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CALCIO ESTERO

Storia di un matrimonio tra Xavi e il Barcellona

Quando nel gennaio del 2020 il Barcellona dopo l’eliminazione dalla Supercoppa Spagnola esonerava Ernesto Valverde, tutti pensavano che i tempi fossero maturi per un ritorno di Xavi in Catalogna. In quel momento, l’ex centrocampista del Barcellona sedeva da poco più di 6 mesi sulla panchina dell’Al-Sadd, la squadra qatariota con cui aveva concluso la sua carriera calcistica e che gli aveva concesso la possibilità di intraprendere un nuovo percorso, quello da allenatore.

Blaugrana? No, grazie (per ora)

(Foto: Mustafa Abumunes/AFP via Getty Images – OneFootball)

A smentire le voci su un suo immediato approdo sulla panchina del Barcellona fu lo stesso Xavi, che nei giorni tribolati del post esonero di Valverde dichiarò di aver parlato con il suo ex compagno di squadra – e al tempo dirigente del Barcellona – Eric Abidal, ma di essere concentrato unicamente sull’Al-Sadd. Solo diversi mesi dopo lo stesso Xavi è ritornato su quel periodo, ammettendo di aver ricevuto un’offerta e di averla rifiutata:

Sono venuti a cercarmi a gennaio. Ma in quel momento né i tempi né le circostanze coincidevano.

Xavi non ha mai mascherato il desiderio di sedere sulla panchina blaugrana, tanto che nel momento in cui ha rinnovato il contratto con l’Al-Sadd ha fatto in modo che venisse inserita una clausola che gli permettesse di liberarsi in caso di chiamata del Barcellona. Questo va però a scontrarsi con le condizioni in cui versava (e in parte versa ancora oggi) il Barcellona.

Per le modalità e le motivazioni dietro, l’esonero di Valverde era giunto con qualche mese di ritardo. All’ex allenatore dell’Athletic Bilbao, oltre ad essere imputate le due rimonte consecutive subite in Champions, veniva criticata l’impronta tattica data alla squadra, in antitesi con la tradizione blaugrana. Con l’addio di Valverde la dirigenza andava a caccia di un profilo in grado di ridare al Barcellona lo stile per cui da Pep Guardiola in poi era conosciuto nel mondo. Proprio per questo motivo la scelta era inizialmente ricaduta su uno degli allievi di Guardiola: Xavi.

L’ex centrocampista ha però successivamente chiarito i motivi dietro il suo no, rimandando ad una situazione societaria non limpida e invitando neanche troppo velatamente i vertici blaugrana a ricontattarlo dopo le elezioni del nuovo presidente. Xavi ha poi allargato il discorso al campo, dichiarando di voler sposare un progetto pronto a partire da zero, dove gli venisse concessa la possibilità di prendere decisioni in autonomia. Uno scenario che non andava a combaciare con la necessità della dirigenza di prendere un allenatore si in grado di ridare al Barcellona un’identità autentica, ma anche di portare risultati nell’immediato. Si è così optato per una via di mezzo, quella rappresentata da Quique Setien, deus ex machina di due delle squadre più affascinanti e godibili dell’ultimo decennio di Liga, il Las Palmas e il Betis, e allenatore navigato.

Capitolo Koeman

Il sodalizio, come ben sappiamo, non ha funzionato. Le strade di Setien e del Barcellona si sono divise la notte del 14 agosto sotto i colpi del Bayern Monaco futuro campione d’Europa, aprendo di fatto la crisi tra Messi e la società che ha infuocato il successivo calciomercato. Con poco tempo a disposizione a causa del fitto calendario adattato sulle macerie della crisi pandemica, la dirigenza ha scelto Ronald Koeman come successore di Setien, un allenatore esperto ed un uomo ben noto all’ambiente grazie ai suoi trascorsi da calciatore.

Un rapporto che stenta a decollare (Foto: Lluis Gene/AFP via Getty Images – OneFootball)

La scelta di Koeman può essere definita aziendalista, la toppa da appore ad un pantalone malandato ma che non si può cambiare. La squadra e i tifosi si sono dovuti in fretta abituare ad una realtà diversa, quella in cui lottare per la Liga appariva sin dalle prime giornate utopistico, mentre in Champions League perdere il primo posto in un girone dominato nella disastrosa partita contro la Juventus veniva derubricato come incidente di percorso da accettare a testa bassa. Koeman si è anche dovuto adattare ad una rosa disfunzionale, abbondante in termini qualitativi nel reparto offensivo, ma schiava di un centrocampo omogeneo, in cui nessuna coppia di centrocampisti sembra complementare. L’infortunio di Pique ha poi esposto i gravi limiti di profondità nel reparto difensivo, dove ai giovani Araujo e Mingueza è stato richiesto di diventare grandi prima del tempo.

Oltre ai problemi vanno però menzionate anche le note di colore e i meriti di Koeman. L’impatto folgorante di Pedri è sicuramente la più bella notizia per i tifosi blaugrana. Seguono a ruota Dest, la lenta ma palpabile crescita di Dembélé, l’ulteriore step compiuto da de Jong e, soprattutto, un baluginio del vero Griezmann.

In questo scenario dalle due anime la squadra, che nelle ultime settimane ha dato segnali di crescita, verosimilmente cercherà di raccogliere il più possibile da una stagione che probabilmente sarà prodromo di una rivoluzione. Il 7 marzo si voterà per l’elezione del nuovo presidente ed è difficile immaginare che anche uno solo dei tre candidati abbia in mente di confermare Koeman sulla panchina blaugrana. In questo senso, uno dei tre candidati alla presidenza, l’imprenditore catalano Victor Font, lo scorso dicembre ha dichiarato nel programma satirico “La Sotana” di essere determinato nel voler riportare Xavi in blaugrana, aggiungendo che in caso non ci riuscisse pagherebbe l’abbonamento a tutti i soci.

Xavi è un obbligo

La strada sembra dunque segnata e Xavi, come detto, non sembra voglia farsi cogliere impreparato:

Per me sarebbe un privilegio allenare il Barcellona un giorno: ho in mente uno staff da sogno, con Jordi Cruijff, Carles Puyol e alcuni giocatori attuali. Vorrei costruire una squadra con persone valide che conoscono l’ambiente, persone di cui mi fido e che vedono il calcio allo stesso modo.

Identità, nei nomi ma anche con i fatti, e l’esperienza con l’Al-Sadd ci sta fornendo una base da cui partire per immaginare quello che potrebbe essere il Barcellona di Xavi. Nell’ultimo periodo Twitter è invaso di video in cui la squadra di Xavi sembra giocare un altro sport rispetto alle squadre che affronta. L’impronta di Guardiola è evidente nel modo in cui l’Al-Sadd approccia la fase offensiva, con un posizionamento fluido in fase di attacco posizionale e la tendenza a far circolare in maniera rapida e vorticosa il pallone.

In campo la squadra è orchestrata dal genio di Santi Cazorla, che dopo l’ottima stagione con il Villarreal ha deciso di dire addio al calcio ad alto livello per riunirsi con il vecchio amico. Lo stesso Cazorla si è così espresso su Xavi e il suo futuro:

Penso che sia preparato. Conosce bene i giocatori e sa come trattarli. Ha giocato fino a poco tempo fa e sa come trarne il massimo. Ha un’idea molto chiara. Preferisce rischiare, esce da dietro con il pallone e ci infonde quel modo di vedere il calcio. Era un leader sia come giocatore che come allenatore e trasmette il suo messaggio, che è la cosa più difficile. Se l’allenatore non riesce a far passare il suo messaggio nello spogliatoio è molto difficile per i risultati.

Cazorla ha poi aggiunto che potrebbe allenare il Barcellona anche da domani.

Generazioni lontane e vicine (Foto: Karim Jaafar/AFP via Getty Images – OneFootball)

L’impressione che Xavi sia da un punto di vista didattico molto preparato è lampante. Il modo in cui in poco più di un anno e mezzo ha dato un’identità ad un gruppo di calciatori di livello modesto è notevole. Senza dubbio il suo status gli ha permesso di tenersi a galla nei momenti di difficoltà incontrati durante i primi mesi del suo insediamento, dove addirittura i tifosi chiedevano la sua testa. Lui stesso in un’intervista dopo una larga sconfitta casalinga apparì emotivamente scarico, ma i primi trofei alzati al cielo e il travolgente avvio di questa stagione lo hanno rinvigorito.

Nonostante l’estate sia ancora lontana, è davvero difficile immaginare Xavi su una panchina diversa da quella del Barcellona all’inizio della prossima stagione. Tra club e allenatore gli ammiccamenti sono costanti ed entrambe le parti hanno da tempo messo da parte la diplomazia per dichiararsi amore sfacciatamente. L’ex centrocampista rappresenterebbe per il Barcellona forse l’ultima chance per convincere Messi a dimenticare gli screzi passati e proseguire fianco a fianco, ma su questo, al momento, non v’è certezza. Mentre nel film da cui questo articolo prende il nome Adam Driver e Scarlett Johansson vedono il loro matrimonio logorarsi dopo una lunga storia d’amore, Xavi e il Barcellona sembrano impazienti di convolare a nozze, nella speranza di ridare colore ad un ideale, quello blaugrana, da troppo tempo sbiadito.

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In un'altra vita trequartista mancino, in un'altra ancora tennista con il rovescio ad una mano. In questa scrivo il più possibile

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