29 anni da compiere ad agosto, gran parte dei quali passati con una palla al piede, di cui ormai dieci da professionista e quasi sempre passati in sordina. Dalle campagne olandesi ai massimi livelli dell’Eredevisie, fino all’approdo in Bundesliga, con una sola grande costante: il gol. Questa volta, dopo una carriera in cui è spesso passato inosservato, le reti potrebbero finalmente valere a Wout Weghorst la giusta attenzione, oltre che il palcoscenico più importante di tutti.
Wout Weghorst, un narciso tra i tulipani
L’idea generale associa inevitabilmente l’Olanda alla patria del calcio ragionato, dei giocatori tecnici e dalla spiccata intelligenza tattica, a prescindere dal ruolo occupato in campo. Non certo a caso, ovvio, ma questo fa sì che spesso chi si scosti da quell’ideale finisca per giovare di scarsa, se non nulla, considerazione. Come del resto succede anche ai narcisi, seppur in ambiti diversi. I Paesi Passi sono conosciuti al mondo come la patria dei tulipani, le immagini delle loro distese colorate dominano l’immaginario popolare, facendo così presumere che non vi possa essere spazio per altro al di fuori di essi.
Un monopolio ideologico che impedisce al “resto” di avere la giusta attenzione che al contrario meriterebbe. Sarà forse questo il motivo per cui ancora oggi, nonostante tutto, si parli fin troppo poco di Wout Weghorst. Probabilmente troppo lontano, troppo diverso dall’immaginario collettivo, proprio come fosse un narciso, piazzato in mezzo ad un campo di tulipani.
Eppure il 28enne olandese ha iniziato a farsi spazio sin da ragazzino, partendo dalle marcature dei difensori che al tempo delle giovanili del DETO cercavano di arginarlo, seppur senza alcun risultato, e che lo avrebbero poi portato ad entrare nelle giovanili del Willem II, trasferimenti grazie al quale avrebbe poi preso il via la sua carriera nel calcio professionistico olandese, pur senza mai scendere in campo con la maglia della prima squadra.
Prima in Jupiler League con l’Emmen, poi in Eredevisie con Heracles Almeno e AZ Alkmaar. Migliorando passo passo, giocando sempre più con continuità e segnando sempre con più frequenza di anno in anno. Alla fine i suoi numeri in nel campionato olandese reciteranno 51 gol e 17 assist in 124 partite. Un buon dato ma non certo esaltante, la cui considerazione cambia notevolmente se si guarda alla sola esperienza con l’AZ: 35 gol e 10 assist in 64 partite, di cui 22 (18 in campionato più 4 nei playoff) solamente nella seconda stagione. Quanto basterebbe per attirare le attenzioni da mezza Europa, a meno che tu non sia Wout Weghorst.
L’approdo in Sassonia
Alla fine della stagione 17/18, il centravanti olandese è ormai un giocatore con una buona esperienza alle spalle, le cui ultime due stagioni lo hanno letteralmente posto sulla rampa di lancio. Ormai alla soglia dei 26 anni si appresta ad entrare in quel periodo che per gran parte dei giocatori rappresenta l’apice della condizione psicofisica, ma che soprattutto nel suo caso potrebbe rappresentare l’ultima finestra utile per sbarcare ed affermarsi all’interno di uno dei cinque maggiori campionati europei.
Detto ciò, però, non si riscontra la fila che forse in molti si aspettavano. Mancano le attenzioni dei club con maggior richiamo, ma lo score registrato dal classe ’92 nelle ultime annate non può comunque passare inosservato. A rendersi conto del potenziale del giocatore è soprattutto il Wolfsburg, reduce dall’annata forse più disastrosa della sua storia recente. L’anno precedente, infatti, il 16esimo piazzamento in campionato aveva visto costretti i biancoverdi a conquistare la permanenza in Bundesliga solo allo spareggio finale, tra l’altro per il secondo anno di fila, lasciando trasparire l’urgente necessità di investire sul mercato in modo da poter provare a cambiare l’andazzo nella stagione entrante.
In particolar modo, c’è bisogno di acquistare una nuova punta capace di determinare, a maggior ragione dopo la fine del prestito dal Liverpool di Divock Origi, autore di una stagione piuttosto deludente. Ecco dunque che la società individua in Weghorst il possibile nuovo perno su cui basare l’attacco, e così decide di portarlo in Sassonia per una cifra complessiva che si aggira intorno ai 10 milioni di euro. Un esborso comunque importante, ma dal potenziale molto più redditizio.
Si è poi dimostrato con il passare delle stagioni un acquisto migliore di quanto si potesse mai immaginare, contribuendo in maniera determinante con i suoi gol alla risalita dei “Die Wolfe” alle piazze di competenza nelle gerarchie del calcio tedesco. 17+7, 16+3 e ora 18+8 con ancora sei giornate da disputare. Questi i numeri dell’attaccante olandese nelle rispettive tre stagioni dal momento del suo arrivo in Germania, numeri che hanno riportato il Wolfsburg in Europa e che in questa stagione potrebbero valere addirittura l’accesso alla Champions League, con la squadra attualmente a +7 dal quinto posto occupato dal Borussia Dortmund.
Statistiche che danno una prima importante idea dell’impatto avuto dal n.9 dal momento del suo arrivo. Un rendimento che non ha sofferto il cambio di dimensione dato dal trasferimento in una nuova realtà e che ha portato avanti con una continuità forse insperata, grazie alla quale si è imposto come uno dei migliori interpreti del ruolo nell’intera lega, subito alle spalle degli irraggiungibili Lewandowski ed Haaland.
Che giocatore è Weghorst?
197 cm per circa 84 kg. Quando parlavo della scarsa conformazione del giocatore agli standard calcistici olandesi non mi riferivo prettamente al punto di vista fisico. Certo è che rappresenta anche sotto questo aspetto una tipologia differente rispetto agli attaccanti Oranje che hanno scritto la storia, in quanto anche i più fisici come Van Basten o Van Nistelrooy si fermavano poco al di sotto della soglia dell’1.90, dunque con maggiori capacità di movimento rispetto all’attuale centravanti del Wolfsburg.
Ma la differenza sostanziale sta dal punto di vista tecnico. I grandi nove nella storia calcistica dei Paesi Bassi sono sempre stati giocatori dall’altissimo quoziente intellettivo, oltre che dalla tecnica sopraffina. O per renderla più elementare, erano semplicemente calciatori di un’altra categoria, dei fuoriclasse, cosa che, per quanto sia un ottimo giocatore, Weghorst non è. Sarà anche questo il motivo per cui in molti hanno storto il naso al momento del suo debutto in nazionale nel marzo del 2018, maglia che d’altronde da quel momento ha vestito solo in altre tre occasioni.
A discapito di quanto si possa pensare leggendo tali parole però, Weghorst non è per niente una prima punta con evidenti carenze tecniche. Difatti, alle qualità nel gioco aereo e in area di rigore tipiche di un calciatore con tale fisico, abbina un’ottima qualità nel gestire e giocare la palla al piede, sia con il destro che con il sinistro, per i compagni. Come del resto dimostrano anche i suoi numeri in fatto di assist, e che testimoniano oltretutto anche una più che discreta visione di gioco.
Ma le sorprese non finiscono qui. Tralasciando ancora una volta le naturali qualità dettate dal fisico, bisogna riconoscere al centravanti olandese anche la capacità di andare oltre le apparenze. Da un giocatore di tale stazza sarebbe improbabile aspettarsi un gran lavoro in fase di allungamento della squadra, eppure l’olandese svolge un ruolo fondamentale nel far salire i reparti non solo fornendo un appoggio, ma anche attaccando la profondità.
Come del resto dimostrano i dati della lega riguardanti gli scatti e e le “intensive runs”, classifiche che lo vedono al secondo posto in entrambi gli ambiti. Chiari indicatori di un giocatore che, oltre a far da sponda, è perfettamente capace di attaccare gli spazi, e dunque di variare il proprio gioco, grazie anche ad una velocità di base di tutto rispetto considerandone la struttura fisica.
Non di certo meno importante è il contributo che l’olandese fornisce in fase di non possesso, dove assume un atteggiamento tutt’altro che sterile, cercando di sfruttare al meglio la propria conoscenza del gioco e il proprio fisico per cercare di recuperare il possesso in fase di pressing e non solo. Come mostra, seppur in maniera molto superficiale, questo video redatto dalla Bundesliga stessa su cosa renda tanto speciale Weghorst.
Un elemento in grado di andare ben oltre le apparenze, associando alla naturali doti fisiche e ad una spiccata vena in fase realizzativa, anche una discreta tecnica e una piena comprensione del gioco, che lo rendono, salvo alcuni limiti strutturali, un attaccante tutto sommato completo. Tenendo conto di tutto ciò, e dei suoi numeri con la maglia biancoverde – in 94 partite di Bundesliga ha collezionato ben 71 partecipazioni ai gol tra finalizzazioni e assistenze -, appare ancora più strana la scarsa considerazione datagli nell’ambiente, ma che nell’immediato futuro potrebbe notevolmente aumentare.
Le voci di mercato che lo riguardano – salvo qualche piccola indiscrezione che lo avrebbe visto tra i possibili papabili candidati a prendere il posto di Dzeko alla Roma – sono praticamente nulle. Con ogni probabilità, infatti, l’olandese dovrebbe rimanere in Germania anche per la prossima stagione, a maggior ragione se, come per il momento sembra, dovesse avere l’opportunità di giocare la Champions League in un ambiente che ormai conosce alla perfezione e che gli permette di esprimersi al meglio.
L’approdo nel palcoscenico più importante d’Europa potrebbe finalmente portare su di lui la luce dei riflettori e far in modo di concedergli la giusta attenzione meritata, e fino ad ora mai avuta. Ipotizzare al momento un qualsiasi futuro, magari in una grande del calcio continentale, appare difficile, sia per la dimensione trovata dal giocatore, sia per il sopraggiungimento di un’età che spesso preclude l’interessamento dei top club. Sarà comunque decisamente interessante vederlo all’opera in Champions League, con un futuro che vedrà un’unica e sola certezza, quella del gol.