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VIE DEL CALCIO

Vie del Calcio: Vicenza

Che sia per le luci, Babbo Natale, i sassi, per i gatti, per il Palladio, o per Paolo Rossi, Vicenza è una città che per una ragione o l’altra, tutti conosciamo.

Una città nel cuore del Veneto, a nord della Pianura Padana; insomma, un luogo dove sapere come si accendono i fendinebbia è fondamentale. Al di là di questi cliché, Vicenza è una città che ogni anno accoglie un vastissimo flusso di turismo culturale, centinaia di persone che raggiungono la città Patrimonio dell’UNESCO per immergersi nel vivo delle architetture palladiane. I ragazzi e le ragazze che hanno studiato storia dell’arte alle superiori lo sanno, il Cricco di Teodoro non ha risparmiato nessuno di noi: il genio di Andrea Palladio ha dato vita al modello delle Ville Venete e ispirato le architetture in Europa e non solo.

Russia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia. Questi sono solo alcuni dei Paesi che si sono lasciati ispirare dall’architetto padovano. Credo sia questo il motivo per il quale, ovunque tu vada nel mondo, sei sicuro di poter incontrare un veneto. Evidentemente controllano che i cantieri di opere di concittadini procedano secondo programma.

Quando decidiamo di visitare una città, ognuno di noi opera una scelta diversa. Chi preferisce visitare siti più celebri, chi preferisce vivere la città a metà via tra un cittadino e un turista, chi privilegia l’immersione totale tra le vie della città e chi si attrezza anticipatamente per cercare viste panoramiche dall’alto. Siamo noi a decidere con quale prospettiva siamo disposti ad abbracciare un luogo nuovo. Il punto di vista offerto da queste Vie del Calcio per Vicenza è un po’ diverso, un itinerario che si sposterà dal centro città alla periferia, dai colli ai sanpietrini – i famosi sassi dello Zecchino d’Oro -, un percorso che farà andare in tilt il contapassi del vostro Smartwatch.

Santuario della Madonna di Monte Berico

Vi starete chiedendo la ragione per la quale dovreste iniziare la visita ad una città proprio da un santuario. La ragione è che non serve essere credenti o praticanti per poter visitare una Chiesa, una Cattedrale o un Santuario. Nel nostro Paese i diversi siti religiosi sono di una bellezza disarmante, siano essi San Pietro o la chiesetta situata in mezzo ad un sentiero di montagna.

Il Santuario della Madonna di Monte Berico è raggiungibile sia a piedi sia in macchina, ma quest’ultima è vivamente sconsigliata, a meno che non siate reduci da infortunio. Si tratta di una camminata in salita che merita tutta la sua pendenza, uno di quei percorsi dove la fatica è alleviata dalla bellezza di ciò che ci circonda. Per raggiungere la cima, infatti, ci troveremo a camminare sotto magnifiche arcate bianche che ci accompagneranno verso il Santuario. Una volta arrivati in cima, contando nella fortuna di una giornata di sole, il nostro sguardo verrà attratto da un lato dalle bellezze architettoniche, dall’altro dalla vista sulla città. Per godere di una vista migliore abbiamo l’imbarazzo della scelta: è possibile ammirare il paesaggio dal piazzale oppure visitare il Santuario e recarci in una delle due terrazze.

Se doveste scegliere la seconda opzione è bene che siate a conoscenza della leggenda del “Salto dello sbirro”, una storia tramandata oralmente che racconta di un poliziotto in visita al Santuario, il quale notò un pericoloso criminale ricercato, e partì all’inseguimento. Il latitante, correndo disperato per il santuario, si trovò di fronte al terrazzo e decise di buttarsi, e “lo sbirro” seguì. Non è chiaro se per salvarlo o per disperazione. Leggenda narra che il poliziotto durante la caduta libera invocò lo Madonna, la quale gli apparse e lo salvò adagiandolo sull’erba, mentre il criminale morì sul colpo.

Qual è dunque la morale di questa leggenda? Don’t try this at home e – oltre a sanificare le mani all’ingresso – non ci si tuffa dai balconi.

Vicenza
Santuario di Monte Berico dall’alto, con Vicenza sullo sfondo (Foto: Vicenzapiù)

Villa Almerico Capra

Prima di proseguire il nostro cammino verso il centro storico, un must seen del territorio vicentino è la celebre villa delle ville, La Rotonda. Il nome Almerico Capra richiama il nome delle famiglie che hanno rispettivamente commissionato e vissuto all’interno di questo gioiellino risalente alla Repubblica Serenissima di Venezia. L’opera è considerata la massima espressione del genio di Andrea Palladio e dell’architettura delle Ville Venete. Studiata e invidiata da tutto il mondo, Villa Capra è sempre stata un modello architettonico al quale si sono ispirati famosi ingegneri di tutto il mondo, compreso colui che diede vita al progetto della Casa Bianca. Vorrei tranquillizzare tutti dicendovi che al momento, la villa vicentina, non è ancora stata designata come residenza dei Presidenti uscenti degli Stati Uniti.

La particolarità di questo diamante vicentino risiede nella simmetria tra le quattro facciate, nella maestosità della cupola, nella magnificenza degli affreschi interni, nelle colonne ioniche all’ingresso che si dice assumano il colore del sole in base al suo calore. Chi ha visitato la Rotonda parla di questo particolare riguardante la luce come se fosse la vera protagonista della scena. Se è vero che una delle caratteristiche delle Ville Venete risiede nell’esprimere armonia con il territorio circostante, quest’affermazione trova la sua massima sintesi in Villa Capra. L’alternarsi delle stagioni e l’intensità della luce, infatti,  regalano al complesso un volto sempre nuovo.

Vicenza
La Rotonda (Foto: Wikimedia)

Che siate appassionati di architettura o meno, visitare questo sito è un appuntamento che, trovandovi in terra vicentina, non potete mancare. D’altro canto è difficile selezionare quali siano i luoghi prioritari da osservare con i propri occhi in una città che trasuda UNESCO da ogni poro.

Basilica Palladiana

Una buona soluzione per non dover essere troppo selettivi nelle cose da visitare, è avviarsi nel cuore del centro storico. Passeggiando per Piazza dei Signori avrete modo di notare la matrice rinascimentale degli edifici che le fanno da cornice, ed è inutile ribadirvi chi abbia timbrato il cartellino qualche secolo fa.

La Basilica Palladiana, con le sue grandi logge in marmo bianco, è la vera protagonista della piazza. Potrete giurare di aver visto lo stesso edificio a Padova e di notare la somiglianza con Palazzo Ducale a Venezia, e se cosi dovesse essere, ritenetevi dei buoni osservatori. L’ex Palazzo della Ragione in stile gotico venne ripreso dal nostro Palladio e reso ciò che possiamo ammirare al giorno d’oggi.

Spesso, ai giorni nostri è possibile entrarvici per visitare mostre ed eventi culturali di diverso tipo, ma se doveste trovarvi alla sprovvista di un biglietto, consigliatissima è una tappa allo splendido Bar Borsa. La bellezza dell’architettura sta nell’interazione interattiva che si viene a creare tra essa e l’impronta umana. Un bar per molti non sarà il modo più adatto per rivisitare uno spazio storico, per altri invece è un’esperienza suggestiva. Potrete infatti stare seduti fuori, sovrastati dalle logge con lo sguardo rivolto verso la piazza, oppure all’interno tra le mura di mattoni originali. Qualsiasi dovesse essere la vostra scelta, non ve ne pentirete. Tutto sommato potrete raccontare di aver bevuto un caffè dentro un sito patrimonio dell’UNESCO. Paghi tu, Andrea?

Vicenza
La Basilica Palladiana, nel centro di Vicenza (Foto: Wikimedia)

Come avrete potuto intendere, a Vicenza solo i lampioni non sono stati progettati da Palladio – non ci metterei la mano sul fuoco -, ma se credevate di aver ricevuto una sufficiente dose culturale tra il Santuario, la Rotonda e la Basilica vi sbagliavate. Vi sbagliavate soprattutto se pensavate di potervi liberare di Mr. P. Dovete capire che la sua presenza in questa città è come le Van Gogh experience al giorno d’oggi: ovunque.

Il Teatro Olimpico 

Per potervi entrare è necessario pagare un biglietto d’ingresso, sia in caso di visita alla struttura, sia nel caso in cui vi sia uno spettacolo, ma in entrambi casi il prezzo vale totalmente l’esperienza.

Per giungere all’entrata dell’edificio, si passa attraverso un piccolo cortile dove l’edera accompagna i nostri passi fino al cospetto del teatro. L’accademia Olimpica, mossa dal desiderio di potersi esibire in un teatro stabile, ricevette il nulla osta del Comune e commissionò l’opera ad Andrea Palladio. Il progetto tentò di riprodurre il teatro vitruviano, ma a causa della sua veneranda età Palladio non riuscì a finalizzare il progetto che venne portato avanti dal figlio Silla.

Il primo teatro stabile al mondo necessitava di un debutto degno della sua importanza, e ci pensò Vincenzo Scamozzi a rendere giustizia alla magnificenza di questo progetto, trent’anni dopo la sua stesura. Lo scenografo, infatti, ideò una rappresentazione pionieristica, con il primo sistema di illuminazione artificiale e una scenografia realizzata in stucco e legno che non è mai stata rimossa, giungendo fino ai gironi nostri. L’avvio a pieno regime del teatro suscitò entusiasmo tra gli intellettuali proprio per il fatto che con esso si poteva materializzare il sogno di far rivivere l’arte classica.

Il mix di stucco e legno che dà vita ad un simil marmo, la tridimensionalità del palcoscenico, le colonne ioniche e le scalinate a semicerchio, rendono tutt’ora questo luogo uno dei più suggestivi al mondo, uno di quei posti dalla botte piccola ed il vino spettacolare.

Possiamo quindi affermare con una certa sicurezza che il nostro Mr. P abbia scelto un progetto più che degno per concludere la sua gloriosa carriera. La città di Vicenza ha un enorme responsabilità nei confronti dell’artista che ha contribuito a rendere unico questo territorio.  Per rispettare la sua memoria e mantenere alto il nome del capoluogo in tutto il mondo, è necessario avere cura, preservare e custodire con passione ciò che la storia dell’arte ci ha lasciato in eredità.

Vicenza
Interni: il gioco prospettico del palcoscenico (Foto: Wikimedia)

Stadio Romeo Menti

Mi dispiace se credevate di poter finalmente salire in macchina dopo aver camminato tutto il giorno. Lo stadio Menti, infatti, si trova a due passi dal centro storico della città.

Si tratta di un luogo dove si entra per passione, non di certo per prendere una boccata d’aria fresca o per assistere a qualche match per fare qualcosa di diverso la domenica. La forte umidità che caratterizza questa zona della Pianura padana, infatti, contribuisce a percepire freddo glaciale in inverno e caldo torrido d’estate, ma nulla può impedire ai calorosi tifosi biancorossi di sostenere i loro beniamini. Tranne il Covid. Ecco, il Covid può.

Generalmente gli stadi di squadre che disputano competizioni di alto livello sono strutture che vengono costruite fuori dai centri città o in contesti dove spezzano totalmente l’armonia urbana. Non è questo il nostro caso, trattandosi di un luogo perfettamente inserito nel contesto cittadino, di dimensioni modeste, che permette oltretutto di godere di un’ottima visuale da qualsiasi angolo si tribuna.

Una famiglia molto numerosa, proprietaria di un’osteria nel vicentino, lasciò i propri ragazzi – dal più grande al più piccolo – crescere tra le fila del Vicenza calcio: si tratta della famiglia Menti. Il più piccolo, Romeo, collezionò sin da giovanissimo un gran numero di presenze e realizzazioni, un talento che difficilmente il Lanerossi sarebbe riuscito a trattenere per molto. Poco dopo infatti Romeo venne ceduto per 68.000 lire alla Fiorentina. La sua carriera gli regalò enormi successi che lo portarono a giocare in una delle squadre più forti dell’epoca, gli Invincibili del Grande Torino.

Il 4 maggio 1949 gli Invincibili disputarono un match contro il Benfica, una partita spettacolare che si concluse in favore dei torinesi grazie ad una rete di vantaggio segnata proprio dall’ex biancorosso. L’aereo partì per ricondurre a casa vittoriosi i giocatori, che però non tornarono mai più dalle proprie famiglie, per mano di una delle stragi che ha segnato irreversibilmente la memoria del mondo sportivo. Lo stadio venne dunque intitolato non solo ad un concittadino benvoluto da tutti, ma anche ad un calciatore che ha speso il suo talento segnando tappe importanti del calcio italiano.

Lo stadio Menti, casa del Vicenza (Foto: L.R. Vicenza Virtus)

Le tifoserie legate a piccole realtà sono quelle che rendono casa qualsiasi posto a sedere all’interno dello stadio, persone che sono legate ad una squadra da sentimenti profondi. che vanno oltre il successo o l’insuccesso di una società. È per questo che quando un giocatore che si è speso con passione se ne va, un pezzo di cuore della tifoseria lo accompagnerà per sempre. Questo rapporto reciproco è vero più che mai nella realtà biancorossa, che a distanza di anni ha subìto un duro colpo con la morte della leggenda Paolo Rossi.

Un giocatore esploso tra le fila vicentine, che appena ventenne rischiò, assieme ai compagni, di strappare lo scudetto alla Juventus; un giocatore che emozionò un intera comunità, della quale egli stesso disse di sentirsi parte. Talmente forte fu il legame tra l’ex giocatore toscano e la città, che in occasione del funerale fu allestita una commemorazione all’interno del Menti, alla quale presero parte moltissime persone per dare un ultimo saluto al concittadino, all’uomo e alla leggenda.

Paolo Rossi
Graffito raffigurante Paolo Rossi allo stadio Menti (Foto: L.R. Vicenza Virtus)

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