senza accelerazioni di alcun tipo.
Castello di Udine
Immaginate al classico prototipo di “castello“. Fatto? Bene, accartocciate la vostra idea e buttatela in un cestino a caratteri neuronali. Il Castello di Udine, infatti, è diverso da tutti i suoi colleghi, posti solitamente su un colle a decine di kilometri di distanza dalla città, come avviene – ad esempio – a Salerno.
Il colle c’è, ma è nel bel mezzo della città. Per accedervi, si può intraprendere il percorso lungo la via in salita di fianco a Piazza Libertà, con una discreta salita costellata da suggestivi porticati, un po’ sulla falsa riga di quelli verso il Santuario di San Luca, a Bologna. Dalla cima del Castello si possono ammirare le Alpi, che fanno da cornice al panorama udinese.
Inoltre, non è solo la sua ubicazione a rendere questo Castello così atipico. Il suo aspetto, infatti, dà l’impressione di essere davanti ad un palazzo, con tanto di ampio giardino, più che ad un forte medievale. Al suo interno, vi sono i Civici Musei, nei quale i turisti (e non solo) possono ammirare il corso della storia, l’arte e la cultura friulana.
Alla nascita del colle dove attualmente si trova il palazzo, infine, è legata una leggenda che pone le sue basi millenni di anni fa. Secondo quanto riportato anche dall’Ansa, si narra che l’esiguo promontorio abbia preso vita grazie ad Attila, che pretendeva un luogo dal quale ammirare l’incendio della vicina Aquileia, saccheggiata e distrutta nel 452 d.C. lungo la discesa dei suoi Unni, il popolo barbarico di stirpe mongolica.
Piazza XX Settembre
La quarta tappa dell’itinerario per Udine, l’ultima prima dell’arena cittadina, riguarda un’altra piazza. Intitolata alla celeberrima Breccia di Porta Pia, non ha nulla a che vedere con lo Stato Pontificio. Adibita in passato alla vendita delle granaglie – per questo veniva chiamata Piazza dei Grani -, oggi occupa il mercato cittadino e vi si affaccia il Palazzo Cittadino. Nulla di che, dunque. Quasi.
Piazza XX Settembre, infatti, verrà sempre ricordata nei cuori degli udinesi per l’acquisto dell’icona più importante transitata da queste parti: Arthur Antunes Coimbra, per gli amanti del pallone semplicemente Zico.
L’acquisto del brasiliano fu talmente surreale ed inaspettato che i tifosi bianconeri diedero un ultimatum alle resistenze dei piani alti del calcio italiano, che a tre anni dall’apertura delle frontiere agli stranieri volevano già chiuderle:
O Zico o Austria.
Dateci il brasiliano, il miglior giocatore sulla faccia della Terra, altrimenti ci spostiamo in Austria, come se si fosse tornati indietro di qualche secolo. Le sollevazioni popolari avvennero proprio in Piazza XX Settembre, ordinario luogo di passaggio nella quotidianità degli udinesi ed ad un tratto simbolo di un’insperata trattativa calcistica. La piazza era gremita per un sogno, che alla fine si avverò e portò con sé – nella prima stagione in Friuli – 24 reti in 33 partite.
Stadio Friuli
Quando il fuoriclasse brasiliano arriva in Italia, qualche anno dopo l’inizio dell’ottavo decennio del XX secolo, l’Udinese disputava le proprie gare allo Stadio Friuli già dal 1976. Venuto alla luce durante le sciame sismico che aveva colpito l’intera regione, motivo per il quale gli venne affibbiato questo nome. L’inaugurazione, infatti, avvenne a 10 giorni dalla seconda grande scossa (la prima era avvenuta a maggio), il 26 settembre, in un match di Serie C contro il Seregno, durante il quale l’arco di copertura della tribuna iniziò a tremare, senza conseguenze per gli spettatori.
Sul suo manto erboso si vissero stagioni memorabili per gli uomini in bianconero – ogni riferimento a Zico è puramente casuale – ma anche, come accennato in precedenza, per la chimica che aveva formato il temibile gruppo guidato da Guidolin. Il record di abbonati, comunque, avvenne proprio nel 1983, grazie allo zampino del fuoriclasse brasiliano. A trent’anni da quella stagione, un cambio che ha dello storico.
Nel 2013, infatti, avvenne un importante restyling, che fece sì che lo Stadio Friuli diventasse uno dei pochi stadi di proprietà presenti sul territorio nostrano. Attualmente sono cinque, considerando la presenza dell’Allianz Stadium, del Mapei Stadium, dello Stirpe di Frosinone e del Gewiss Stadium di Bergamo. Ufficialmente riconosciuto come Dacia Arena, per tutti continua a permanere quel nome, simbolo di integrità e legame con il territorio.
L’ambizioso progetto non è ancora ultimato del tutto – dovrebbe sorgere uno spazio commerciale accanto allo stadio -, ma finora è stato fatto un ottimo lavoro, anche sulla falsa riga dell’importanza del legame di cui sopra: il giorno della partita è un ritrovo non solo per gli abitanti di Udine, ma per tutti i friulani che tifano bianconero. La zona dei parcheggi, ad esempio, rappresenta il luogo ideale per riunirsi, perlomeno alla vigilia della pandemia. Calcio, pane, salame e vino, in picnic organizzati all’ultimo: la domenica tipo di un tifoso dell’Udinese è servita.
Il Friuli, così, non rimane solamente un luogo dove poter gioire o disperarsi in base al numero di punti guadagnati al termine dei 90 minuti. È la scampagnata domenicale tra un palleggio e l’altro, la chiacchierata con il vicino di casa pronto ad avvolgersi il collo con la sciarpa bianconera. Il Friuli è il sentimento popolare che nessun terremoto potrà mai scalfire.
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Articolo a cura di Francesca Gallina e Cesare Milanti